veva un clima di disfattismo tra
gli allievi, poco preoccupati del
loro andamento didattico e del
comportamento e di conseguenza
il numero di insufficienze era
molto elevato e risultavano note
disciplinari sul registro di classe.
Gli insegnanti si sentivano
tolle-
rati
dagli studenti ed oltre a de-
nunciare una grave mancanza di
impegno e responsabilità, lamen-
tavano una sorta di resistenza
passiva alla quale rispondevano,
da parte loro, inasprendo il com-
portamento.
Nelle
difficili conversazioni con gli
allievi
, questi ultimi dichiaravano
che non c’erano problemi del
gruppo classe, affermavano di an-
dare tutti d’accordo e di trovare
naturale che in seconda vi po-
tesse essere un calo del profitto e
soprattutto dell’interesse. A tal
proposito accennavano ad una
mancanza di novità, sia per
quanto riguarda le materie che gli
insegnanti, ad una certa “noia”
nell’attività di studenti, riferi-
vano di settimane di intenso la-
voro scolastico che si alternavano
a settimane più leggere ed una
certa assenza dei genitori nella
loro vita di adolescenti.
Infine, il
punto di vista
dei geni-
tori, emerso durante un’assem-
blea di classe aperta a tutti espri-
meva preoccupazione per la man-
canza di responsabilità degli stu-
denti, per l’esito gravemente in-
sufficiente del profitto del primo
quadrimestre, per le prospettive
future di lavoro o di studio.
Complessivamente si delineava
un gruppo classe compatto e “de-
motivato, passivo, insufficiente
nel profitto”, una Dirigente sco-
lastica preoccupata, un Consiglio
di classe immobile e sostanzial-
mente senza proposte, un gruppo
genitori preoccupato ed impo-
tente. Sentimenti simili di preoc-
cupazione ed incertezza erano
vissuti anche da me, nella mia
qualità di coordinatrice di classe:
non accettavo una situazione così
cristallizzata, ma nello stesso
tempo non riuscivo a maturare
alcuna ipotesi sulla classe se non
un generico “malfunziona-
mento” delle relazioni.
La possibilità di superare l’im-
passe viene casualmente offerto
da una collega che dichiara la sua
disponibilità a trascorrere alcune
ore nella classe come osservatrice
esterna, durante le ore di lezione
di matematica.
Quando il caso della classe se-
conda viene portato all’atten-
zione del
Gruppo pluriprofessio-
nale
, la prof.ssa Romeo aveva già
potuto “osservare” la classe in
due ore di lezione e, quindi, ren-
dere partecipi i componenti del
gruppo, delle osservazioni effet-
tuate in aula. La discussione nel-
l’incontro con le partecipanti al
Gruppo pluriprofessionale
ha fatto
emergere elementi sempre più
chiari in un quadro sfocato: la
classe, inizialmente percepita
come un insieme indistinto di
studenti, assumeva via, via volti e
tratti sempre più precisi e diversi
l’uno dall’altro e lasciava aperta
la possibilità di scoprire e riflet-
tere ancora molto sui ragazzi, sui
colleghi, sui genitori.
Il lavoro in classe della prof.ssa
Romeo, inizialmente privo di
elementi strutturati, ma atto
spontaneo d’aiuto, si è poi pro-
gressivamente arricchito grazie
all’attività stessa di osserva-
zione, grazie ai contributi degli
studenti e degli insegnanti osser-
vati, nonché delle situazioni
della vita di classe che si verifica-
vano sotto gli occhi di tutti, ma
che venivano ora guardate con un
altro “occhio”.
IL CICLO DELLE
OSSERVAZIONI
L’idea di
osservare
è nata in me
quasi per caso: ero incuriosita
dai comportamenti di una classe
che tutti i docenti del Consiglio
di classe definivano difficile (vi-
vace, priva di motivazione e
scarsamente impegnata), e avevo
voglia, nello stesso tempo, di of-
frire collaborazione e aiuto ad
una collega che sentivo in diffi-
coltà, difficoltà non tanto nel
suo ruolo di insegnante (so
quanto è sensibile e aperta alle
problematiche giovanili e con
quanta competenza insegna), ma
nella sua veste di coordinatrice
di classe, impotente di fronte ad
un conflitto duro tra una classe
determinata e un Consiglio di
classe rigido. Quindi, le ho pro-
posto di
osservare
. La collega ha
apprezzato moltissimo l’idea e
con entusiasmo mi ha permesso
di entrare in classe: la mia pre-
senza le permetteva di godere di
una prospettiva nuova e di no-
tare elementi dell’attività didat-
tica che altrimenti non avrebbe
colto.
Che il rapporto tra la classe e i
docenti fosse già irrimediabil-
mente turbato e che la relazione
educativa fosse compromessa,
era un dato di fatto stigmatizzato
anche nello scrutinio del primo
quadrimestre attraverso una si-
tuazione diffusa di profitto gra-
vemente insufficiente per quasi
tutti gli allievi della classe; io,
DALLA RICERCA ALLE BUONE PRATICHE
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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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