13
QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
28
in allevamento, non è banale. Per
chi non lo sapesse, l’eco-tossicolo-
gia è qualcosa che va a stimare gli
effetti sul biota, sulla componente
vivente dell’ambiente e quindi
stima gli effetti di tutte le matrici
(acqua, solidi, suoli, sedimenti e via
dicendo).
In questo terzo percorso professiona-
le, quello della tutela all’ambiente
fino al laboratorio, mi porta a parla-
re dei risultati concreti. Recupere-
remo certi concetti. Parliamo co-
munque di campionamenti nelle
lagune di animali bivalvi, varie tec-
niche che mi sono addirittura inven-
tato (piccoli rastrelli automatici per
raccogliere le cose), analisi chimiche
fatte da solo o molto spesso assieme
a qualcuno su alcune specie e un’a-
nalisi statistica condotta, dopo pen-
sate ben due anni, con l’Università
di Trieste mi riesce a dimostrare che
la specie che avevo selezionato era
migliore di quella che l’ICRAM,
l’Istituto per la Ricerca Ambiente
Marino del Ministero dell’Ambiente
aveva selezionato nelle linee guida
per la 471, bonifiche ambientali;
perché? Se torniamo indietro scopro
che il mio percorso professionale
personale mi è utile, poiché mi ha
insegnato la visione di insieme, la
visione ecologica.
Altro argomento. Comprendo i
pesci, decido di occuparmi di quali-
tà totale, di occuparci del wellness,
del benessere degli animali in alle-
vamento. Sono anni di fatica, perché
tutti noi che siamo ricercatori vivia-
mo il dramma della lentezza dell’e-
rogazione dei finanziamenti; belle
idee, ma soprattutto chi è in Azien-
da, ha l’obbligo di anticipare tutto;
le banche dicono “Non c’è proble-
ma”, ti ipotecano la casa e va bene,
lo facciamo.
E, scusate l’inglese, quindi in questi
anni eco-tossicologia sui siti di alle-
vamento, qualità del sito; microcap-
sulazione per somministrare vaccini
a rilascio ritardato all’interno dei
pesci, quindi vaccini a bagno nelle
vasche, a iniezione è troppo dispen-
dioso in termini di tempo; biomarker
che misurano il wellness interno agli
animali; e delle nuove applicazioni
per trovare i residui farmacologici
all’interno dei tessuti con test.
Il percorso porta ad essere referenti
nazionali in un gruppo Unichim Iso,
a fare test di genotossicità, utiliz-
zando batteri bio-luminescenti o
alghe e alghette che crescono più o
meno rapidamente; a incapsulare
vaccini e somministrarli ai pesci o
controllare il loro sviluppo embrio-
nale; a lavorare su fegato o su altri
organi bersaglio per l’applicazione
di biomarker, quindi cinetica enzi-
matica, anche recuperando cose già
in commercio, questa è una cosa
che molto spesso non viene detto a
livello ricerca.
C’è un confine netto nel passaggio
dalla ricerca di base alla ricerca
applicata?
Credetemi, che la maggior parte
delle cose sviluppate come ricerca
di base, quando poi un’Azienda
vuole, vorrebbe erogare dei servizi
(parliamo delle variabili, dell’appli-
care i famosi kit o delle teorie asso-
lutamente non banali) c’è lavoro per
anni prima di riuscire a standardiz-
zare un metodo. E qui c’è solamente
il disegnetto, il test Elisa e in questo
caso case farmaceutiche o sviluppa-
tori di diagnostica che si affiancano
a te che conosci, e torniamo di
nuovo, come si comporta, come
dorme un ghiozzo alla visione eco-
logica e conosci quell’ambiente
molto bene per poter capire “si, è
vero, questa cosa può essere utile,
questa cosa non c’entra con la fisio-
logia dell’animale”.
E quindi un laboratorio che si crea
con delle persone, uno staff?
Questa è un’altra cosa importante,
me l’ha consentito la mia società, la
Shoreline una società cooperativa,
una società molto orizzontale, una
società divisa in settori, ognuno
cura un suo settore. Ecco, questo è
un altro aspetto che da privato non
ho trovato. Come garantire questa
flessibilità massima, cioè, l’autono-
mia gestionale delle proprie idee; è
questo alla fine, a questo punto lo
posso dire, che ho scoperto in que-
sto mio percorso. Ma è l’invito a
darvi stimoli per orientare in questo
senso. Non è romanticismo credere
nell’idea; parlavano di vocazione
prima, è anche una scelta razionale,
uno ci deve credere, deve sapere
che può raggiungerla. Sarebbe
importante garantire questo percor-
so indipendentemente dal luogo in
cui si opera, posso essere in un isti-
tuto accademico come in un’azien-
da privata.
E tutta l’esperienza nell’educazione
e divulgazione?
Adesso probabilmente penserete
che sono uno schizofrenico; insom-
ma, il cervello è diviso in due parti:
una razionale scientifica e una un
poco artistica. E dunque mi nasce
un po’ spontaneamente un’altra pro-
fessione: gestisco dei gruppi e
divento nell’arco di quattro anni
progettista e curatore di allestimenti
museali sul tema della natura, del-
l’ecoturismo e dello sviluppo soste-
nibile. Pian pianino adesso vedete
come si compongono dei gruppi
che non sono banali, che hanno
dentro varie figure professionali. E
questa è un’altra cosa molto impor-
tante, e non viene insegnata; riusci-
re a gestire gruppi molto eterogenei,
addirittura gruppi di discussione, i
cosiddetti “forum” o “gruppi temati-
ci”, ma gestirli dall’architetto all’am-
bientalista più estremo non è una
cosa semplice. Cosa accade allora?
Si passa da disegni, ecco la parte
progettuale, a realizzazioni. Si
usano tecnologie ma si usa anche la
fisicità, la modalità di toccare le
cose. Si usano le ricostruzioni più
classiche e i diorami, utilizzando
materiali naturali anche per fare pic-
coli teatrini semplici, senza grandi
computer, qualche volta un poco
più efficaci.
Prima è passata una frase un po’ tra-
scurata: ogni ricercatore dovrebbe
avere l’obbligo di comunicare la
scienza.
Io provenivo dal mondo della tutela
ambientale, in un certo senso anche
della tutela della salute, sono arriva-
to importando un laboratorio in que-
sto senso e quindi mi sento l’obbligo
etico a raccontare queste cose. Da
qui è nata questa professione che è
diventata una professione anche
quasi prevalente sull’altra. Ho pro-
gettato, e ne sono stato anche il
curatore, il Parco Foci dell’Isonzo
all’Isola della Cona. Il parco e la
riserva dei Laghi di Doberdò e
Pietrarossa. Dei piccoli centri in
montagna intorno al monte
Coglians, un’area di riferimento a
Sigilletto e a Timau. Attualmente un
grosso lavoro, mi assorbe metà della
vita, ed è quello di creare un nuovo
centro didattico per il Corpo
Forestale Regionale.