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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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SONO UN INSEGNANTE EFFICACE?
CONSIDERAZIONI SULL’ANALISI DELLE RISPOSTE
AD UN QUESTIONARIO AUTOVALUTATIVO
Paola Marinotto
PREMESSA
Cosa vuol dire essere insegnanti ef-
ficaci? In questo articolo non vo-
gliamo fare una panoramica delle
varie ricerche che hanno contribuito
a rispondere a questa domanda, ma
cercheremo solo di illustrare, in
breve, alcune teorie in ambito psico-
pedagogico; proporremo delle con-
siderazioni sull’argomento, otte-
nute dall’analisi delle risposte di un
questionario somministrato ad al-
cuni insegnanti di una scuola supe-
riore. Parlando di insegnanti effi-
caci dobbiamo citare Thomas Gor-
don (1991) che propone alcune me-
todologie interessanti per impo-
stare un’efficace relazione tra inse-
gnante ed allievo. Prendendo in
considerazione la vita scolastica,
egli sostiene che può diventare
fonte di frustrazione sia per l’inse-
gnante che per l’alunno: spesso il
primo si sente frustrato perché non
trova il rendimento degli alunni
proporzionato al proprio impegno,
perché sono svogliati e disattenti; i
secondi, invece, diventano insoffe-
renti perché obbligati ad andare a
scuola. Secondo Gordon questo ac-
cade perché non si è stabilito un
buon rapporto insegnante-allievo,
infatti per una corretta comunica-
zione, in questa relazione, sono im-
portanti l’autenticità, l’accettazione,
l’empatia. L’insegnante, quindi, do-
vrebbe tenere un atteggiamento ge-
nuino, autentico, esprimendo i
propri sentimenti positivi e nega-
tivi; dovrebbe accettare lo studente
per quello che è, facendogli sentire
che gli viene data totale fiducia
senza criticarlo o correggerlo in
continuazione; dovrebbe entrare in
un rapporto di empatia con l’a-
lunno cercando le strategie per una
migliore comunicazione.
Gordon propone due tecniche per
modificare i comportamenti inade-
guati: l’ascolto attivo e il mes-
saggio-io. Per capire quando usare
l’una o l’altra, l’insegnante do-
vrebbe immaginare di costruire un
rettangolo, chiamato “fenêtre” e
porre i comportamenti accettabili in
alto e quelli inaccettabili in basso.
Tale soglia non resta immobile ma
può variare a seconda del tempo,
del luogo e delle condizioni psicofi-
siche dell’insegnante. Per esempio
il chiacchiericcio dei ragazzi all’i-
nizio mattina può essere un com-
portamento accettabile, ma non lo è
a fine giornata quando si è stanchi.
Di fronte ad una situazione proble-
matica l’insegnante si chiederà di
chi è il problema: se è dell’alunno
interverrà usando l’ascolto attivo,
se è dell’insegnante interverrà con il
messaggio-io.
Per Gordon l’ascolto attivo è quindi
una tecnica d’aiuto, che consiste
nell’ascoltare invece di parlare,
come ci verrebbe più spontaneo,
anche perché parlando, spesso,
mettiamo in evidenza errori, man-
canze o difetti del ragazzo, otte-
nendo che chi volevamo aiutare si
chiude ancora di più in se stesso.
Senza volerlo usiamo il linguaggio
dell’inaccettazione, commettendo
quegli errori che Gordon chiama
“ostacoli” alla comunicazione (Vedi
Tab. 1).
L’ascolto attivo esprime invece il
linguaggio dell’accettazione e pre-
vede quattro momenti:
1) ascolto passivo: permette al ra-
gazzo di esporre, senza essere inter-
rotto, i propri problemi;
2) messaggi d’accoglimento: indica-
no al ragazzo che l’insegnante lo se-
gue e l’ascolta; possono essere non
verbali (un sorriso, un cenno con la
testa) o verbali (‘ti ascolto…’);
3) inviti calorosi: incoraggiano il ra-
lcuni docenti hanno
usato il questionario per
denunciare
un’insofferenza che
muove principalmente
da piani programmatici
inattuabili, sottolinea la
mancanza di
collaborazione, contesta
l’eccessiva
burocratizzazione e
registra le difficoltà di
rapporto con gli studenti
A
esprimono un problema dell’alunno
Comportamenti
accettabili
non esprimono, né causano problemi
(zona senza problemi)
Comportamenti
procurano un problema all’insegnante
inaccettabili
Comportamenti accettabili e comportamenti inaccettabili, secondo Gordon.