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esperienza, superando gelosie e
diffidenze professionali,
attitudine ad apprendere,
capacità di accollarsi i problemi.
In particolare le donne in produ-
zione, erano percepite dall’organiz-
zazione in questo modo:
le ragazze giovani entrate recen-
temente, sveglie con molta voglia
di imparare,
più disponibili al cambiamento e
non legate a schemi precostituiti,
con un approccio più immediato,
diretto e rapido nel comunicare,
le operaie con esperienza alle
spalle, con buona capacità all’in-
segnamento.
Detto questo, cerchiamo ora di
identificare quali sono le compe-
tenze richieste dal mondo del la-
voro durante il processo di riorga-
nizzazione in atto.
Il primo requisito richiesto verte
sulla
disponibilità al cambia-
mento
, sull’atteggiamento di aper-
tura verso il nuovo. Questo appare
come il prerequisito essenziale, al-
l’interno del quale trovano spazio
altre competenze, le più importanti
delle quali sono considerate
l’as-
sunzione di responsabilità e l’o-
rientamento al risultato
; quindi
una domanda forte a interagire con
l’azienda in modo diverso, definito
dal farsi carico dei propri compiti in
modo attivo. Tale competenza è ri-
tenuta importante non soltanto ai li-
velli medio-alti, ma anche ai livelli
medio-bassi.
Di seguito troviamo la
capacità di
lavorare in gruppo e cooperare e il
prestare attenzione alle relazioni.
Insieme alle precedenti, queste
competenze danno il senso che la
nuova organizzazione del lavoro si
muove su un piano di complemen-
tarietà e di ottimizzazione di ri-
sorse differenziate, sfruttando ap-
pieno questo insieme di compe-
tenze.
Lavorare bene in gruppo, assun-
zione di responsabilità e orienta-
mento al risultato sono attribuiti
più agli uomini che alle donne,
mentre
l’atteggiamento positivo
verso il cambiamento, la capacità
di comunicare e l’attenzione all’or-
dine, alla qualità del lavoro, alla
registrazione delle informazioni,
sono declinate maggiormente al
femminile.
Se le ultime due compe-
tenze in qualche modo confermano
lo stereotipo sul femminile (le
donne sono più potenzialmente ca-
paci di mettersi in relazione con
l’altro, di essere attente all’am-
biente, di essere pazienti, precise,
puntuali, perfino puntigliose sul-
l’ordine) una vera sorpresa è il rico-
noscimento della disponibilità e
dell’apertura al cambiamento. Ciò
che appare innovativo è che queste
qualità femminili vengano conside-
rate competenze strategiche per
l’impresa.
Possiamo dire che molte compe-
tenze necessarie al mercato sono ab-
bastanza vicine alle caratteristiche
del “modo di produzione femmi-
nile” (che si esplica sia nel lavoro di
cura che nel lavoro professionale).
Potremmo comprendere molte di
queste abilità all’interno del con-
cetto di
espressività
, che per molti
autori appare sintetico delle carat-
teristiche femminili. Se ad esso to-
gliamo il disvalore e il senso svalu-
tativo che gli sono stati attribuiti e
la associamo ai valori di indipen-
denza e autonomia, possiamo af-
fermare che espressività non signi-
fica “soltanto” relazione e atten-
zione all’altro, ma può, al con-
trario, essere pensata come parola-
chiave in grado di riassumere le
abilità nel diagnosticare una situa-
zione. Altro concetto significativo è
l’attenzione all’ascolto
”. Spesso
si reagisce al problema della comu-
nicazione credendo che ciò che è
importante sia imparare a parlare,
mentre bisogna cominciare ad
ascoltare. È molto importante, nel-
l’analisi organizzativa, riuscire ad
identificare bene il problema, in
tutti i suoi aspetti, includendovi
l’ascolto delle persone che vi sono
coinvolte, piuttosto che trovare
una soluzione brillante e inevita-
bilmente artefatta e sovrapposta
alla realtà, quindi non funzionante.
L’attenzione all’ascolto può essere
interpretata come una pre-condi-
zione necessaria della “disponibi-
lità al cambiamento”.
Un’altra competenza connotabile al
femminile è il
valore del lavoro di
cura
: cura per i rapporti interperso-
nali, ma anche cura per macchinari,
cura per l’ambiente di lavoro, cura
come lavoro sistematico di organiz-
zazione di cose e di persone. Ciò
che sembra connotare il modo di
produzione femminile da quello
maschile è l’adozione di modalità
riparative, piuttosto che modalità
costruttive. Chi ripara, tiene in-
sieme, rammenda, spesso è molto
meno visibile di chi progetta e co-
struisce; tuttavia il costruire è inse-
parabile dal saper riparare, altri-
menti si costruisce continuamente
nel vuoto. Questo nuovo modo di
intendere e di parlare di lavoro di
cura, sta entrando anche nel gergo
delle organizzazioni, anche se poi
gli uomini spesso adottano le stesse
modalità di prima (guerrieri e con-
dottieri).
La
capacità di lavorare in gruppo e
cooperare
, in genere, è una meta-
competenza attribuita più alle
donne che agli uomini. Ma non è
priva di ambivalenza: di solito le
donne la esercitano di più quando i
partners sono uomini (mettendo a
LE POLITICHE DI GENERE
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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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