QUADERNI DI
ORIENTAMENTO
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La struttura condivisa alla quale
faccio riferimento, per inserirvi le
differenti versioni, è la seguente:
Introduzione
C’era una volta una bambina che si
chiamava “Cappuccetto Rosso” per-
ché indossava sempre una mantelli-
na con un cappuccio completamente
rossi,
alcuni gruppi precisano che
la
mantellina rossa con il cappuccio era
stata fatta dalla nonna e visto che
la bambina non la toglieva mai, per
quanto le piaceva, era stata sopran-
nominata in quel modo.
Occasione che dà origine alla
storia
Una volta la mamma le chiese di
portare un paniere di cibo alla nonna
che era molto malata, raccomandan-
dole di non fermarsi per strada.
Le
varianti principali in questo caso ri-
guardano la descrizione del cestino,
della preparazione dello stesso e del
suo contenuto.
Incontro con il lupo
Cappuccetto Rosso, passando per il
bosco, si fermò a raccogliere fiori e ad
un certo punto le si avvicinò un lupo
che le chiese dove sarebbe andata. La
bambina che eramolto ingenua disse
la verità ed il lupo la precedette dalla
nonna.
Questa sequenza viene solita-
mente ricostruita in seguito, quan-
do ci si rende conto di aver trascu-
rato come il lupo sia arrivato a casa
della nonna, in pochi gruppi viene
completamente saltata per passare
direttamente all’incontro con il lupo
in casa della nonna.
L’inganno
Il lupo finge di essere Cappuccetto
rosso per mangiare la nonna e poi di
essere la nonna per mangiare Cap-
puccetto.
Anche questa sequenza
non è molto precisa, in alcuni casi
si sintetizza molto il primo inganno
dicendo semplicemente che
il lupo
andò a casa della nonna e se la divorò
in un boccone.
Il culmine della tragedia
Cappuccetto vedendo qualcosa
di strano nell’aspetto della nonna
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fa una sorta di interrogatorio alla
nonna che le risponde sempre con
la stessa formula sino a che la do-
manda si riferisce alla bocca: “che
bocca grande che hai!” “è per man-
giarti meglio…”
La parte formulare con la ripeti-
zione delle stesse affermazioni/do-
mande e risposte
(Nonna che orec-
chie grandi che hai! Per sentirti meglio
bambina mia; Nonna che naso gran-
de che hai…)
è presente nei racconti
di tutti i gruppi, solitamente attra-
verso l’enunciazione delle domande
e delle risposte che si ricordano.
Il cacciatore o lo scioglimento
Arrivò poi un cacciatore che uccise
il lupo, gli aprì la pancia facendone
uscire la nonna e Cappuccetto Ros-
so.
L’arrivo del cacciatore è sempre
presente ma difficilmente si riesce
a ricostruire motivazione e moda-
lità dell’arrivo, quasi sempre viene
raccontato come se il suo intervento
fosse quello di un
deus ex machina.
Queste tappe rappresentano, pri-
vate dei particolari che invece varia-
no anche sensibilmente da gruppo
a gruppo (come da indicazioni ri-
portate nella tabella), lo scheletro,
la struttura principale che accomu-
na tutti i racconti che ho ricevuto e
raccolto in diciotto mesi circa di in-
terventi. Sino a qui la lezione, dopo
il breve imbarazzo iniziale citato, si
svolge in allegria, con profonda e
divertita partecipazione e curiosità.
Una volta che il gruppo si dichiara
soddisfatto della versione così come
è stata progressivamente defini-
ta (spesso con la partecipazione di
molti dei componenti del gruppo),
pongo la seconda domanda: “avete
idea di chi l’ha scritta e quando?” In
questo secondo caso le reazioni dei
gruppi sono profondamente diver-
se tra loro, alcuni gruppi scrollano
la testa e dichiarano di non averne
idea, altri azzardano interpretazioni
o provano a ricordare. I nomi che
vengono alla luce sono solitamente
quelli di: Perrault, dei fratelli Grimm,
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