LIBRI
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fiducia e speranza senza la quale
le
generazioni-future non
possono
procedere nella vita e diventare, a
loro volta, adulti.
Grande merito di questo libro
sono sicuramente le analisi cir-
costanziate e gli esempi porta-
ti a rafforzare questa visione di
declino di una civiltà, la nostra, a
cercarne le cause remote con ar-
gomentazioni spesso filosofiche
ed indicarne i sintomi vicini, pal-
pabili ed inconfutabili.
Galimberti non va molto oltre,
per sua stessa ammissione. “
Che
fare non lo so, che dire ci provo”.
Vede, capisce, ricostruisce i
percorsi con grande attenzione:
analfabetismo emotivo, inaridi-
mento del cuore, mancanza di
forza d’animo, droga, bullismo,
consumismo. Cerca le aree di mi-
glioramento: la rivalutazione del
sentimento come forza, la difesa
del privato, la ri-appropriazione
del senso del pudore, il riconosci-
mento dei legami affettivi.
In qualche modo azzarda qua e
là delle indicazioni sulle modali-
tà: ”
la strada da seguire,
afferma in
uno dei pochi passaggi costrutti-
vi del libro,
è un’altra: quella del-
la costruzione di legami affettivi e
di solidarietà capaci di spingere le
persone fuori dall’isolamento nel
quale la società tende a rinchiuder-
le, in nome di ideali individualistici
che, a partire dall’America, si van-
no paurosamente diffondendo an-
che da noi
”. Da questo passaggio
storico-culturale, da questa sta-
gione di passioni tristi se ne esce
tutti insieme facendo ognuno la
propria parte.
E ai giovani indica quella che
chiama “l’etica del viandante” e
nuovamente citando Nietzsche
scrive ”
Se in me è quella voglia di
cercare che spinge le vele verso ter-
re non ancora scoperte, se nel mio
piacere è un piacere di navigante: se
mai gridai giubilante, la costa scom-
parve, ecco anche la mia ultima ca-
tena è caduta il senza-fine mugghia
intorno a me, laggiù lontano splen-
de per me lo spazio e il tempo, orsù!
coraggio! vecchio cuore
!”
Suggerisce allora di andare lon-
tani dal mito della stabilità, per
procedere verso il nomadismo,
verso l’incontro della diversità,
verso una vita come confronto-
scambio con il diverso.
E conclude con le parole di Paul
Claudel
”Un abisso a mia disposi-
zione? Grazie per
l’occasione”
che
potrebbe suonare cinico se non
tentasse di consolarci (!?) con un
passaggio preso da Yeats
“Scruta
dentro il cuore, perchè è lì che sta
crescendo l’albero sacro”.
Perché questo passaggio, que-
st’ospite inquietante, non sia pas-
sato inutilmente noi adulti, dice
Galimberti, abbiamo il compito
di svegliare il cuore, i sensi, le
speranze dei giovani, loro quello
di affrontare da nomadi, da vian-
danti, da ricercatori, da naviganti
altri luoghi, sfidando l’insicurez-
za, abbandonando la comodità,
con il supporto e l’accompagna-
mento del ritmo, del corpo, del
cuore, delle emozioni, della forza
propulsiva della vita che è prero-
gativa della giovinezza.
Laura Ustulin