RIVISTA ok - page 10

In altri termini, pensare significa
abbandonare un ambito di sicu-
rezza e trovarsi all’improvviso in
mezzo ad un mare di possibilità…
ansie e confusioni sono, del resto
inscindibili dal processo del pen-
siero e, pertanto, dell’apprendi-
mento.”
Questo modo di lavorare sull'e-
sperienza professionale quoti-
diana pone i risultati dell’ap-
prendimento a disposizione di
tutti nel
qui e ora
della situa-
zione. Il valore aggiunto è rap-
presentato dal fatto che i parteci-
panti acquisiscono non solo
delle informazioni sul contenuto
specifico trattato, ma sviluppano
fiducia in sé e nel gruppo e mo-
bilitano le energie personali assi-
milando un metodo che per-
mette di imparare dalle tante
esperienze della vita quotidiana.
I partecipanti al gruppo svilup-
pano così la capacità di osser-
vare e di ascoltare, imparano a
porre in relazione i propri punti
di vista e le proprie idee con
quelle degli altri, ad accogliere il
fatto che altri la pensino in
modo diverso senza sentirsi fe-
riti o sminuiti, maturano il sen-
timento di contribuire a creare
una mente comune, fertile, in
grado di produrre e formulare
diverse ipotesi che diventano
linee guida per l’azione.
L’ESPERIENZA DI
GRUPPO
Nella seconda parte, a partire
da quanto emerso nella prima,
viene dato spazio alle associa-
zioni esperenziali e alle me-
tafore sollecitate dalle tema-
tiche emergenti. L’obiettivo è,
da un lato, divenire maggior-
mente consapevoli dei propri
vissuti; dall’altro, avvicinarsi
all’idea che, lavorare in gruppo
presuppone la predisposizione
di un contesto relazionale e
spazio–temporale in cui si
possa realizzare il processo co-
noscitivo ovvero un
setting
di
apprendimento. I partecipanti
attraverso l’esperienza che loro
stessi vivono, comprendono
che apprendere è possibile, se
quanto proposto sollecita non
solo dal punto di vista cogni-
tivo, ma incuriosisce, suscita
interesse, tocca il sentire di chi
è coinvolto. In conclusione, per
imparare a lavorare in gruppo,
è necessario attraversare l’e-
sperienza di gruppo: si entra in
gruppo con delle attese, con dei
vissuti collegati ad esperienze
di gruppo pregresse, con delle
idee, delle credenze, delle rap-
presentazioni, in realtà come
in qualsiasi relazione umana
non si può sapere prima che
cosa succederà, possiamo defi-
nire prima il setting, la cornice,
l’inquadramento, ma non ciò
che accadrà.
A volte si ha l’idea che l’obiet-
tivo sia lo scopo di un’espe-
rienza, viceversa è l’esperienza
stessa di apprendimento quello
che avviene nel costruire in-
sieme,
18
è l’andare, è il cammi-
nare verso, è l’essere vian-
dante, diversamente è come se,
assistendo ad un film o nel leg-
gere un romanzo, non ci si la-
sciasse prendere dallo scorrere
della narrazione, ma si volesse
conoscere solo
come andrà a fi-
nire
.
Non si nega l’importanza di
avere un obiettivo, è utile per il
fare, per mettere a fuoco una
finalità, ma se si è troppo con-
centrati sull’obiettivo questo
diventa ostacolo alla possibilità
di conoscere o di esplorare
altre strade. Lo psicologo so-
ciale tedesco Lewin osservava
che, se ci si prefigge di arrivare
ad una meta, certamente alla
meta ci si arriva, ma non si
vede il paesaggio intorno, per-
dendo così una quantità incre-
dibile di informazioni e di co-
noscenze su noi stessi e su ciò
che ci circonda.
“[…] Ma che è del viaggio per
chi vuole arrivare? Ma che è del-
l’intervallo tra l’inizio e la fine?
Per chi vuole arrivare le terre che
attraversa non esistono, egli
viaggia per arrivare non per
viaggiare. Così il viaggio muore
durante il viaggio e colui che
viaggia diventa cieco all’espe-
rienza che la via dispiega al
viandante”.
19
IL GRUPPO COME STRUMENTO
DI APPRENDIMENTO A SCUOLA
8
QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
30
18
Cfr.
Un’esperienza di laboratorio teatrale
,
di F. Cecchini e N. Michelutti, pubblicato in
questo numero della rivista.
19
U. Galimberti,
Parole nomadi
, 1994, Fel-
trinelli, Milano.
1,2,3,4,5,6,7,8,9 11,12,13,14,15,16,17,18,19,20,...111
Powered by FlippingBook