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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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NUOVE PROSPETTIVE
PER IL SISTEMA DELL’ORIENTAMENTO
tano oggi sempre più necessarie. Il
nostro giovane studente necessita
fortemente di guide cognitive costi-
tuite da servizi qualificati ed esper-
ti che lo aiutino, in particolare, ad
acquisire, gestire e trasformare in
conoscenza l’enorme massa di
informazioni di cui potrebbe poten-
zialmente disporre. L’esempio qui
esposto è particolare, ma potrebbe
essere esteso, evidentemente, a
numerosi altri campi.
Uno di questi è senz’altro quello
relativo alle scelte ai percorsi nel
mercato del lavoro (Accornero,
1999). Gli
input
informativi appaio-
no come una moltitudine di segnali
deboli e contraddittori che manda-
no in
tilt
i nostri processi decisiona-
li: “dicono” che l’economia va male,
che le fabbriche chiudono, e poi le
statistiche attestano che il tasso di
disoccupazione è stabile o in dimi-
nuzione; “dicono” che al giorno
d’oggi bisogna prendere la laurea e
poi riscontriamo che gli idraulici
sono introvabili, mentre conoscia-
mo molti laureati che sono “a spas-
so”; “dicono” che bisogna essere
flessibili ed adattabili, imprenditori
di noi stessi, e poi con un contratto
di lavoro flessibile non possiamo
sperare di costruirci una pensione,
non abbiamo diritto ad un sussidio
di disoccupazione, né la banca ci
concede un mutuo per comprarci la
casa; “dicono” che ogni giorno
nascono nuove professioni e poi,
guardandoci intorno, incontriamo
quasi esclusivamente persone che
svolgono mestieri assolutamente
tradizionali che di nuovo hanno,
eventualmente, soltanto il nome.
Insomma, un ginepraio di informa-
zioni confuse e contraddittorie che,
obiettivamente, non fanno altro che
disorientarci.
Un altro esempio riguarda le dina-
miche di mobilità internazionale,
soprattutto dei giovani, per motivi
di studio e lavoro. In passato, fino a
non molti anni fa, le corsie della
mobilità erano strutturalmente e
culturalmente limitate. La cortina di
ferro e la divisione tra Nord e Sud,
tra aree forti ed aree deboli del
mondo (de)limitavano in maniera
marcata gli spazi di mobilità. Il
mondo era percorso da alcune,
poche, autostrade della mobilità,
accanto a una moltitudine di sentie-
ri, generalmente stretti, perigliosi e
poco frequentati. Oggi, invece, cam-
biamenti di tipo politico, sociale e
culturale, oltre che tecnologico (pen-
siamo al sistema dei trasporti ed
internet), hanno abbattuto molti
steccati ed hanno reso il mondo più
piccolo. Ciò ha accresciuto il nume-
ro e la tipologia di “strade ed auto-
strade” della mobilità. I punti di
attrazione, i luoghi di approdo, i
possibili tragitti, conoscono un effet-
to di moltiplicazione. Oggi non si va
più in “Yugo”, ma si va in Slovenia,
e non soltanto per fare benzina o per
acquistare le sigarette, ma anche per
studiare e lavorare. Oppure, si può
andare in India o in Cina, non solo
per fare volontariato o per fare un’e-
sperienza culturale, ma anche per
cogliere le formidabili occasioni di
crescita professionale e personale
che quelle realtà offrono. Dove
andare, come andare, quando anda-
re? Le opportunità e le opzioni si
moltiplicano, producendo, parados-
salmente, disorientamento ed incer-
tezza. Concretamente, pensiamo ad
un giovane che si iscrive ad una
facoltà di lingue ed alla difficoltà
che incontra, rispetto a qualche
anno fa, nello scegliere le lingue da
approfondire.
UNA DOMANDA
DI ORIENTAMENTO
SEMPRE PIÙ
DIFFERENZIATA
Veniamo ai fattori di contesto che
producono un cambiamento della
“domanda” di orientamento. Vorrei
portare la vostra attenzione su tre
fenomeni. Il primo riguarda il
mondo dei giovani, il segmento da
sempre privilegiato dal sistema del-
l’orientamento. Uno dei più attenti
ed accreditati osservatori del merca-
to del lavoro italiano, il sociologo
Emilio Reyneri, descrive la loro con-
dizione parlando di una “lunga tran-
sizione verso l’età adulta” (Reyneri,
2005). Tale immagine è legata alle
crescenti difficoltà ed alle condizioni
di precarietà e mobilità forzata a cui i
giovani sono costretti durante il pro-
lungato percorso di inserimento nel
mercato del lavoro. Per una quota
crescente di giovani, specie quelli che
intraprendono la carriera universita-
ria, il percorso di inserimento giunge
mediamente ad un primo consolida-
mento attorno ai trentacinque anni. Il
bisogno di orientamento non è più,
pertanto, concentrato in momenti
specifici: la fine delle scuole medie, la
fine delle superiori, la fine dell’uni-
versità. Invece, tale bisogno si pro-
trae nel tempo. E soprattutto, esso
riguarda non solo le fasce di minore
età, ma anche ampie fasce di giova-
ni-adulti che costituiscono, a mio
modo di vedere, un importante
nuovo bacino di utenza per i servizi
di orientamento, ancora sostanzial-
mente inesplorato.
Il secondo fenomeno parte da una
considerazione inerente la struttura
della disoccupazione regionale. In
Friuli Venezia Giulia ci sono attual-