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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
ottenuti corrispondono solo in parte
ai risultati attesi, come di volta in
volta si è evidenziato a proposito dei
singoli soggetti interessati. Le attività
dovrebbero partire già all’inizio del-
l’anno quando le energie di tutti
sono più fresche e i tempi meno
pressanti; inoltre, la sperimentazione
dovrebbe avere un respiro almeno
triennale nella scuola media per
valutare più concretamente i cam-
biamenti e i processi e dovrebbe
rientrare nella programmazione del
Consiglio di classe in modo non solo
formale, ma sostanziale e condiviso.
Inoltre, una migliore organizzazione
sul piano della comunicazione e del
tempo consentirebbe di coinvolgere
nel progetto risorse umane presenti
nel territorio (ad esempio, l’As-
sessorato alle politiche sociali del
Comune o Associazioni varie), in
grado di appoggiare con le loro
diverse competenze il lavoro dei
docenti, in un’ottica cooperativa in
quanto lo “star bene a scuola stu-
diando bene” significa preparare
persone che stanno bene anche in
tutto il contesto civile.
SCUOLA MEDIA STATALE
“L. DA VINCI” Cordenons-
S. Quirino (PN)
“INSEGNANTI E ALUNNI
ALLA RICERCA DI
UN NUOVO MODO DI
STARE ASSIEME”
La Referente
Daniela Giust
La Scuola Media Statale “L. da
Vinci” di Cordenons-S. Quirino ha
accolto favorevolmente la proposta
regionale di aderire al Progetto speri-
mentale “Stare bene studiando bene”
innanzitutto perché la tematica della
prevenzione del disagio giovanile è
di forte e costante attualità, ma
soprattutto perché l’impostazione
data al Progetto è risultata convin-
cente. Mi riferisco con ciò alla scelta
di privilegiare un processo di “tra-
sformazione organizzativa, didattica
e relazionale interna a ciascun
Istituto piuttosto che singoli interven-
ti curativi che rischiano casomai di
consolidare i casi problematici”.
Il Collegio dei Docenti ha deliberato
a favore della partecipazione
dell’Istituto all’iniziativa e così è ini-
ziato un percorso durato da febbraio
a giugno 2004.
Gli insegnanti che hanno partecipa-
to al Progetto si sono inizialmente
riuniti più volte per individuare una
tematica condivisa sulla quale con-
vergere il lavoro di formazione e di
sperimentazione.
Il gruppo ha individuato da subito i
seguenti aspetti:
la problematicità di alcuni atteggia-
menti che si riscontrano quotidiana-
mente negli alunni e che sono sinte-
tizzabili in: provocazione, rifiuto di
regole, distrazione e mancanza di
concentrazione, noia e disinteresse
per le attività didattiche;
la conseguente necessità di un
aggiornamento per gli insegnanti,
per acquisire nuove competenze
richieste proprio dai suddetti com-
portamenti.
Si è fatta strada così, nel gruppo di
lavoro, una pista molto interessante:
- la condivisione di disagi e difficoltà
nella gestione della classe;
- la sensazione che l’insegnante non
possa più continuare ad essere auto-
referente nella ripetizione di copioni
educativi e didattici che magari fun-
zionavano fino a qualche tempo fa,
ma che oggi non sono più sufficienti
per far fronte in modo adeguato ad
un compito educativo sempre più
delicato e complesso, la voglia di
provare, di mettersi in gioco.
Individuato l’ambito di intervento
(gli atteggiamenti disturbati e distur-
banti degli alunni), il gruppo ha defi-
nito meglio le coordinate entro le
quali operare. Prima fra tutte, quella
relativa allo specifico contesto terri-
toriale. I docenti hanno constatato
che la scuola opera in un contesto
sociale diversificato e disomogeneo,
in quanto negli ultimi anni si è assi-
stito ad una crescita considerevole
della popolazione, formata attual-
mente da famiglie provenienti da
diverse zone della provincia, ma
non solo, dato che il fenomeno del-
l’immigrazione extracomunitaria ha
assunto anche qui un peso conside-
revole. Tutto ciò si evidenzia negli
alunni, portatori di stili educativi
diversi e a volte tra loro contrastanti.
Gli insegnanti si trovano quindi a
dover inserire l’attività didattica in
situazioni spesso difficili da interpre-
tare e da gestire. I contenuti discipli-
nari sempre più si scontrano con una
relazione interpersonale fragile e
problematica. Gli atteggiamenti di
evidente disinteresse, apatia, demo-
tivazione, quando non di rifiuto pro-
vocatorio delle attività proposte, cui
si accennava sopra, sono sempre più
frequenti in ogni classe. Tali atteggia-
menti creano disagio nei docenti,
almeno in coloro che sperimentano
che il concetto di disciplina inteso
come imposizione del silenzio può
forse dare nell’immediato dei risulta-
ti, ma non fa che accantonare e rin-
viare (senza farsene carico) i proble-
mi emotivi e relazionali degli alunni,
e proprio di quegli alunni che distur-
bano di più.
Sulla base di queste considerazioni
si è venuto così a delineare anche il
contesto pedagogico-didattico sul
quale ipotizzare la realizzazione del
Progetto. Se è vero che il gruppo dei
docenti è forse poco omogeneo per
formazione professionale, convin-
zioni maturate da anni di insegna-
mento, prospettive di intervento in
classe, è altrettanto vero che viene
condivisa un’ipotesi di lavoro (che
verrà poi meglio strutturata dal for-
matore): o si esce dalla ripetitività e
dalla rigidità dei nostri stereotipi
educativi, o perdiamo il contatto
vero e significativo con la classe.
La prospettiva pedagogica è quindi
quella di porsi in situazione di ascol-
to e di comprensione di ciò che
vogliono dire i ragazzi quando si
comportano “male”, quando dormo-
no durante le lezioni o scaraboc-
chiano sul quaderno o si mandano
bigliettini. Ciò deriva dalla convin-
zione che ogni alunno non sia un
soggetto che è ben educato solo
nella misura in cui assorbe le nostre
regole ed esegue disciplinatamente
il lavoro assegnatogli; riconosciamo
invece in ogni alunno la capacità,
forse ancora inesplorata di proporre,
valutare ed autovalutarsi, collabora-
re. Da una prospettiva pedagogica di
questo tipo, anche la didattica dovrà
rimettersi in gioco: non sono bravi
solo gli alunni che dimostrano inte-
resse e capacità per quello che noi
proponiamo: esistono anche gli altri,
ai quali non abbiamo probabilmente
mai chiesto che cosa pensano di
quello che si sta facendo, e che pun-
tualmente assumono atteggiamenti
di disturbo o di disinteresse. Forse
anche la didattica, allora, dovrà
rimettersi in discussione? Le piste di
lavoro cominciano ad essere molte-
plici e complesse.
Il gruppo ritiene sia necessaria una
buona formazione, per indirizzare in
modo consapevole qualunque tipo
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