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ORIENTAMENTO E SOCIETÀ
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della società di massa. La scoperta
del Sé attraverso il contatto con l’Al-
tro e gli altri, favorisce lo sviluppo di
un contesto interculturale fondato
sul principio di inter-in-dipendenza e
sostituisce l’esigenza della scompar-
sa dell’Io nel Noi, come prerequisito
di una società ben funzionante (Co-
lombo, 2002; Melotti, 2000a ; 2000b;
Ungaro, 2001; 2004a). A livello so-
ciologico, ciò significa assumere un
concetto di socializzazione capace
di salvaguardare l’autonomia indi-
viduale (Polmonari, 1990; Baraldi,
1992; 2003). In altre parole, si ritiene
che il processo di socializzazione sia
corrispondente a quello di individua-
zione (del Sé). La formazione del Sé
è allora fortemente connessa con le
capacità relazionali. Ovvero il Sé non
è che il frutto della relazione tra l’Io e
l’Altro, i quali tra loro più che ‘essere’
in modo autonomo, ‘inter-sono’. Né
l’Io né l’Altro possono perciò esistere
solo in virtù di se stessi ed attraverso
tale relazione non avviene un assor-
bimento, una scomparsa dell’Io, ma
un superamento del medesimo che
genera un contatto con aspetti più
personali e profondi.
Come diceva Carl Rogers
“Il più
personale è il più universale
”. Ri-
teniamo che questa frase possa
avere un duplice significato: da
un lato più conosciamo noi stes-
si più entriamo in contatto con il
nostro ambiente (l’universo di cui
siamo parte); dall’altro, più entria-
mo in contatto con noi stessi, più
diventiamo autentici, genuini nel
nostro modo di esprimerci; questo
consente anche agli altri di diven-
tare ricettivi del nostro modo di
comunicare, tanto da essere suffi-
cientemente sicuri di poter fare al-
trettanto. Si genera così un circolo
virtuoso di empatia con l’alterità,
in cui le distanze tra me e l’altro
si dissolvono nel nostro reciproco
riconoscimento di umanità e que-
sto, per chiudere il cerchio, diviene
solido fondamento per una socie-
tà interculturale.
DINAMICA DEL
CONFLITTODI VALORE
Seguendo la definizione di Hun-
tington, un conflitto di valore può
essere considerato come un dissidio
che ha come oggetto l’identità, radi-
cata culturalmente, di un attore, per
cui la domanda problematica è la
seguente: “
Chi sei?
”Prima di affronta-
re, ampliando quanto già sostenuto
nell’introduzione, la risposta pro-
blematica a tale interrogativo, cer-
chiamo di ricostruire rapidamente,
a livello sociologico, l’evoluzione del
significato del valoremorale seguen-
do la tripartizione premoderno-mo-
derno-postmoderno.
Se infatti si riflette su che cosa sia
bene e male, nelle società tradizio-
nali (premoderne), si può vedere
come il bene si identifica con il co-
stume ordinario, con la vita di una
comunità, con le regole ripetute e
riprodotte attraverso la tradizione.
L’atteggiamento morale è quindi il
conformarsi a queste regole. La mo-
rale a questo livello diventa soprat-
tutto una strategia che permette il
riprodursi nel tempo delle“comunità
naturali”degli umani.
Nella modernità, i legami naturali
che tengono assieme le comunità si
allentano. Non è più destino morire
nel posto dove si è nati, ma acciden-
te o indicatore di appartenenza a
gruppi sociali meno evoluti. Il signifi-
cato del valore, allora, tende sempre
più a staccarsi dall’oggettività del
bene per diventare una scelta dell’in-
dividuo. Il soggetto diviene titolare
del valore, perché emancipato e con-
siderato quindi in grado di valutare.
Dall’oggettività del bene si passa al-
lora alla prospettiva della valutazio-
ne. Da qui il riferimento all’economia,
il valore diviene qualcosa che può
essere anche contrattato. Per evitare
il relativismo assoluto, la modernità
cerca di costruire progetti universali
di valore. Progetti che però devono
passare tra Scilla e Cariddi. Da una
parte proporre ideali universali con
1...,76,77,78,79,80,81,82,83,84,85 87,88,89,90,91,92,93,94,95,96,...124
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