QUADERNO_33 - page 29

ORIENTAMENTO E SCUOLA
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di Andersen (sic!)… e pochi altri.
A questo punto spiego che la ver-
sione letteraria (debitamente eccet-
tuate le innumerevoli rivisitazioni
contemporanee) più prossima a
quella che abbiamo stabilito essere,
in sintesi, la storia di Cappuccetto
Rosso, è quella dei Grimm e risale al
1812 (in realtà la versione originaria
dei Grimm, poi tagliata, era dupli-
ce: c’era un secondo incontro con
un altro lupo, che tornava a “pro-
vare” se Cappuccetto Rosso avesse
capito o meno la lezione, cosa che,
ovviamente, era avvenuta…e dun-
que al secondo tentativo, dopo aver
tentato in ogni modo, il lupo, salito
sul tetto, proprio come il lupo della
fiaba “I tre porcellini”, per attende-
re l’uscita da casa della nonna e di
Cappuccetto muore affogato in un
barile o in un trogolo cadendo dal
tetto della casa della nonna, grazie
all’astuzia della nonna stessa che fa
riempire a Cappuccetto il barile del-
l’acqua in cui sono bollite le salsic-
ce, facendo sì che il lupo si sporga
per seguire l’odore che quell’acqua
emana e dunque cadere di sotto
sbilanciandosi)
1
.
Una volta definita questa paren-
tela ed esplicitate le principali diffe-
renze della versione che condividia-
mo con quella dei Grimm, chiedo al
gruppo di ascoltare un’altra versio-
ne letteraria di Cappuccetto Rosso,
quella di Perrault, edita nel 1697 nei
suoi Racconti di Mamma Oca, rite-
nuta spesso la prima versione scrit-
ta di Cappuccetto Rosso. La storia
raccontata da Perrault è lievemente
più cruda, ma, soprattutto si chiude
così: “il lupo cattivo si avventò su
Cappuccetto Rosso e se la mangiò.”
Nessun cacciatore dunque, nessuna
salvezza finale, la tragedia rimane
tale senza alcuna possibilità di re-
denzione. Già a questo punto le per-
sone con le quali lavoro sono molto
incuriosite, dopo qualche attimo di
suspence, aggiungo la “Morale” che
Perrault propone a conclusione del-
la sua storia:
La storia insegna che i bimbi tutti,
specie le bimbe dolci e fresche come
frutti,
dovrebbero a certi signori fare
attenzione,
per non finire mangiati in un
boccone.
Non tutti gli uomini son lupi cattivi,
tanti sono buoni, cortesi e inoffensivi;
ce ne sono di belli e di brutti, di astuti
e di stolti,
e altri che hanno mille e più volti.
Certi, però, dan la caccia alle
bimbette,
inseguendole fin dentro le loro
camerette.
Ahimé per quelle che fan come lo
struzzo,
perché la lingua più dolce ha il dente
più aguzzo.
Perrault, dunque, ritiene, palese-
mente, la fiaba il racconto simbolico
di uno stupro e, importante da no-
tare, crede che se una fanciulla cade
vittima di questi tranelli non è sem-
plicemente sprovveduta o ingenua,
ma si rende responsabile del com-
portamento del lupo stesso, dun-
que provoca il proprio stesso stupro
(le relativamente recenti polemiche
sui “jeans ed il consenso alla violen-
za sessuale” riducono lo scarto con
Perrault facendocelo sembrare, ter-
ribilmente, più vicino a noi).
L’arretramento di 115 anni dal-
la versione dei Grimm suscita già
molte riflessioni, considerazioni,
domande da parte della maggior
parte dei gruppi che ho incontra-
to, alcuni rintracciano nella pro-
pria memoria anche frammenti di
questa versione, altri la aggiun-
gono stupiti al proprio reperto-
rio. Andando a ritroso, scompare
la figura salvifica del cacciatore
che dunque non era presente nel-
la versione originale, ma anche il
finale felice. Perrault decide, at-
traverso la morale in versi, di con-
segnare al proprio lettore la “giu-
sta” interpretazione di quanto ha
scritto (l’attribuzione di significato
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