RIVISTA ok - page 36

scheda di osservazione
, stru-
mento che ritenevo indispensa-
bile per tentare di innalzare il li-
vello dell’oggettività e ne avevo
condiviso gli indicatori con la
collega interessata e con la psico-
loga del Centro regionale di
orientamento. Ero giunta alla
convinzione che quella scheda
mi aiutava, attraverso il suo lin-
guaggio descrittivo e denotativo,
a contenere e a superare il con-
flitto tra la necessità di condurre
un’osservazione neutrale e og-
gettiva e l’emergere cosciente o
meno della soggettività. Tra la
fine di marzo e la prima metà di
aprile ho continuato l’attività di
“osservazione” durante le ore di
scienze della materia, acco-
gliendo, quindi, le richieste degli
studenti: questa disciplina è
unanimemente considerata nella
nostra scuola ostica e fonte di
diffusi insuccessi.
Le modalità di lavoro in classe, le
dinamiche della relazione educa-
tiva sono state oggetto di rifles-
sione condivisa anche con il se-
condo collega coinvolto e succes-
sivamente, nell’ottica di una ri-
cerca di strategie di migliora-
mento, anche con la psicologa del
Centro di orientamento. Qual è la
situazione dopo il periodo di os-
servazione?
Per quel che riguarda la sfera dei
docenti:
i due docenti coinvolti hanno
preso atto, attraverso il mio per-
corso di “osservazione”, di al-
cune dinamiche deboli del dia-
logo educativo e possono avviare
la ricerca di qualche modalità co-
municativa più efficace e con-
sona al clima classe e alla loro
professionalità di docenti. Mi
viene in mente, a questo propo-
sito, Matteo De Augustinis
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se-
condo cui
“Insegnamento ed ap-
prendimento non devono conver-
gere tanto su un sapere cristalliz-
zato, quanto sulla ricerca e sull’in-
dividuazione di strategie adattive,
atte a fornire le migliori soluzioni
alle reali pressioni e problematiche
socio-ambientali. L’istruzione è un
processo articolato, con finalità
mirate e non assolute, che assume
la sua forma specifica, contestua-
lizzandosi ai peculiari ambienti
sociali e tenendo costantemente in
prioritaria considerazione i bi-
sogni dell’utenza verso cui è indi-
rizzato”.
Io stessa come docente ne esco
arricchita: l’osservazione è diven-
tata per me quasi uno specchio,
una meta-osservazione: ho avuto,
cioè, modo di riflettere sull’op-
portunità di consolidare quelle
pratiche didattiche che ho visto
efficaci nel quotidiano dei miei
colleghi, e di analizzare alcuni
aspetti del mio vissuto d’inse-
gnante che nell’operare dei miei
colleghi mi sono apparsi incerti.
Considero, comunque, molto po-
sitiva la riflessione avviata con i
miei due colleghi riguardo il no-
stro modo di insegnare e il dia-
logo che si è instaurato tra noi è,
finalmente, un parlarsi “a cuore
aperto” senza la paura di essere
giudicati nel modo di lavorare. L’
“osservazione” non deve, a mio
avviso, provocare fraintendi-
menti: non può in alcuna forma
riguardare la valutazione perso-
nale dell’operato del docente in
classe; piuttosto, come modalità
di riflessione, può portare al-
l’auto-consapevolezza del proprio
lavorare in classe, consentendo
un’analisi ragionata di alcuni
degli aspetti specifici dell’azione
educativa.
Per quel che riguarda gli studenti:
l’“osservazione” non ha messo in
luce la scarsa motivazione e il
poco impegno (cosa questa già ac-
certata precedentemente), ma le
difficoltà degli studenti che per-
cepiscono alcuni docenti poco in-
teressati a loro e in difficoltà ri-
spetto alla materia che inse-
gnano. Grazie all’interazione con
me, interazione impostata su un
piano diverso da quello della va-
lutazione del profitto, forse
hanno preso coscienza delle con-
traddizioni del loro modo di es-
sere a scuola e della difficoltà di
mettersi in relazione nel
gruppo
classe e con il gruppo adulti
, adulti
e per di più insegnanti.
Cosa mi aspetto?
Non grandi cambiamenti allo
scrutinio finale. Su sollecitazione
della psicologa del Centro di
orientamento, parlerò con alcuni
dei ragazzi più problematici della
classe, cercando di aiutarli a ri-
flettere sul loro modo di agire e
sulle conseguenze a cui potreb-
bero andare incontro. Sempre nel
piccolo gruppo formato a scuola
con la collaborazione della psico-
loga abbiamo rivisto tutto il per-
corso e abbiamo focalizzato la no-
stra attenzione sul fatto che
- la complessità del dialogo edu-
cativo può renderci docenti di-
sorientati e rigidi nella nostra
posizione;
- spesso non basta mettere a di-
sposizione degli studenti le no-
DALLA RICERCA ALLE BUONE PRATICHE
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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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M. De Augustinis, La comunicazione educa-
tiva, Editrice La Scuola, Brescia, 1993, p. 49.
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