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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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• alcuni problemi legati a situazio-
ni scolastiche risultano essere
trattati in molti CIC (scarso
apprendimento, demotivazione
allo studio, crisi nella scelta sco-
lastica, rapporto con gli inse-
gnanti);
• problemi legati a particolari
situazioni familiari (lutti, divorzi
ecc.) sono un motivo comune di
disagio;
• fra i problemi personali, la mag-
gior parte delle scuole segnala
situazioni di bassa autostima,
solitudine o senso di abbandono
e difficoltà nelle relazioni con
amici o partner.
L’esame della frequenza con cui
viene segnalato un fenomeno raf-
forza parzialmente i dati preceden-
ti: i problemi percentualmente più
segnalati sono quelli legati alle
relazioni familiari e a situazioni
scolastiche (scarso rendimento,
relazione con i compagni di classe,
demotivazione allo studio, rappor-
to con gli insegnanti). La frequenza
di problemi personali è ridotta (il
dato relativo a problemi legati alla
depressione, che riporta la percen-
tuale maggiore, non raggiunge il
5% dei casi). Situazioni che colpi-
scono l’opinione pubblica quali
l’assunzione di sostanze psicotro-
pe, i comportamenti a rischio, i
disturbi della condotta alimentare
risultano percentualmente poco
diffuse. Questa analisi si fonda su
segnalazioni pervenute al CIC, non
è indicativa della reale diffusione
dei fenomeni: può essere che gli
allievi evitino di segnalare alcune
situazioni, oppure che non le per-
cepiscano come problematiche. Se,
però, gli allievi segnalano come
causa di difficoltà le relazioni con
la famiglia, con i compagni e gli
insegnanti, con gli amici, evidente-
mente ci sono delle generali diffi-
coltà di gestione dei rapporti inter-
personali e di gruppo, così come
sono frequenti i problemi legati
allo studio, all’apprendimento ed,
in generale, alla scuola.
CONSIDERAZIONI
CONCLUSIVE
Il CIC era nato come strumento per
la prevenzione di comportamenti a
rischio, in particolare per la pre-
venzione all’uso delle sostanze
stupefacenti. Se consideriamo i
dati si può affermare che il CIC
non raggiunge compiutamente
questo obiettivo. Non sempre si
occupa in maniera specifica di pre-
venzione primaria dell’uso di
sostanze e i casi segnalati, che indi-
cano un disagio connesso al loro
uso, sono molto ridotti. Invece,
sono molto più frequenti i ragazzi
che esprimono un disagio legato a
difficoltà familiari o scolastiche o,
in generale, di relazione. Questo fa
pensare alla necessità di orientare i
docenti ad affrontare problemi
relativi alla costruzione del benes-
sere e a progettare interventi legati
alla promozione di fattori protetti-
vi. Si tratta di considerazioni che
sono in linea con le indicazioni for-
nite dall’Organizzazione Mondiale
della Sanità, ma che trovano diffi-
coltà a concretizzarsi nelle scuole
per diverse ragioni: la progettazio-
ne di tali attività richiede un’ottica
interdisciplinare e la condivisione
di obiettivi educativi comuni, l’as-
sunzione di responsabilità condivi-
se e la presenza di docenti con una
formazione non soltanto discipli-
nare.
■
NOTE
1) Entrambe le indagini sono con-
sultabili presso il sito
2) Non è possibile avere indicazio-
ni precise rispetto alla distribuzione
dell’utenza per genere o per classe
frequentata: si tratta di dati che non
sono stati forniti dalla maggior
parte delle scuole. Le scuole che
hanno fornito informazioni segna-
lano una maggior frequenza degli
allievi del biennio iniziale rispetto
alle altre classi. Questo fa presume-
re che la maggior parte delle situa-
zioni di disagio sia percepita come
tale dagli allievi più giovani oppure
che le aspettative nei confronti
degli insegnanti come capaci di for-
nire un effettivo aiuto siano più
consistenti in questa fascia d’età.
Maria Grazia Bernardi
Referente per le politiche giovanili
CSA di Treviso
Orientamento e Società