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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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TRANSIZIONE POST-DIPLOMA
I RAGAZZI COME SI ORIENTANO?
INTRODUZIONE
Il presente lavoro è la sintesi di
un’indagine condotta nel periodo
marzo-maggio 2002 in alcuni isti-
tuti superiori delle province di
Udine e Gorizia, che si prefiggeva
di verificare quali risorse e quali
strategie mettano in atto i ragazzi
che si accingono a scegliere ‘
cosa
fare’
al termine del percorso supe-
riore. I dati raccolti, i risultati con-
seguiti e le considerazioni finali
cui si è giunti sono espressione di
uno specifico campione inserito in
un contesto e in un momento pre-
ciso. La ricerca è stata determinata
dall’esigenza di scoprire le moda-
lità con cui un giovane si orienta
tra l’ampia gamma dell’offerta
universitaria e le prospettive del
mondo del lavoro. Naturalmente,
bisogna anche sottolineare il som-
movimento che ha coinvolto in
ogni ordine e grado il mondo del-
la scuola ed il radicale cambia-
mento della concezione stessa di
lavoro, che sta rivoluzionando il
mercato (Sgalambro, 2000). Come
fa, lo studente, a scegliere tra una
molteplicità di proposte? Come fa
a discriminare tra la vera motiva-
zione e gli altri aspetti di contorno
(corsi suggestivi, fama dell’uni-
versità, presenza di un centro
sportivo organizzato, ecc.)? Quale
peso ha la famiglia, nella sua va-
lutazione? E la scuola? E il mondo
del lavoro? In altre parole, come si
orienta lo studente?
L’orientamento implica un insieme
di eventi e di tappe rispetto a com-
piti da affrontare. La psicologia, col
termine
compito di sviluppo
, intende
una situazione straordinaria il cui
superamento positivo porta l’indi-
viduo ad uno stato di benessere,
mentre un fallimento lo blocca nel
superamento di compiti futuri. Si
parla di compiti di sviluppo con-
nessi ad un processo di scelta (es. la
scelta della scuola), all’impatto or-
ganizzativo (es. entrata in una nuo-
va realtà formativa) e alla perdita di
ruolo (es. per abbandono scolastico
o licenziamento).
Rispetto alla natura della transi-
zione, è interessante il lavoro del-
la Schlossberg (1995); l’Autrice
parla di “
eventi principali attesi e
normativi
” come eventi che la per-
sona sa accadranno (es. la transizio-
ne post-diploma), “
eventi non preve-
dibili, imprevisti e non pianificati
” (co-
me un licenziamento), “
assenza del-
l’evento
” come la concretizzazione
di un evento che ci si aspetta (es.
promozione) e “
eventi con preoccupa-
zione persistente
”, ossia eventi che
perdurano nel tempo mutando
molto lentamente.
Con l’evoluzione delle teorie del-
l’orientamento, viene a perdere si-
gnificato la distinzione tra orien-
tamento scolastico, inteso come
processo a sostegno degli studenti
al momento di scegliere il percor-
so di studi e orientamento profes-
sionale, come attività di sostegno
nella ricerca di un lavoro che ten-
ga conto delle aspirazioni e com-
petenze individuali e delle richie-
ste del mercato. Poiché l’orienta-
mento diviene un processo forma-
tivo, è inevitabile la fusione tra
scuola e lavoro, per cui la prima
deve prevedere anche incontri col
mondo del lavoro (es. apprendi-
stato e tirocini formativi e di
orientamento; art.16, art.18 L. n.
196/1997) e il MdL deve essere
supportato da momenti di forma-
zione (Mancinelli, 1999; Di Fabio,
1998). Aspetto emblematico è che
in Italia, l’orientamento scolastico
è di pertinenza del Ministero del-
l’Istruzione e quello professionale
del Ministero del Lavoro e delle
politiche sociali (Di Fabio, 1998).
Oggi il termine “orientamento” è
utilizzato in due accezioni principa-
li: una indica l’azione di orientarsi,
in altre parole il processo socio-psi-
cologico per il superamento di una
transizione; l’altra indica il vero e
proprio intervento professionale
realizzato da esperti per aiutare
l’individuo a superare il preciso
momento in modo positivo (Pom-
beni, 1990).
Entrando nel merito dell’attuale
realtà dell’orientamento, si indi-
viduano modelli e approcci molto
diversi tra loro. Tra questi si intra-
vedono però due linee guida: da
un lato la concezione dell’
orienta-
mento come processo continuo
, non
più riferibile solo ad una tappa
ma a tutta la vita; dall’altro il
desi-
derio di aiutare le persone a compiere
le loro scelte
in modo corretto. Co-
sì, se un approccio, il modello psi-
cosociale, mette in luce lo stretto
legame che intercorre tra i proces-
si psicologici e i processi sociali,
a ricerca, che ha indagato
le strategie messe in atto
dai ragazzi iscritti
all’ultimo anno del
percorso superiore, ha
offerto un’ulteriore
conferma ai dati presenti
in letteratura, secondo cui i
figli rimangono all’interno
del nucleo familiare
allungando la condizione
di dipendenza giovanile
L
Samanta Mosco