mettere a punto ed allenare il
dispiegarsi della propria iden-
tità. L’esperienza scolastica,
in termini di rendimento e di
vissuti relazionali, diviene ri-
levante nella formazione del-
l’identità del soggetto; in ef-
fetti spesso una prestazione
negativa tende a ricadere
anche sull’immagine di sé
come persona. L’insuccesso
può provocare nel soggetto la
frustrazione di sentirsi “ina-
datto” e far vivere la scuola
come luogo di malessere da
cui allontanarsi.
La condizione di “marginalità
scolastica” è il risultato della
combinazione di più variabili
(fattori socio-culturali, fattori
socio-economici, fattori per-
sonali) e se va a combinarsi
con la “marginalità psicolo-
gica” tipica della pre-adole-
scenza, costituisce una mi-
scela esplosiva.
Per prevenire la dispersione
scolastica e formativa è ne-
cessario
che
le
strutture/agenzie coinvolte
nel processo si attivino, inter-
venendo su tutte le sfere di
vita del soggetto e non solo
sulla dimensione cognitivo-
intellettiva. Consapevoli di
ciò si è deciso di approfondire
la
metodologia
della
ricerca/azione, in quanto me-
todo di ricerca teorico-speri-
mentale, e studio sull'effi-
cacia delle diverse forme d'a-
zione; essa si realizza nella
costituzione di un gruppo di
ricerca, si basa su una comu-
nicazione simmetrica fra i di-
versi protagonisti e implica
un’intensa circolazione di
informazioni e di idee tra i
partecipanti all’attività; si
presenta come metodica ade-
guata particolarmente per
quegli aspetti dell'azione for-
mativa che richiedono ri-
sposte pratiche, efficaci ed
idonee. Viene dato risalto al-
l’attività di ricerca come
agente di cambiamento, nel
senso che si punta a creare
l’azione attraverso la ricerca e
a sua volta, la ricerca tramite
l’azione mettendole in discus-
sione entrambe all’interno di
una combinazione circolare.
IL PUNTO DI VISTA
In un primo momento, la mia
partecipazione alle riunioni
del Gruppo pluriprofessio-
nale, è stata dettata dal fatto
di essere il dirigente della
scuola capofila; nonostante la
scuola potesse contare sulla
presenza costante di due do-
centi referenti ritenevo che,
per operare con cognizione di
causa, il coinvolgimento in
prima persona fosse fonda-
mentale. Gradualmente, non
è stato più il senso di respon-
sabilità a muovermi, ma il
senso di appartenenza e il bi-
sogno di condividere il per-
corso del gruppo.
Essere
dentro
è diventato un punto
di vista privilegiato per rap-
portarmi con la percezione di
solitudine; comprendere le ri-
chieste di risorse (materiali
e/o professionali) che molto
spesso sono espressione del
bisogno di essere ascoltati e
di ricevere conferme per l’im-
pegno quotidiano dietro le
quinte. Ho avuto la riprova
dell’importanza di non per-
dere di vista la dimensione
educativa del ruolo dirigen-
ziale, anche se è necessario
interpretarla e mediarla in
una logica politico-sistemica.
Ho apprezzato la capacità del
gruppo di intessere relazioni
significative
5
e di dare un co-
mune senso all’agire didat-
tico, di cui le “analisi di caso”
hanno rappresentato mo-
menti di coinvolgimento ed
empatia esemplari.
Il gruppo ha saputo creare
uno spazio comunicativo rap-
portabile a quello che Pierre
Levy definisce
intelligenza
collettiva
, in cui la condivi-
sione delle conoscenze, delle
capacità, delle immagina-
zioni, delle competenze di
ognuno consente di appren-
dere e di collaborare insieme.
La disponibilità alla collabo-
razione nasce dalla consape-
volezza che i singoli attori
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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
30
Orientamento e scuola
5
Per questo è stato fondamentale il ruolo
svolto dalla consulente e dagli psicologi del
Centro regionale di orientamento di Gorizia.