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connessi con la comprensione e
l’espressione di ciò che proviamo
legato alla spasmodica ricerca
dell’autenticità; esterno, con la
più stretta presenza dello stra-
niero, di “colui che mi pone in
questione” ma che allarga il mio
punto d’osservazione sul mondo.
Trascendente con la maggior co-
scienza di appartenere ad una so-
cietà e ad un pianeta sempre più
legato ed interconnesso e con il
bisogno di senso e di divino. Riu-
scire a negoziare con tali forze,
partendo da una comprensione
dei personali conflitti interni al-
l’individuo sarà il traguardo au-
spicabile per l’uomo postmo-
derno in quanto, come dice il
teologo Matthew Fox:
“Vivere e
sussistere non dovrebbero essere
due cose separate, ma fluire della
stessa fonte, che è lo Spirito. Spirito
significa vita, e sia la vita che gua-
dagnarsi la vita comportano vi-
vere con profondità. Significato,
proposito, allegria e la coscienza di
contribuire alla comunità”
.
Creare ponti di dialogo e collabo-
razione tra queste diverse ri-
sorse, va nella direzione di ritro-
vare l’autenticità perduta, così
cara di questi tempi proprio per
la sua assenza. Significa recupe-
rare la propria anima lasciata sul
campo di battaglia della competi-
zione moderna, attraverso la sco-
perta del valore dell’alterità e di
porsi in un rapporto di inter-in-
dipendenza, con essa. Diventare
autentici ha in sé la capacità di
saper togliere le maschere (ne-
vrotiche o dettate dai ruoli so-
ciali) che indossiamo ogni giorno
e con le quali troppo spesso fi-
niamo con identificarci. Ciò im-
plica un’acquisizione di co-
scienza e di consapevolezza che
si concretizza nella capacità di
non dimenticare chi siamo,
anche se indossiamo la ma-
schera, di non dimenticare, di-
rebbe C. G. Jung, riferendosi alla
trascendenza insita nell’uomo
“il
segno della sua provenienza”.
ACCOGLIERE
L’ALTRO
A SCUOLA: VERSO
UN’EDUCAZIONE
INTERCULTURALE,
SOSTENIBILE
FONDATA SUL
DIALOGO
AUTENTICO
Da un po’ di tempo non si fa che
ripetere:
“si deve fare accoglienza
a scuola!”
. Certo è che se l’acco-
glienza si riduce a mero stru-
mento per risolvere il
“problema
dello straniero”
è meglio lasciar
perdere. L’accoglienza necessita
di essere agita e percepita come
una manifestazione autentica.
Per tale motivo affermo che non
esistono ‘tecniche’ di acco-
glienza, non si può semplice-
mente “fare accoglienza”. Per
fare accoglienza è necessario
prima essere accoglienti e questo,
come si diceva, ha in sé un lavoro
di attiva riflessione su se stessi,
sul modo di rapportarsi agli altri
e sulla propria visione del mondo
(i tre livelli di alterità). Essere
accoglienza nella scuola oggi, si-
gnifica un cambio profondo di
paradigma che trasforma la
scuola stessa da semplice organo
riproduttivo delle nevrosi co-
muni, in centro propulsore di
cambiamento della società. La
mente che ha creato le dinamiche
che stiamo vivendo non può es-
sere la stessa che ne indica l’u-
scita. Per questo è necessario
agire con urgenza attraverso un
rinnovo dell’educazione. Nella
modernità, ed in modo ancor più
evidente nella modernità esplosa
o radicale (Touraine, Giddens), il
centro di potere del mercato e
della tecnologia ha trasformato il
fine ultimo dell’uomo identifi-
candolo con la produzione ed il
guadagno, la scuola, nel suo
ruolo di clonazione del sociale è
finita con il centrarsi sul mede-
simo oggetto impreditorializzan-
dosi. In tal senso, troppo spesso
gli obiettivi educativi delle mag-
giori agenzie di socializzazione
mirano a formare i giovani a di-
ventare dei buoni consumatori
più che delle persone complete
(consapevoli e profondamente
umane). Se la scuola continua a
perpetuare tale adeguamento, al-
lora la scuola stessa non serve
più, come produttrice di senso,
costruttrice di identità, e muore.
In effetti, per formare alla produ-
zione bastano le aziende le quali
conoscono bene i loro bisogni e
sarebbero perciò più funzionali
della scuola. Inoltre, il sapere
esclusivamente nozionistico, ri-
sulta oramai obsoleto anche per
il mercato del lavoro che richiede
sempre più persone capaci di la-
vorare in
team
, di relazionarsi
con i colleghi e superiori, di
prendere decisioni e soprattutto
di reinventarsi, lavorativamente
parlando, in un contesto sempre
più fluido e precario. Qualità
queste che richiedono maggiore
resilienza
, capacità di resistere, di
saper fare e soprattutto di saper
essere che appartengono ad un
sapere frutto di uno sviluppo
profondo della persona. La pre-
senza dello straniero stimola a
porre in discussione determinati
schemi di comportamento, o con-
suetudini date per scontate e
Orientamento e scuola
QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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