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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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LA COSTRUZIONE DEL GRUPPO
CLASSE ATTRAVERSO LE DISCIPLINE:
Anna Ferraro, Laura Ortis
RIFLESSIONI DA UN’ESPERIENZA IN ITALIANO,
STORIA, GEOGRAFIA
UN INSIEME DI RAGAZZI
Una classe prima: ragazzi al loro
ingresso alla scuola media, o,
come si chiama adesso, secondaria
di primo grado. Appare subito un
insieme di ragazzi eterogeneo,
come tanti. Venti ragazzini: un
nucleo forte proveniente da una
stessa esperienza alla scuola pri-
maria, altri sparsi da plessi di-
versi, qualcuno non troppo con-
tento perché separato dal nucleo
dei compagni delle elementari
concentrato in un’altra sezione,
alcuni singoli trasferitisi in città
nell’estate e dunque completa-
mente nuovi all’ambiente non
solo scolastico, cinque alunni di
origine straniera, con varie prove-
nienze non solo geografiche ma
anche legate alla storia personale:
nati qui, trasferitisi da piccoli,
giunti in Italia da pochi mesi.
Non tutti sono lì già dal primo
giorno di scuola, alcuni giunge-
ranno durante l’anno scolastico: a
novembre, a febbraio.
Prima di iniziare, l’insegnante
coordinatrice di classe guarda l’e-
lenco, le provenienze (almeno
sulla carta, perché poi ognuno si
porta dietro
provenienze
diverse e
molto personali, quelle che non si
vedono sui documenti), legge le
presentazioni fatte dalle maestre,
parla con i colleghi che hanno la-
vorato alla composizione delle
classi prime. È una prima forma di
conoscenza, poi verrà quella di-
retta.
E si chiede: quando una classe, un
insieme di ragazzini giunti in
un’aula per una serie di fattori e di
coincidenze, diventa un gruppo
classe?
PENSARE
IL GRUPPO CLASSE
E si chiede ancora: su quali basi
vogliamo costruire il gruppo
classe? Quali elementi riteniamo
importanti per la costruzione/ co-
stituzione del gruppo?
Un primo elemento è senz’altro la
conoscenza, intesa come acquisi-
zione reciproca di informazioni,
come scambio di vissuti, come
base per la relazione fra persone.
La conoscenza reciproca si esau-
risce all’inizio dell’anno nelle atti-
vità cosiddette di accoglienza che
in ogni scuola si pianificano? È co-
noscenza di chi, verso chi? Del-
l’insegnante verso gli alunni?
Degli alunni verso l’insegnante?
Degli alunni fra di loro? Dei sin-
goli con i singoli? Si può costruire
una conoscenza di gruppo? E chi
si conosce già?
Un elemento che ha guidato la co-
struzione del gruppo è stata l’idea
della conoscenza come processo,
non come dato acquisito una volta
per sempre, come fase iniziale che
poi si dà per scontata per proce-
dere con altro, per esempio le “co-
noscenze” scolastiche. La cono-
scenza come processo implica un
proseguire nel tempo, una dimen-
sione diacronica, implica anche
un pensiero non lineare, ma siste-
mico, in cui si intrecciano conti-
nuamente molte variabili che in-
terferiscono fra loro in varie dire-
zioni. La conoscenza va pensata
come qualcosa che deve essere
continuamente costruito, come
qualcosa che ha a che fare anche
con la consapevolezza di sé, con
la formazione della propria iden-
tità.
Un secondo elemento riguarda
l’accettazione, l’accettazione come
bisogno primario, la necessità di
sentirsi comunque accolti come
persone, il costruire l’immagine di
sé anche attraverso l’essere rico-
nosciuti e rispettati all’interno di
un contesto di relazione. Anche
qui le direzioni sono plurime: gli
alunni hanno bisogno di sentirsi
accettati per quello che sono o che
dimostrano di essere, hanno bi-
sogno di non dover fingere
(“Ora
all’interno del gruppo non serve più
che io faccia il finto ubriaco per
farmi notare, ma basta che sia na-
turale”
scriverà un alunno alla
fine dell’anno). Ma accettati da
chi? Dai compagni, dagli inse-
gnanti. Anche l’insegnante però
ha bisogno di essere accolto, accet-
tato dagli alunni: non è cosa scon-
tata; l’insegnante svolge un ruolo,
sicuramente, ma anche all’interno
di esso l’accettazione è una varia-
bile. Si ritorna ad un sistema non
lineare, dove gli elementi si intrec-
ciano e si rimandano a vicenda.
Se l’accettazione si dà come pre-
supposto, essa va però costruita,
supportata. Un elemento impor-
tante è allora l’ascolto, l’ascolto
non valutativo. Bisogna porre le
condizioni perché ciascuno possa
a riflessione e il
confronto comuni,
nell’ottica della
formazione in servizio, si
rivelano scelta strategica
per l’innovazione
didattica: questo non
vuol dire mettere in
campo azioni
strabilianti, ma pensarle
insieme, attribuire loro
un senso valido per tutti
L
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