Progetto2 - page 34

pone in evidenza problematiche
di cui altrimenti non potremmo
avere coscienza. Il suo esserci ci
mette di fronte al bisogno sociale
profondo di un sapere non fina-
lizzato alla produzione, al con-
sumo, all’utilità in senso stretto.
E ancor meno un sapere precon-
fezionato, surgelato, da diffon-
dere sempre uguale a se stesso.
La società multiculturale in cui
di fatto viviamo richiede una ca-
pacità evolutiva continua che
non può essere riprodotta, clo-
nata “com’era dov’era”, ma con-
tinuamente rinegoziata, ridi-
scussa. Accogliere l’Altro a
scuola significa rimettersi in
gioco tutti e riconnettersi ad
un’idea di sapere e di educa-
zione originaria, produttrice di
senso, non scontata, condivisa.
Significa riscoprire il valore del
sapere che non è di per se stesso
utile nel senso di vendibile,
commecializzabile.
Nel passaggio moderno/postmo-
derno si è avuto un gap anche a
livello di studi e pratiche peda-
gogiche; si è passati da una pe-
dagogia multiculturale ad una
interculturale. La prima, indiriz-
zata esclusivamente agli stra-
nieri e caratterizzata da un pe-
dagogia di tipo integralista
spesso centrata su aspetti com-
pensativi di recupero scolastico.
L’obiettivo di tale pedagogia è
colmare le lacune e far integrare
gli stranieri. Il limite di tale ti-
pologia si rivela nel momento in
cui non educa all’accoglienza re-
ciproca, con il rischio di far pas-
sare il messaggio che essere di-
versi (ciò vale anche per i diffe-
rentemente abili), o essere stra-
nieri, equivale esclusivamente
ad un deficit da colmare. La se-
conda (le cui caratteristiche qui
accennate derivano da una sin-
tesi di studi comparati), è fon-
data sulla riscoperta di nuove
modalità di dialogo ed è indiriz-
zata a tutti. Essa include anche
pratiche di sostegno ma princi-
palmente guarda alla forma-
zione completa della persona
(cognitiva ed emozionale); uti-
lizza un metodo che prevede
una didattica interattiva, rela-
zionale in cui il sapere non è un
pacchetto pronto per l’uso ma
assume una struttura dinamica,
che si forma e trasforma attra-
verso la relazione insegnante-
alunno.
Questo implica una minore fissità
dei ruoli per cui richiede una mag-
giore capacità di gestire l’intera-
zione da parte dell’insegnante o
educatore. Si collega all’utilizzo di
diversi canali rappresentazionali
(es. spiegazione orale supportata
da schemi scritti, proiezioni, film,
esperienze, lavori di gruppo, ecc.),
si sposa con l’interdisciplina-
rietà e la revisione/integrazione
dei curricula. Tale integrazione
curricolare guarda agli eventi da
più punti di vista. La scoperta
dell’America da parte di Co-
lombo, per esempio, si può co-
noscere nell’ottica europea ma
anche dal punto di vista degli in-
diani autoctoni. Lo stesso può
valere per altre materie, in parti-
colare la religione, l’arte, la let-
teratura, la geografia ecc. Incen-
tiva la riscoperta di attività tea-
trali, musicali come possibilità
di conoscenza reciproca. Pre-
sente in non pochi progetti ma
anche auspicata da autori, tra
cui C. Naranjo, è l’inserimento
della meditazione come moda-
lità di fare silenzio e di porsi in
una dimenisone di ascolto in-
terno, apertura verso se stessi.
È in questo contesto educativo
che si rintraccia lo stile dell’ac-
coglienza a scuola. Ed è in
questo teatro che il “problema
straniero” si trasforma quasi in
termini alchemici in “risorsa
straniero”. Il suo esserci ha reso
visibile una tipologia di sapere
obsoleto ma soprattutto l’inca-
pacità ed il bisogno profondo di
relazione. Il problema dell’in-
contro tra differenze culturali
appare nella sua sostanza un
falso problema. Il fatto è che in
realtà, nel quotidiano, non ci
incontriamo mai con le culture
in astratto, ma incontriamo per-
sone, individui che mettono in
scena la loro specificità anche
culturale, per cui occorre sco-
prire ogni volta la dimensione
unica della cultura dell’altro;
questo implica un’apertura al
dialogo ma anche una rifles-
sione sulla nostra cultura inte-
riorizzata. Non è fondamentale,
oltre che praticamente impossi-
bile, conoscere tutti gli usi e co-
stumi del mondo. Per creare una
relazione con gli altri, anche se
di culture molto lontane ri-
spetto la nostra, è sufficiente, e
qui sta la vera difficoltà, il vero
problema, un’atteggiamento di
apertura, di buona disposizione
al dialogo. Questo atteggiamento
consente di divenire più co-
scienti, consapevoli di sé, degli
altri e dell’ambiente di cui
siamo parte. Edgar Morin (2001,
p. 12 e p. 77) afferma:
“Ciascuno, ovunque sia, dovrebbe
prendere conoscenza e coscienza
della propria identità, sia dell’i-
dentità che ha in comune con tutti
gli altri esseri umani. La condi-
zione umana dovrebbe, così essere
oggetto essenziale di ogni insegna-
mento.”
“L’insegnamento produca una an-
tropo-etnica di riconoscere il ca-
rattere della condizione umana,
L’ACCOGLIENZA DELL’ALTRO
TRA SCUOLA E SOCIETÀ
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QUADERNI
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ORIENTAMENTO
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