QUADERNI DI
ORIENTAMENTO
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qualcosa di valutabile. Nella postmo-
dernità, con la fine delle“grandi narra-
zioni” (Lyotard, 1979) ed il dissolversi
delle ideologie diviene sempre più
problematico il riferimento a qualsi-
voglia universalità del valore. Il valore
residuo diviene (perlomeno nel mon-
do “modernizzato”) la libertà. Nella
sua formulazione più estrema, liber-
tà negativa come assenza di vincoli,
il concetto stesso di valore rischia il
dissolvimento (Ungaro, 2004b). Ciò si
verifica quando la libertà si trasforma
nella
pretesa dell’incondizionato.
La celebre provocazione di Nietsche
“
al di là del bene e del male”
infatti non
significa affatto poter fare a meno dei
valori, ma indica un obiettivo infinita-
mente più grande, saper ricostruire.
Essere in grado di svolgere un’
erme-
neuticadel valore.
Saper essere la paro-
la che si pronuncia. Una libertà ridotta
alla pretesa dell’incondizionato si tra-
sforma inevitabilmente nell’apologia
dell’attimo. Ciò significa pretendere di
non fare i conti con il tempo, comeHei-
degger (ed. orig. 1926, 1976), ha giu-
stamente indicato. Il tempo è impor-
tante rispettoal valoreperchéèmisura
della finitezza dell’esistenza umana,
l’esatto contrario dell’incondizionato,
ma è anche indicatore e segno della
relazionalità dell’uomo con i suoi simili
(la relazione come qualcosa capace di
riempire il tempo). Di conseguenza, si
può parlare di valore ed ancorarlo ad
un’etica conpretese universalistiche se
per
valore si intendeunamisuradel rap-
portoconl’Altro
. Il conflittodi valorena-
sce quando questa misura è distorta.
Quando per motivi pseudo-identitari
e/o pseudo-libertari (pseudo, come si
vedrà, perché centrati sull’Ego non sul
Sé) si pretende un rapporto incondi-
zionato con l’Altro, fino al suo annul-
lamento nella pulizia etnica (guerra
santa) o nell’indifferenza da assenza di
contatto.
Nel saggio qui esposto riteniamo
che un’analisi “dinamica” del conflitto
di valore, proprio per la sua dimensio-
ne simbolica, richieda una trattazione
in ottica diversa dei rapporti tra socio-
logia e “psicologie del profondo”. Fin
d’ora, come è noto, i maggiori contri-
buti offerti attorno a questi rapporti si
sono basati da una parte su interes-
santi e notevoli analisi sulle funzio-
ni repressive della cultura moderna
borghese nei confronti delle pulsioni
libidiche del soggetto ed in genera-
le sulla sua “autenticità”. In maniera
simmetricamente opposta a queste
teorie critiche sorgevano invece d’al-
tra parte degli approcci finalizzati ad
enfatizzare la necessità dell’integra-
zione sociale di soggetti differenti in
contesti sociali e normativi comuni,
grazie ad un processo generale di in-
teriorizzazione dei valori.
Se si accetta invece il cambiamento
di paradigma recentemente verifica-
tosi come passaggio dalla modernità
alla postmodernità, ci si può accorge-
re che il tema dell’integrazione socia-
le esiga una radicale reimpostazione.
Ciò può avvenire se invece di con-
nettere la sociologia ai vecchi para-
digmi della psicologia del profondo,
si cercano relazioni maggiormente
strette con le attuali psicologie del
Sé. Questo permette, nelle nostre
intenzioni, un superamento scientifi-
camente convincente del paradigma
moderno dell’integrazione sociale a
favore di uno postmoderno basato
sulla simmetrica complementarietà
dei processi di socializzazione e in-
dividuazione, con ricadute estrema-
mente rilevanti a livello di analisi e
metodologie di soluzione dei conflitti
di valore.
LATEORIADI RIFERIMENTO
La teoria generale da cui siamo par-
titi è la seguente.
Esiste una differenza
complementare tra processo di indivi-
duazione e processo di socializzazione.
Nel senso che il processo di indivi-
duazione si riferisce al Sé, quello di so-
cializzazione all’Io. Questa differenza
complementare si colloca nell’ambito
di una discontinuità fondamentale
esistente tra moderno e postmoder-
no, quella che pratica una distinzione
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