LA RELAZIONE
DIDATTICA
Quando un gruppo si interroga
sulla funzione educativa e sulle
dimensioni relazionali che ne
costituiscono lo sfondo, non si
tratta di riferirsi a un sistema
ideale, ma di confrontarsi sul
qui e ora, che cosa vuol dire
per i soggetti che lavorano in-
sieme: tutto quello che succede
in un gruppo, va letto all’in-
terno del gruppo, in relazione
al compito che ci si è dati.
La didattica, allora, si tra-
sforma in un
campo
di lavoro
in cui il docente e l’allievo uti-
lizzano le loro conoscenze per
orientarsi fra diverse prospet-
tive che dispiegano la realtà
fuori di sé e dentro di sé.
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Muoversi in questo modo com-
porta rinunciare alla sicurezza
data dalla convinzione che la
conoscenza si concretizzi nelle
informazioni da trasmettere e
da ricevere come un prodotto
finito e, parimenti assimilabile,
come un cibo precotto. È matu-
rare la concezione di una disci-
plina come compito di ricerca
che riguarda entrambi, dove il
docente simile ad una guida al-
pina, fa intravedere la bellezza
di un percorso, coordina ed è
garante del processo e l’allievo,
come l’alpinista inesperto fa
l’esperienza. Tutto ciò implica
per l’uno, il docente, sostenere
l’incertezza (e quante incer-
tezze incontra il docente a con-
tatto con l’adolescente e con gli
adolescenti in classe!) laddove
solo la conclusione del cam-
mino potrà definire l’adegua-
tezza delle proposte presentate,
e per l’altro, l’allievo, confron-
tarsi con l’ansia di non sapere
e di non capire imparando a
tollerarla e a modularla.
Patrizia Giordani
Psicologa
Centro regionale di orientamento
Udine
Orientamento e scuola
QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
30
9
20
Cfr. l’affermazione della bambina rumena
p. 6 in
Lavorare in rete per apprendere in
gruppo
, di L. Ortis, pubblicato in questo nu-
mero della rivista.