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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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vizi di orientamento. La tesi che
intendo portare all’attenzione è
che, nella nostra epoca, la domanda
sociale di orientamento sta signifi-
cativamente aumentando. Ognuno
di noi ha occasione di vivere sulla
propria pelle l’esponenziale cresci-
ta del livello di complessità della
realtà che ci circonda. In qualche
modo, stanno prendendo forma le
previsioni avanzate più di trent’an-
ni fa da studiosi che hanno lasciato
tracce profonde nelle scienze socia-
li. Marshall McLuhan (1989), attra-
verso il concetto di villaggio globa-
le, previde un mondo sempre più
piccolo ed interconnesso; Daniel
Bell (1973), parlando di società
post-industriale, evidenziò la cen-
tralità dei fattori e delle risorse di
tipo immateriale rispetto a quelle
materiali; Alvin Toffler (1970) pre-
sagì il
future shock
connesso ad un
ritmo troppo sostenuto dei cambia-
menti in rapporto alle capacità di
metabolizzazione individuale e
collettiva.
Oggi stiamo effettivamente viven-
do un’epoca in cui è cresciuta signi-
ficativamente, rispetto al passato,
l’intensità, la significatività ed il
ritmo degli
input
informativi a cui
siamo quotidianamente sottoposti.
Ciò rende difficili i processi di
costruzione individuale e collettiva
della conoscenza: risulta ancor più
arduo trattare le informazioni, met-
tendole in ordine, definendo scale
di priorità, costruendo strutture di
senso, stabilendo relazioni di causa
ed effetto. E questo, naturalmente,
si ripercuote sulle decisioni ed azio-
ni che da quelle conoscenze dipen-
dono (Grandori 1999, cap. 2). In
generale, possiamo dire che oggi
viviamo tutti, chi più, chi meno, un
senso di spaesamento e disorienta-
mento legato a queste dinamiche e
ciò induce molta incertezza rispetto
alla scelte da compiere.
Vorrei portare a questo proposito un
esempio che spero possa risultare
chiarificatore. Consideriamo uno
studente frequentante l’ultimo anno
delle scuole superiori che deve sce-
gliere il successivo percorso di studi
universitari. Fino a dieci-venti anni
fa le informazioni disponibili a sup-
porto della sua scelta erano inevita-
bilmente limitate, in termini quanti-
tativi e qualitativi. Infatti, per poter-
le acquisire, il nostro studente dove-
va normalmente recarsi personal-
mente presso le sedi universitarie.
Le informazioni acquisite raramen-
te andavano oltre a quelle ricevute
verbalmente presso le segreterie
studenti e ai pochi materiali scritti, a
volte esposti in bacheche nascoste in
un androne universitario o nel labi-
rintico corridoio di un dipartimen-
to. Oltre a ciò funzionava, come
sempre, il passaparola, attivato
nella cerchia ristretta di amici e
conoscenti.
Oggi, grazie alle tecnologie infor-
matiche e telematiche, stando
comodamente a casa propria, lo
stesso studente ha la possibilità di
acquisire informazioni, a costo zero,
su tutte le università italiane ed
internazionali, su tutti i corsi di lau-
rea e, per ognuno di essi, su tutti gli
insegnamenti ed i docenti. Può par-
tecipare a
forum
di discussione
tematici presenti in rete, contattan-
do centinaia di altri studenti. Può
consultare banche dati, utilizzare
software per l’autovalutazione,
acquisire rapporti di valutazione
comparativi tra i diversi atenei e
corsi di laurea (ad esempio quello
del sito di Repubblica), scaricare
materiali informativi ed orientativi
come quelli pubblicati in “Planet
giovani” nel sito della Regione
Friuli Venezia Giulia.
Ebbene, credo che non occorra
richiamare sofisticate teorie di psi-
cologia cognitiva (Simon, 1984), per
renderci conto che siamo di fronte
ad un paradosso: pur disponendo
di molte meno informazioni, lo stu-
dente di ieri aveva le idee molto più
chiare di quello odierno. Perché ciò
accade? Essenzialmente perché ci
troviamo di fronte ad una situazio-
ne tipica, sempre più frequente,
anche in altri campi, di
information
overload
(Wurman, 1989), ovvero di
sovraccarico informativo rispetto
alle capacità di trattamento dell’in-
formazione stessa. L’
information
overload
ha l’effetto di generare uno
stato di forte incertezza, di diso-
rientamento, a volte di ansia; esso
abbassa, anziché innalzare, la quali-
tà della decisione. In tale condizio-
ne, spesso la decisione viene assun-
ta non in base a criteri primari o
forti (ad esempio, restando nel caso
della scelta del corso universitario,
l’affinità del percorso culturale, la
qualità della didattica, la spendibi-
lità del titolo), bensì sulla base di
criteri secondari o deboli (l’influen-
za delle mode, i titoli evocativi dei
corsi di laurea, il sentito dire, le
strategie mimetiche nei confronti
del gruppo dei pari, ecc.).
Come se ciò non bastasse, lo stesso
sistema universitario, su cui insiste
la decisione, è connotato oggi da
un’intrinseca crescente complessità.
Basti pensare all’esponenziale cre-
scita dell’offerta didattica interve-
nuta a seguito alla riforma degli
ordinamenti didattici.
Pare piuttosto evidente, da questo
esempio, che le funzioni esercitate
dal sistema dell’orientamento risul-
Orientamento e Società