ORIENTAMENTO E SCUOLA
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è in grado di visualizzare il percorso
conoscitivo attivato assumendone
maggiore consapevolezza.
Un approccio didattico di questa
natura, centrato sullo studente, con-
sente di far emergere le strategie di
lavoro e le modalità con le quali ogni
alunno costruisce la propria cono-
scenza, sempreperònellaconsapevo-
lezza dell’importanza di promuovere
costantemente il confronto collettivo
in quanto esso consente il migliora-
mento dell’elaborazione cognitiva.
La discussione collettiva può costitu-
ire anche un “luogo” per esplicitare le
dinamiche affettive e per condividere
la complessità del problema da risol-
vere. È attraverso il confronto, infatti,
che lo studente migliora la conoscen-
za di se stesso e decide di esplorare
nuove modalità operative e cognitive
con il supporto degli altri.
Una volta condivise le indicazioni
metodologiche, i diversi gruppi di la-
voro formati da docenti dello stesso
grado e indirizzo hanno individuato
alcune proposte di apprendimento
da sviluppare in classe, cercando di
scegliere per ciascuna di esse possi-
bili compiti unitari da proporre agli
studenti e sono arrivati a produrre,
anche se in forma ancora grezza, la
progettazione della prima UA
. L’essere
arrivati a produrre questo artefatto
ha costituito un momento di estrema
rilevanza formativa in quanto si è co-
stituito un ponte di collegamento tra
la comunità di pratica “docenti in for-
mazione”e lediverse comunitàdi pra-
tica alle quali ognuno di loro apparte-
neva nei contesti di lavoro (modulo,
consiglio di classe, collegio docenti
…). I docenti che hanno partecipato
alla formazione sono rientrati nei loro
istituti scolastici con un prodotto ne-
goziato e condiviso da proporre ad
altri colleghi non presenti e quindi da
ri-negoziare e ri-condividere nei con-
testi reali della pratica.
In questo senso, riprendendo il co-
strutto di Wenger
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, le progettazioni
in quanto oggetti reificati divengono
“artefatti-ponte” in grado di consen-
tire l’interconnessione tra le diverse
comunità e di favorire il passaggio
di elementi di una pratica in un’altra:
essi possono dunque garantire l’at-
traversamento dei confini evitando
che le “pratiche della formazione” ri-
mangano isolate in quanto non ripre-
se, discusse e ri-negoziate all’interno
delle diverse comunità di pratica alle
quali i docenti afferiscono.
SECONDA FASE:
IL LAVORONELLE
COMUNITÀ DI PRATICA
È questa la fase più innovativa del
lavoro formativo condotto con i do-
centi: il partecipare alla progettazione
e alla riflessione sulle pratiche all’in-
terno dei singoli Istituti scolastici.
I docenti, rientrati nei loro contesti
Richiami armonici
tempera su cartoncino, s.d.