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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
ORIENTAMENTO E SOCIETÀ
vianza dalla norma e alle più
gravi marginalità. É evidente il
rischio di sottovalutare ed oscura-
re la dotazione di risorse esistenti
in ogni singola persona in diffi-
coltà e particolarmente in quella
che manifesta maggiori criticità.
L’esperienza fin qui condotta ha
confermato come i soggetti giova-
ni siano, naturalmente, più dispo-
sti ad apprendere, più motivati al
cambiamento, meno resistenti alle
proposte di sviluppo rivolte all’a-
rea lavoro. Nel contempo ha indi-
cato che relazioni di fiducia messe
in campo nei percorsi di orienta-
mento e accompagnamento anche
con persone più avanzate nell’età,
possono svelare doti inespresse e
volontà di riscatto da condizioni
di marginalità, degrado, isola-
mento sociale. Allora, possono
emergere aperture inaspettate,
disposizioni a chiarire aspetti par-
ticolari di sé, disponibilità alla
messa in discussione di stili
incongrui. Gli operatori possono
essere chiamati a ricredersi e a
modificare immagini mentali ste-
reotipate e riduttive delle effettive
potenzialità della persona.
Fin dall’inizio dell’attività di
Orien-
ta Lavoro
si è esplicitato un model-
lo basato sull’ascolto attivo e l’ac-
coglienza della persona intesa
come comunque abile a fronteg-
giare i suoi problemi. Alla persona
‘comunque’ abile deve essere
offerta la possibilità di essere
sostenuta a vivere esperienze
positive in un percorso di svilup-
po concordato, in una cornice in
cui sia possibile ripensarsi nella
propria condizione di vita e ritro-
vare, in questa riflessività, spunti
positivi per un “ri-cominciare”. In
questo modello, che prevede avan-
zamenti graduali di sviluppo di
nuove consapevolezze e nuove
esperienze, connotati da una cir-
colarità tra riflessione–sperimen-
tazione–riflessione, non si voglio-
no negare le limitazioni, anche
molto gravi, che riguardano una
parte di beneficiari, quanto piut-
tosto riconoscere la possibilità di
procedere verso una direzione che
la stessa persona si è scelta insie-
me a chi, temporaneamente, l’ac-
compagna. Se la persona, in que-
sto cammino, può riconoscere che
per vivere dignitosamente ha
bisogno di accogliere alcuni suoi
limiti e, sostenuta, ha il coraggio
di accettarli, perché escludere la
possibilità che la sua vita possa
anche essere più felice di quella
che è stata?
UN APPROFONDIMENTO
METODOLOGICO:
CHIAVI DI LETTURA
DELLA COMPLESSITÀ
RAPPRESENTATA DALLA
ETEROGENEITÀ
DEI BENEFICIARI
Nella ricerca della destruttura-
zione della complessità rappre-
sentata dalla eterogeneità dei
beneficiari,
Orienta Lavoro
ha svi-
luppato un modello di tipologiz-
zazione del funzionamento in
ambito sociale e lavorativo, co-
gliendo le comunanze e le diver-
sità nelle autonomie che i benefi-
ciari presentano fin dal momento
del loro ingresso al servizio. Se è
vero che ogni persona porta una
sua unicità e specificità non
riproducibile e di per sé non con-
frontabile nei suoi vissuti ed
esperienze con altre persone, è
anche vero che esistono delle
somiglianze in merito alla acqui-
sizione di autonomie apprese
nell’esperienza di vita che sono
fra loro confrontabili. É stato
quindi possibile ipotizzare una
classificazione in un modello che
contempla quattro diverse tipolo-
gie basate sulla individuazione
delle autonomie personali. Tali
tipologie sono di orientamento
nella identificazione di modalità
diverse di fronteggiamento dei
problemi, di tempo necessario
per modificare gli stili disfunzio-
nali e per acquisire modalità effi-
caci per l’inserimento lavorativo
(Fig. 1). Questa operazione sup-
porta gli operatori nel processo
valutativo e di comprensione dei
bisogni degli utenti e conseguen-
temente favorisce la definizione
dell’approccio più opportuno da
utilizzare in ciascuna singola
situazione.
La lettura delle situazioni perso-
nali rappresentate per livelli di
autonomie personali aiuta infatti
a coniugare la condizione di
svantaggio della persona e le sue
risorse presenti e potenziali con
gli
standard
di autonomia che i
vari contesti di lavoro richiedo-
no. Come già accennato questa
strutturazione permette una pre-
figurazione del percorso più ido-
neo da offrire, in relazione ad un
contesto di inserimento adeguato
alla situazione. In questo modo si
semplifica la varietà delle chiavi
di lettura delle diverse situazioni
e si diminuisce il rischio legato
alla costruzione di percorsi indi-
viduali di natura sperimentale.
Un modello di tipologizzazione
dei beneficiari
Le quattro tipologie di funziona-
mento nell’area socio-lavorativa
che qui si presenta non debbono
essere intese come etichettature
fisse e rigide perché è evidente
che le persone cambiano in rela-
zione alle loro esperienze e al
sostegno che viene loro offerto. I
percorsi di accompagnamento si
adattano quindi
in itinere
con l’in-
cremento di autonomie che si
possono realizzare.
1) PERSONE IN SITUAZIONI DI
DIFFICOLTÁ TRANSITORIA
Gli appartenenti a questo gruppo
rivelano alte motivazioni alla
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