essenziali a noi stessi. Se tace o è
messo a tacere lo straniero in noi,
con quel problema che ci affronta
“da fuori” potremo avere soltanto
rapporti di inimicizia [....]. E nes-
suna comunità tra questi “nomadi”
sarà concepibile mai.”
2
L’incontro con il nemico è dunque
la più importante occasione di
scoperta di sé, egli si rivela amico
per eccellenza in tal senso e l’u-
nico reale nemico va forse rintrac-
ciato nella profonda paura di guar-
dare in noi stessi e di far luce nella
nostra Ombra. Rendersi capaci di
guardare in primo luogo il volto
dell’Altro interno, e di dialogare
empaticamente con esso consente
la diminuzione dei meccanismi
proiettivi da cui sorgono i pregiu-
dizi e l’astio verso lo straniero-fra-
tello. In tal senso il primo livello di
accoglienza intrapersonale ovvero
il dialogo autentico, non dialettico
ma mirante alla comprensione con
noi stessi, permette il secondo li-
vello di accoglienza interpersonale
con l’Altro esterno e diviene la
base per il terzo livello di acco-
glienza transpersonale. Tale tipo-
logia di ospitalità connette l’indi-
viduo fino a farlo sentire parte di
tutto ciò che lo circonda (la comu-
nità, il territorio, il pianeta, la na-
tura, la trascendenza).
“L’uomo
non è solo individuo: è persona, cioè
un centro di relazioni che si esten-
dono fino ai limiti raggiungibili
della sua anima”
3
Questo concetto
di relazione tra l’animo umano (la
parte) ed il tutto appare presente
un po’ in molte tradizioni
4
. I tre li-
velli di accoglienza intrapersonale
verso l’Altro interno, interperso-
nale con l’Altro esterno, e tran-
spersonale diretta all’Altro tra-
scendente, indicano la possibilità
di pace insita nella relazione ar-
moniosa con sé e dunque con il
tutto. In questa immagine di in-
terconnessione (inter-essere o
inter-dipendenza) il concetto di
interno ed esterno pare evaporare,
sciogliersi come neve al sole ed è
in questo spazio che i tre livelli di
alterità qui descritti si uniscono
nell’unico archetipo. Scoprire ed
accogliere l’Altro in tal senso si-
gnifica dunque superare quel ri-
duttivo punto d’osservazione che
scambia la parte per il tutto, ma
rendersi capaci di riconoscere il
tutto insito in ogni parte, recupe-
rando la personale capacità di
saper farsi piccoli al fine di riu-
scire ad ammirare la grandezza
che ci circonda e che ci appartiene
interiormente.
IL CONTESTO
SOCIALE:
L’ACCOGLIENZA TRA
MODERNITÀ E
POSTMODERNITÀ
Varcando la soglia del sociale è
possibile chiedersi come sia mu-
tato il valore ed il senso dell’acco-
glienza nel passaggio dalla moder-
nità alla più attuale postmoder-
nità. O meglio come muta il rap-
porto con se stessi (Altro interno),
con gli altri diversi da noi (Altro
esterno) e con l’ambiente, la co-
munità, il pianeta, la trascendenza
di cui siamo parte (Altro transper-
sonale) nella modernità rispetto la
postmodernità. Essendo l’argo-
mento molto vasto e difficilmente
esauribile in un articolo, mi limi-
terò ad alcuni brevi cenni che
hanno solo l’obiettivo di dare delle
tracce del mutamento ancora in
atto.
Altro e modernità:
Partendo dalla
modernità (che si ritiene iniziata
con la pace di Westfalia,1648), si
identificano grosso modo due fasi
fondamentali: quella legata alla
centralità dello stato nazione e
quella successiva alla perdita di
potere dello stato nazione inversa-
mente proporzionale al progres-
sivo dominio del mercato globale e
all’aumento sfrenato di tecnicizza-
zione del mondo. Nella prima fase,
che vede al centro il potere dello
stato nazione, sussiste ancora, un
forte inquadramento di ruoli. L’at-
tore sociale in generale o è un pro-
duttore della tipica fabbrica di
struttura fordista a organizza-
zione meccanica con produzione
di massa, o un soldato che difende
la patria dai nemici. Il produttore,
colui che lavora nella catena di
montaggio e si sottopone ai rigidi
ritmi ed altrettanto rigide regole,
ha come obiettivo quello di pro-
durre il più possibile nel minor
tempo, sa che in cambio potrà
contare per il resto dei suoi giorni
sulla fabbrica ed è inquadrato in
un ruolo preciso all’interno di
essa. Compie un lavoro ripetitivo
in cambio di sicurezza per lui e la
famiglia, di una garanzia di avere
una pensione in futuro, ma anche
assistenza sanitaria, sistema edu-
Orientamento e scuola
QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
31
25
2
M. Cacciari
, Etica e sapere, Micromega, Al-
manacco di filosofia,
1997, p. 71.
3
R. Panikkar
, “Pace e interculturalità”,
ed.
Jaca Book 2002, p. 11.
4
Da quella indù: il mahatma che significa
anima grande capace di amare tutto il pros-
simo; la saggezza cinese insegna che il saggio
è colui il cui cuore è tutto il popolo; la filo-
sofia ermetica sostiene che l’uomo è un mik-
rotheos: parola greca che indica la divinità
interna compendiata nell’uomo, così come
l’espressione “l’uomo come mikrokosmos” in-
dica l’uomo come compendio del cosmo.
Tutto è in relazione con tutto proclama sia il
buddismo (pratityasamutpada) che l’in-
duismo (karma) che il cristianesimo (corpo
mistico) e molte altre tradizioni, tra cui
quella greca. L’Anima è un centro di rela-
zione armoniosa con sé e dunque con il tutto,
disse Aristotele.