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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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dolo di Charpy misura la resisten-
za agli urti di una provetta colpita
da un pendolo), ne deriva che i
materiali fragili assorbono poca
energia, mentre i materiali duttili
al contrario assorbono molta ener-
gia.
Se volessimo semplicemente trasla-
re le conoscenze della fisica sulla
resilienza e applicarle al genere
umano, potremo considerare che è
resiliente il soggetto con qualità
come la flessibilità, l’elasticità, la
capacità di contenere notevolmen-
te la temperatura emotiva e le
assenze di conseguenze permanen-
ti e distruttive di gravi traumi pre-
gressi.
Ma la resilienza è stata studiata
anche da altre discipline; in archi-
tettura ad esempio, gli edifici sono
resilienti se sono progettati per
sopportare scosse sismiche di
grado elevato. In etologia e in bio-
logia è la capacità di autoripararsi
dopo un danno.
Le specie che presentano alti tassi
di resilienza vengono definite
anche specie r-strategy. Si parla di
resilienza anche in informatica; la
resilienza hardware è la capacità
della soluzione hardware di rete di
rimanere disponibile o attiva duran-
te un guasto. La complessità del
disegno di rete contribuisce positi-
vamente o negativamente alla sua
resilienza. Troppe connessioni
ridondanti ed elementi di rete, ten-
dono a creare una soluzione poco
resiliente, che può essere difficile
da analizzare in caso di problemi o
di manutenzioni. Viene anche inte-
sa come la capacità di un materiale
di resistere ad urti improvvisi
senza spezzarsi.
Un elemento chiave della resilien-
za applicata ai processi mentali
umani, è la capacità di prevedere in
che modo le cose possono avere un
esito negativo e prevedere dei com-
portamenti difensivi e propositivi.
In questo senso, la resilienza
diventa un elemento difensivo
rispetto all’autocommiserazione e
consente di mettere in gioco le pro-
prie risorse anche accettando di
rischiare scelte nuove o soluzioni
innovative.
I SISTEMI SOCIALI
SONO RESILIENTI
SE SOPRAVVIVONO
A GRAVI
SCONVOLGIMENTI
A questo proposito è rilevante la
ricerca di Emmy Werner su 698
neonati su un’isola delle Hawai
seguiti per 40 anni (1955/1995). È
stata tra le prime a parlare di resi-
lienza ed applicare questo concet-
to ad un intervento sociale; questo
studio viene spiegato in termini di
una straordinaria combinazione
tra tratti di personalità, fattori
protettivi appartenenti alla fami-
glia ed implicazione del contesto
sociale. Le fonti di questo suppor-
to psicologico, ricercate all’ester-
no dei membri della famiglia,
erano spesso insegnanti ed educa-
tori coinvolti su progetti di pro-
mozione della salute a favore
della gioventù. Dalla ricerca si è
notato che le caratteristiche perso-
nali delle persone coinvolte in
questi programmi, rappresentava-
no una variabile più importante
dei programmi stessi, e che il loro
intervento poteva essere assimila-
to a quello fornito da una “
famiglia
estesa
”. La loro capacità di svilup-
pare le competenze del minore era
Orientamento e Scuola
Ugo Canci Magnano,
Paesaggio
, 1945.