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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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Ciò che si intende sottolineare anco-
ra una volta è la scarsa presenza di
ricerche che abbiano indagato l’in-
fluenza delle caratteristiche pre-
gresse dei partecipanti sugli effetti
di determinati interventi. Nei casi
in cui si proceda ad un pre-test esso
è spesso finalizzato al confronto con
il post-test per verificare gli effetti
dell’intervento su una o più varia-
bili dipendenti e non teso a verifica-
re l’effetto di alcune variabili di
natura psicologica sulla partecipa-
zione al percorso.
Le variabili di ingresso considerate
sono spesso solo di natura socio-
anagrafica (Gowan, 2001; Hanisch,
1999), ma la riflessione sulla pratica
suggerisce che seppure importanti,
le variabili socio-anagrafiche non
sono del tutto esaurienti nello spie-
gare le differenze interindividuali
agli interventi (Edwards, Rudisill,
Champney, Hershberger, Polaine e
Archambault, 1998).
Nello studio longitudinale di
Caplan, Vinokur e Price (1997) ad
esempio emerge l’influenza del
genere e del supporto sociale perce-
pito sul livello di motivazione alla
partecipazione ad un programma
finalizzato al potenziamento dell’au-
tostima di un gruppo di disoccupati.
Un altro interessante contributo di
Eden e Aviram (1993) mostra che un
programma di potenziamento della
general self-efficacy
sempre rivolto ad
un gruppo di disoccupati ottiene
maggiori risultati con coloro i quali al
pre-test mostrano livelli minori di
general self-efficacy
: gli autori ipotizza-
no un possibile effetto soglia sui risul-
tati del programma di intervento.
Entrambe le ricerche su queste espe-
rienze mostrano l’importanza di
porre attenzione al livello di parten-
za di alcune dimensioni psicologiche
sin dalla fase di progettazione per
poter proporre un
intervento perso-
nalizzato e efficace
per i partecipanti.
COSTRUTTI TEORICI
DI RIFERIMENTO
Numerosi contributi nel campo
della ricerca psicologica hanno inda-
gato come le persone fronteggiano
una situazione potenzialmente
molto stressante quale quella della
perdita del proprio posto di lavoro:
tali contributi si sono focalizzati sul-
l’analisi delle strategie di
coping
,
delle risorse e degli esiti ad esse lega-
ti in condizioni di disoccupazione.
Il
coping
è stato definito come l’insie-
me di
“sforzi cognitivi e comportamen-
tali per rispondere a richieste specifiche
interne o esterne, che sono valutate come
eccessive ed eccedenti le risorse di una
persona”.
(Lazarus, 1991, pag. 112).
Nella teoria di Lazarus (Lazarus,
1991; Lazarus e Folkman, 1984) la
valutazione cognitiva assume un
ruolo centrale nella scelta di come
fronteggiare la situazione: la valuta-
zione riguarda il tipo di impatto che
un determinato evento può avere
sul proprio benessere (valutazione
primaria) e la stima delle risorse
(personali e sociali) a propria dispo-
sizione per affrontare l’evento (valu-
tazione secondaria). Le valutazioni
cognitive sono importanti in quanto
influenzano la scelta di una determi-
nata strategia di
coping
.
Le strategie di coping si riferiscono
a
“le azione cognitive e comportamen-
tali messe in atto nel corso di un parti-
colare evento stressante”
(Frydenberg,
2004, p. 4) e si possono distinguere
principalmente in strategie centrate
sul compito e strategie centrate
sulle emozioni (Lazarus e Folkman,
1984): le prime identificano la serie
di sforzi messi in atto per definire il
problema e elaborare possibili solu-
zioni per eliminare la fonte di
stress; le seconde riguardano i ten-
tativi di ridurre l’impatto emotivo
della situazione attraverso strategie
di evitamento, minimizzazione,
distrazione, ecc.
Similarmente, Latack (1986) ha
individuato un tipo di strategie cen-
trate sul controllo della situazione
stressante e un tipo di strategie cen-
trate sull’evitamento della stessa.
Tra coloro che si trovano involonta-
riamente a dover cercare una nuova
occupazione in seguito alla perdita
del posto di lavoro le strategie di
coping centrato sul compito si
esplicano in comportamenti quali la
ricerca attiva del lavoro, la pianifi-
cazione finanziaria e la partecipa-
zione a corsi di formazione, mentre
le strategie di coping centrato sulle
emozioni in caso di disoccupazione
spingono ad una maggiore ricerca
di supporto sociale e a ridimensio-
nare la gravità dell’evento (Leana e
Feldman, 1990, 1992). Secondo il
modello di adattamento cognitivo
elaborato da Aspinwall e Taylor
(1992), e ripreso da alcuni studi
sulla disoccupazione quali quello di
Wanberg (1997), alcune risorse di
natura personale quali l’autostima,
l’ottimismo e la percezione di con-
trollo sulla situazione, aumentano
la probabilità che le persone scelga-
no strategie di
coping
centrate sul
problema e quindi aumentano la
probabilità di ricollocamento.
Questo tipo di risorse infatti influen-
zano la valutazione cognitiva della
situazione e quindi anche il tipo di
risposta che le persone scelgono in
termini di strategia di
coping
, oltre
ad incidere direttamente sul livello
Orientamento e Società