L’ACCOGLIENZA DELL’ALTRO
TRA SCUOLA E SOCIETÀ
Elisabetta Damianis
L’USO DI MODALITÀ DI DIALOGO AUTENTICO
COSA SI INTENDE
PER ACCOGLIENZA
Con la presenza sempre più rile-
vante degli immigrati a scuola
come nella società, il tema dell’ac-
coglienza pare aver assunto un
ruolo centrale. Ma bisogna chie-
dersi che cosa si intende più in ge-
nerale per accoglienza, chi si acco-
glie e come si fa ad accogliere.
Il termine accoglienza ha in sé il
significato etimologico di conte-
nere, ospitare, ricevere con ampia
disposizione d’animo, accettare,
approvare. La possibilità di conte-
nere, ospitare, ricevere ed accet-
tare è realizzabile nel momento in
cui si crea uno spazio di apertura
all’Altro. Posso cioé accogliere
qualcuno o ricevere qualcosa nel
momento in cui ho spazio per l’o-
spite e mi apro all’ospite. Normal-
mente, se riceviamo delle persone
a casa nostra cerchiamo di rendere
la nostra casa ospitale ovvero ab-
bastanza ordinata, potremmo ap-
parecchiare il tavolo o aggiungere
cuscini al divano, potremmo of-
frire del té ecc., il che significa
aver creato uno spazio, che parte
da una disponibilità d’animo,
verso chi viene a trovarci.
Ma chi è più nel dettaglio l’Altro
da accogliere? Come si fa a ricono-
scere il suo volto? Come si fa a ge-
stire l’inevitabile tensione che
nasce nel contatto con l’alterità?
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In questa frase si condensano i di-
versi significati dell’immagine del-
l’Altro. Personalmente identifico
tre aspetti fondamentali dell’alte-
rità che vengono contattati nel-
l’atto dell’accogliere e si traducono
in tre tipologie di accoglienza:
in-
trapersonale, interpersonale e tran-
spersonale.
Il primo livello di acco-
glienza intrapersonale, si svela
nella capacità di accogliere le no-
stre parti interne, il nostro “Altro
interno” o Ombra intesa in senso
junghiano. Essa è la parte più
profonda di noi stessi che non ri-
conosciamo e che temiamo di più.
Solo l’accoglienza, il contatto con
tale parte o parti permette la rea-
lizzazione di quella
coincidentia
oppositorum
tra l’Io e l’Ombra o
Altro interno che consente la rea-
lizzazione del Sè. Solo attraverso il
contatto con tale tipologia di alte-
rità avremo lo spazio interno ne-
cessario per accogliere l’Altro
esterno, lo straniero. In un certo
senso avremo ordinato la nostra
casa interiore rendendola acco-
gliente per l’ospite. L’Altro in-
terno, se non ascoltato ed accolto
viene proiettato esternamente su
chi conosciamo poco, sullo stra-
niero, sull’Altro esterno. Si può in
tal senso affermare che il nemico-
fratello (cfr. Schmitt) è colui che
possiede la nostra Ombra. Questa,
nelle allegorie popolari viene para-
gonata all’anima e chi vende la
propria anima al diavolo perde la
sua ombra. L’Altro è dunque colui
che possiede la nostra anima. Egli
è diverso ed al contempo simile,
vicino, non è estraneo totalmente,
ha in sé il duplice aspetto della si-
militudine, della mimesi e dell’al-
terità (Simmel). Queste due carat-
teristiche identificano nell’Altro il
capro espiatorio (come afferma
Escobar)
“Il cui disordine conferma
il nostro ordine, la cui disumanità
conferma la nostra umanità, la cui
mostruosità conferma la nostra
normalità”.
Nel rapportarci al ne-
mico così identificato, nel toccare
il suo essere altro e simile a noi,
acquisiamo coscienza della nostra
identità. In questo spazio si rea-
lizza il secondo livello di acco-
glienza interpersonale. A questo
stadio, solo l’incontro con il ne-
mico, l’hostis, permette la consa-
pevolezza e la realizzazione di Sé.
Questo si collega alla xenitèia, la
pratica e il senso di ospitalità:
“Hostis era lo straniero che si pre-
sentava, autentico problema all’o-
spite, all’hospes. E che veniva ospi-
tato, mantenendo integri il suo ca-
rattere e i suoi costumi. Nomade ma
accolto. Soltanto se ognuno ritrova
lo straniero in se stesso, soltanto se
l’Altro che parla in noi, l’hostis che
abita in noi, è riconosciuto e ascol-
tato, possiamo essere con lo stra-
niero che viene, autonomo, affron-
tare il pericolo, dialogare con esso. E
riconoscere pericolo e dialogo come
are accoglienza
nella scuola oggi,
significa rimettersi
in gioco trasformando
la scuola stessa in
centro propulsore
di cambiamento
della società
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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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Carl Schmitt, filosofo tedesco incarcerato
dopo la disfatta della Germania nazista, ri-
spondendo agli alleati vincitori, della sua
carriera sotto il regime hitleriano, ci svela (in
un saggio composto di meditazioni) il volto
dell’Altro riferendosi all’icona del nemico.
“Chi posso in generale riconoscere come mio
nemico? Evidentemente soltanto colui che mi
può mettere in questione. Riconoscendolo
come nemico, riconosco ch’egli mi può mettere
in questione. E chi può mettermi in questione?
Solo io stesso o mio fratello. Ecco l’Altro è mio
fratello. L’Altro si rivela fratello mio, e il fra-
tello mio nemico”.