cop. quaderni di orientamento - page 29

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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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Orientamento e società
di lettura
in grado di consentire
progettualità mirate per unifor-
mità di caratteristiche personali
e sociali
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mentre, dall’altra, si è
reso necessario costruire un
sistema di offerta in grado di
dialogare con tutti gli interlocu-
tori del territorio potenzialmente
coinvolti, perché riguardante
un’attività che si colloca all’inter-
sezione fra attività di assistenza
e di lavoro.
La scelta di una “progettualità
riflessiva”
Il progetto ha avuto fin dall’ini-
zio le caratteristiche dell’innova-
zione e della sperimentazione.
L’impostazione di lavoro si è
quindi necessariamente basata
su un tipo di progettualità che ha
dato un importante spazio ai
processi di riflessione per per-
mettere al progetto di corregger-
si e modificarsi nel tempo,
ponendo attenzione agli aspetti
metodologici. É stata, quindi, fin
dall’inizio presente la tensione a
definire ipotesi e modelli di rife-
rimento, che tenessero conto
delle caratteristiche dei beneficia-
ri e delle dinamiche del mondo
del lavoro.
UNA QUESTIONE
DI FONDO: COME
SVILUPPARE UN
PROGETTO
FUNZIONALE ALLE
PLURALITÀ DELLO
“SVANTAGGIO
SOCIALE?”
L’area dello svantaggio sociale su
cui il progetto si è focalizzato cor-
risponde alla più varia tipologia
dell’utenza adulta del Servizio
sociale del Comune. Le persone
che vivono in situazioni di svan-
taggio sociale tendono a sfuggire
a chiare identificazioni proprio
perché si fa riferimento a condi-
zioni che non corrispondono ad
uno stato di disabilità fisica o psi-
chica, forse più facilmente identi-
ficabili per la loro rilevanza di
carattere sanitario. Piuttosto, que-
ste persone sembrano caratteriz-
zarsi per una serie di fragilità
psico-sociali protratte nel tempo
che generano situazioni di stallo,
di impotenza ad agire autonoma-
mente e ad operare scelte signifi-
cative per l’autonomia personale.
Nelle forme più gravi la fragilità
è così acuta che l’intera vita della
persona può risultare bloccata e
la stessa sussistenza può essere
garantita solo tramite i familiari o
i servizi
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.
Alla luce della esperienza con-
dotta è difficile sostenere che esi-
sta una “specificità” dello svan-
taggio sociale quanto, piuttosto,
si ritiene esso consista in una plu-
ralità di forme che rendono po-
tenzialmente illimitata la gamma
di variabili individuali e di situa-
zioni problematiche che ostacola-
no il raggiungimento dell’auto-
nomia della persona. I luoghi ori-
ginari di provenienza, i vissuti
personali e familiari con il baga-
glio di diverse culture, le caratteri-
stiche di personalità, la moltepli-
cità delle situazioni esistenziali
che hanno prodotto una condizio-
ne di svantaggio confluiscono nel
definire specifici stili di vita, atteg-
giamenti e comportamenti contri-
buendo, tutti assieme, a indivi-
dualizzare e differenziare ampia-
mente la casistica.
Fin dal primo anno di attività si è
resa evidente la necessità di indi-
viduare un approccio metodologi-
co che permettesse di affrontare in
termini di efficacia e di appropria-
tezza l’intervento nei percorsi
individuali. Considerando le spe-
cificità del funzionamento perso-
nale, socio-relazionale, lavorativo
e tenendo conto dei diversi stili di
approccio ai problemi, ai bisogni e
alle scelte, si è cercato di rappre-
sentare la diversificata realtà dei
beneficiari riconducendola ad al-
cuni quadri di riferimento concet-
tuali capaci di riassumerne i tratti
fondamentali. Si è aperta così la
possibilità di produrre ipotesi
strutturate di lettura e di decodifi-
ca delle complessità tali da rende-
re possibile l’articolazione di per-
corsi di risposta differenziati. Per
agevolare lo sviluppo di un servi-
zio dedicato alla dimensione lavo-
ro in un contesto così delicato è
stato dunque necessario ricercare
la coesistenza e l’integrazione di
un livello di sperimentazione, teso
a individuare le migliori pratiche e
a perseguire la loro evoluzione, ed
uno di standardizzazione volto a
favorirne la riproducibilità.
Uno stile accogliente: coltivare
la fiducia
La predisposizione degli inter-
venti e la definizione dei percorsi
richiede particolari collaborazioni
tra operatori sociali in una rete
interna ed esterna al Servizio
sociale del Comune. La rete pre-
suppone sensibilità, aperture e
riconoscimenti che sono possibili
quando si è predisposti a cogliere
realisticamente le caratteristiche
della situazione coltivando la
comprensione e collaborazione
con la persona in difficoltà, in
un’ottica positiva in grado di rico-
noscere possibilità di crescita e
cambiamento.
Lo “svantaggio sociale” rischia di
assumere il significato di un eti-
chettamento stereotipato con va-
lenza negativa: nella complessità
sfuggono i suoi contorni e vengo-
no facilitate rappresentazioni
sociali riduttive connesse alla de-
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