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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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LO PSICOLOGO SCOLASTICO
motivazione, dell’apprendimento,
delle attitudini e degli stili cogniti-
vi; l’appello ai valori democratici
basati sulla libertà, sul pluralismo e
sulla responsabilità di coloro che
operano nella scuola chiama in
causa una serie di argomenti stu-
diati dalla psicologia sociale e della
personalità, le cui indicazioni po-
trebbero favorire una lettura più
articolata degli eventi sociali, delle
rappresentazioni socio-emotive, dei
giudizi morali, ecc. L’introduzione
delle discipline appartenenti alla
scienza dell’educazione nel curricu-
lum universitario per la formazione
e la specializzazione degli inse-
gnanti, indica in maniera specifica
l’importanza del ruolo delle mate-
rie psicologiche nell’analisi dei
fenomeni che prendono vita nella
scuola (Andreani Dentici, 1998;
Trombetta, 1998).
Un modello di psicologia scolastica
dovrebbe quindi tenere conto delle
attività e delle prospettive offerte
dalla scuola dell’autonomia e dei
rapporti tra scuola e realtà sociocul-
turale nella quale essa é immersa.
Secondo Trombetta (2003) un tale
servizio potrà funzionare adeguata-
mente solo se:
• la scuola accettasse la presenza
di diversi professionisti che inte-
ragiscano con essa per accrescer-
ne la qualità;
• superasse lo stereotipo dello
psicologo che interviene solo per
correggere e per guarire;
• fosse presente un team di psico-
logi con specifiche competenze,
e non un singolo psicologo.
Rimane inoltre aperto il problema
delle qualifiche per i professionisti
che vogliono dedicarsi alla psicolo-
gia scolastica: è ancora in discussio-
ne, e dovrebbe coinvolgere l’Uni-
versità, con i suoi diversi livelli di
lauree brevi, specialistiche e master,
e l’Ordine con le sue attività di for-
mazione e di tirocinio per i laureati
(Andreani Dentici e Argentero,
2002).
METODO
1.
Obiettivi
Con l’approvazione dell’autonomia
scolastica, che prevede un diverso
rapporto fra scuola, istituzioni,
associazioni e gruppi operanti a
livello territoriale ed enti regionali
e/o locali, il Dirigente Scolastico si
trova ad affrontare compiti più
complessi rispetto al passato, che
non possono più tradursi solo sul
piano gestionale ed amministrativo.
Vi sono, dunque, nuove responsabi-
lità formative da giocare sul piano
intrasistemico (Dirigenti e Docenti)
e sul piano intersistemico (rapporti
con le famiglie, con il territorio), sia
negli Istituti Comprensivi (istituti
che comprendono scuola materna,
elementare e media inferiore), sia
negli istituti che operano al di fuori
di questo modello (Pajno e Chiosso,
1995; Semeraro, 1999).
Il seguente lavoro, tenuto conto di
tale cambiamento, è orientato all’e-
splorazione delle rappresentazioni
mentali che i Dirigenti Scolastici
degli Istituti Comprensivi del Vene-
to e della Puglia possiedono rispet-
to a compiti e funzioni che lo psico-
logo scolastico potrebbe fornire agli
studenti, alle famiglie e al corpo
docente.
La ricerca si propone di verificare:
• se esistono differenze sulla per-
cezione della figura dello psico-
logo scolastico all’interno dei
due diversi gruppi di soggetti
del campione, appartenenti a
due diverse regioni italiane;
• se è presente qualche influenza
relativamente alle variabili
“sesso”, “età”, “anni di carriera
lavorativa” e “collaborazione in
ambito scolastico con lo psico-
logo”.
2.
Campione
Sono stati coinvolti nella ricerca 160
Dirigenti Scolastici degli Istituti
Comprensivi di Veneto e Puglia, di
cui 107 maschi e 53 femmine, di età
compresa tra 39 e i 66 anni. Nella
tabella 1 sono descritte le caratteri-
stiche distintive dei soggetti facenti
parte del campione interessato.
Totale soggetti
Maschi
Femmine Età media ± D.S. Media anni carriera lavorativa ± D.S.
Campione totale
160
107 (66,9%)
53 (33,1%)
54,66±5,27
29,48±6,46
Gruppo veneto
80
55 (68,8%)
25 (31,3%)
54,06±5,23
29,54±6,76
Gruppo pugliese
80
52 (65,0%)
28 (35,0%)
55,26±5,27
29,43±6,19
Tab. 1:
Descrizione del campione generale
1,2,3,4,5 7,8,9,10,11,12,13,14,15,16,...80
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