Il dialogo multiculturale viene
facilitato se si smontano gli
stereotipi (il cambio di ottica
passa anche attraverso il
cambio di posizione nello
spazio) in un’aula priva di
banchi, dove gli alunni si di-
spongono in cerchio (
circle
time
), seduti/stesi sopra i ma-
terassini.
La lezione può iniziare con un
momento di rilassamento gui-
dato da una base musicale,
portando l’attenzione al re-
spiro e al proprio corpo, per
capire il significato di empatia
attraverso l’ascolto di se
stessi.
Dopo questa prima fase, la le-
zione può proseguire con l’a-
nalisi dei miti di alcune dee
greco-romane, confrontandoli
con temi d’attualità che consi-
derano la condizione della
donna nelle diverse culture e
il rapporto uomo-donna, fino
a sviluppare la capacità di
ascolto empatico dell’altro, di-
verso da me.
In tutte le esperienze de-
scritte, l’indice di presenza in
situazione degli studenti è
molto alto e di questo benefi-
ciano tutti gli insegnanti della
classe che hanno lezione in
quella particolare giornata
della settimana.
L’ASSUNZIONE DI
RESPONSABILITÀ
Il fattore comune è sempre,
comunque, l’assunzione di re-
sponsabilità di ciascun allievo
che si sente protagonista con-
sapevole dei propri apprendi-
menti, pur considerando le
sue specifiche peculiarità e ca-
ratteristiche personali.
Inoltre, non si deve sottovalu-
tare il fatto che lo studente
non deve aspettare la fine del
percorso scolastico per com-
prendere a cosa serve studiare
le diverse discipline currico-
lari: il risultato del lavoro si
concretizza in tempi brevi.
Se l’insegnante è motivato,
creativo e si diverte lavo-
rando, l’allievo non può che
essere contagiato da questo
entusiasmo
Nella scuola, si considera vera
l’equazione
studio= fatica e
sacrificio
, pertanto, di conse-
guenza,
simmetricamente,
studio attraverso il diverti-
mento = gioco.
Smontare questo pregiudizio
con i ragazzi è semplice e riu-
scirci è commovente. Vedo la
luce nei loro occhi quando si
accorgono che hanno impa-
rato senza sforzo e, final-
mente, si sentono capaci di
apprendere. Non è altrettanto
facile con i colleghi che,
quando vedono gli studenti la-
vorare proficuamente per il
buon esito della cooperativa
sopracitata, pur avendo ap-
provato il relativo progetto in
sede di Consiglio di classe, si
permettono di dire ai ragazzi:
“A scuola si viene per studiare,
non per fare queste cazzate e
giocare!”
Pregiudizio o no, ritengo che
sia un comportamento perlo-
meno contradditorio.
Agli studenti abbiamo spie-
gato che l’autostima significa
darsi un valore senza dipen-
dere dai giudizi degli altri, né
dai pregiudizi culturali, so-
ciali e religiosi. La spiegazione
teorica è rafforzata dal nostro
stesso comportamento: an-
diamo avanti lo stesso, con il
medesimo livello di entu-
siasmo, convinti della bontà
del nostro progetto.
Quando sento un collega af-
fermare
“Oggi ho spiegato due
ore. Ho lavorato tanto!”
, ho
sempre la tentazione di chie-
dergli se ha poi verificato la
quantità dei concetti vera-
mente appresi dalla classe in-
vestita dal suo fiume di pa-
role.
La mia opinione è che, gene-
ralmente, l’insegnante tenda a
sentirsi efficace ed efficiente
nello svolgimento del suo la-
voro, solo se è lui stesso il pro-
tagonista delle lezioni, per-
dendo di vista il fatto che in
realtà bisognerebbe misurare
l’apprendimento degli allievi,
come effetto del suo insegna-
mento. E non solo in base ai
contenuti acquisiti, poiché il
mondo del lavoro richiede la
competenza di saper lavorare
in team. Di questo, la scuola
non può non tener conto, al-
ternando alla lezione frontale
il
cooperative learning.
Sarebbe auspicabile una con-
divisione di metodologie ed
obiettivi da parte del Consi-
glio di classe?
Mai visto in vent’anni di la-
voro.
Per fortuna, aggiungo.
APPRENDERE COMPETENZE DISCIPLINARI
LIBERANDO LA CREATIVITÀ E LA FANTASIA
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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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