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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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NUOVE PROSPETTIVE
PER IL SISTEMA DELL’ORIENTAMENTO
to alle più generali tendenze della
società riguarda, come detto, l’of-
ferta di orientamento. Da questo
punto di vista, si può rilevare che la
funzione dell’orientamento viene
esercitata sempre più diffusamente
non solo da parte di strutture dedi-
cate in cui opera del personale spe-
cializzato (i centri per l’orientamen-
to regionali). Oggi possiamo ritro-
vare un’esplicita e formalizzata
offerta di servizi di orientamento
anche presso strutture ed organiz-
zazioni che assumono altre funzio-
ni primarie e tuttavia inseriscono i
servizi di orientamento in chiave
accessoria, utilizzando per lo più
personale privo di qualificazioni
ad
hoc
. Si tratta ad esempio di scuole
ed università; dei centri per l’impie-
go, delle agenzie formative, delle
agenzie di lavoro interinale. Come
pure si possono ritrovare questo
tipo di servizi, estemporaneamente,
ma non raramente, presso altri
organismi, come le camere di com-
mercio, i sindacati, le associazioni
di categoria.
In base a quanto detto in preceden-
za, questo processo di diffusione
sociale dei servizi di orientamento è
normale ed inevitabile. Va peraltro
notato che tale processo avviene
attraverso una sorta di “fai da te”
dell’orientamento, con il rischio di
scadimento della natura e del con-
tenuto professionale di tale servi-
zio. Ravviso pertanto la necessità di
dare supporto a questa diffusione
sociale dell’orientamento, attraver-
so una parallela diffusione delle
competenze professionali necessa-
rie per offrire un servizio qualitati-
vamente adeguato.
Ciò può avvenire essenzialmente in
due maniere. In primo luogo, attra-
verso il decentramento, almeno
parziale, degli operatori specializ-
zati che agiscano anche presso le
strutture non dedicate. Mi sembra
di rilevare una necessità urgente di
questo tipo presso i centri per l’im-
piego (ex uffici di collocamento). A
questo proposito direi che non
casualmente nel testo della recente
legge regionale sul mercato del
lavoro (L.R. 18/2005) il termine
orientamento è uno dei più “getto-
nati”, essendo menzionato una ven-
tina di volte. Resta peraltro da veri-
ficare le modalità organizzative
attraverso le quali si possa procede-
re a questa operazione che potrem-
mo definire di “contagio” operativo
tra servizi per l’impiego e servizi
dell’orientamento. In secondo luogo,
si può puntare alla realizzazione di
iniziative diffuse di “formazione di
orientatori” che coinvolgano in
maniera forte, in qualità di formato-
ri, gli orientatori professionali. Più
in generale, io credo che la struttura
regionale dell’orientamento possa e
debba assumere un qualche ruolo
di coordinamento rispetto alle com-
plessive attività di orientamento
che vengono realizzate sul territo-
rio, per lo meno da parte degli orga-
nismi che agiscono in un quadro di
regolazione istituzionale.
QUALE SERVIZIO
DI ORIENTAMENTO?
Giungo, infine, alle ultime due
dimensioni interpretative del siste-
ma dell’orientamento, che intendo
trattare insieme nelle battute finali
del mio intervento: cosa offrono o
dovrebbero offrire i servizi di
orientamento e con quali modalità
organizzative ed operative. In base
a quanto ho sostenuto nella prima
parte della mia relazione, i quadri
decisionali delle persone che deb-
bono effettuare scelte di vita
importanti, di tipo lavorativo, pro-
fessionale e personale, risultano
sempre più complessi. Come
dimostrano gli studi che si occupa-
no dei processi decisionali (Elster,
1993), le scelte intenzionalmente
razionali avvengono in base a due
parametri decisionali fondamenta-
li: da un lato, i
desideri
(le volontà,
gli scopi) ispiratori dell’azione e,
dall’altro, le
credenze
sui vincoli e le
opportunità, sulle risorse ed i costi
che compongono il campo decisio-
nale, ovvero le credenze sugli stati
del mondo antecedenti e conse-
guenti alle proprie scelte ed azioni.
Da entrambi i punti di vista, la cre-
scente complessità ed incertezza
della realtà odierna determina
quadri decisionali fluidi, proces-
suali, instabili, peculiari per ogni
soggetto.
Ponendoci nell’ottica dei servizi di
orientamento, si può dedurre che
questi ultimi non possono più fun-
zionare sulla base di risposte ten-
denzialmente standardizzate e pre-
confezionate verso i problemi di
scelta soggettivi. I processi decisio-
nali non si presentano come situa-
zioni momentanee, temporalmente
circoscritte, ma come fasi, o come
cicli che coprono periodi prolungati
delle biografie individuali e che
conoscono uno sviluppo raramente
lineare. I servizi di orientamento, a
mio avviso, non possono più essere
pensati come azioni orientative
istantanee o discontinue, ma come
processi orientativi
che accompagni-
no con continuità i cicli decisionali
soggettivi.
Tali indicazioni riguardanti le
modalità di erogazione del servizio