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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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Orientamento e scuola
gando tutta una serie di informa-
zioni che gli pervengono dall’a-
dolescente. Informazioni che è
impossibile evitare di avere in
quanto esse fanno parte integran-
te della comunicazione stessa (P.
Watzlawick, 1967). Tali
comunica-
zioni/informazioni
trovano origine
nelle realtà più varie e disparate,
ma sono, contemporaneamente,
tutte presenti nella mente del
ragazzo.
Avviene così che lungo il dipa-
narsi del colloquio spesso all’o-
peratore del C.I.C. sorge la
domanda: “quanto la situazione
che va descrivendo l’adolescente
è fine a se stessa e quanto può
essere spia di un disagio?”
Si tratta qui non tanto di formu-
lare una diagnosi ma di trovare
un modo per capire se quello che
il ragazzo ci sta dicendo, è segna-
le di qualcosa di più complesso.
Se e quanto ci va esponendo gli è
di freno o meno al divenire di
una normale realtà di vita tipica
di quell’età. Al fine di rispondere
a questa necessità si è cercato di
individuare uno strumento ope-
rativo, agile e flessibile, facilmen-
te somministrabile e fruibile da
tutti quelli che, opportunamente
formati, operano all’interno di un
C.I.C.. Tale strumento ha il limi-
tato scopo di dare una prima
immagine, seppur generale, della
situazione del soggetto. Da tale
immagine dovrebbero scaturire
le scelte conseguenti come indi-
cazioni, eventuali invii ad altri
servizi, ecc.
LA PROPOSTA
METODOLOGICO-
OPERATIVA
Il Colloquio
Il colloquio, che letteralmente vuol
dire: “l’azione del parlare”, è una
modalità intrinseca dell’uomo ed
evoca immediatamente il mezzo
linguistico, la parola; esso può
essere definito come “l’incontro
di due persone per un scambio di
informazioni” (P. Barker, 1990).
Informazioni che comprendono
messaggi di varia natura e tipolo-
gia, sia verbali che non verbali (P.
Watzlawick, 1967). E anche se le
informazioni ricercate variano da
un caso all’altro, gli approcci per
ottenerle sono simili, a prescinde-
re dal fatto che l’operatore che
effettua il colloquio sia uno psico-
logo, un medico, o altro professio-
nista (J. E. Simmons, 1977). Come
evidenziato, indipendentemente
dal professionista che gestisce il
colloquio, vi sono alcune cono-
scenze di base che permettono di
essere efficaci nella sua condu-
zione. É assolutamente necessa-
rio, prima di inoltrarsi nella con-
duzione di un colloquio:
1) avere chiaramente definito lo
scopo, il perché, viene attivato un
colloquio a favore di quella per-
sona;
2) avere chiaramente in mente
una griglia operativa degli ele-
menti che si vuol raccogliere,
verificare, confrontare, ecc.;
3) avere una chiara collocazione
della realtà socio economica in
cui quella persona vive;
4) avere dei buoni riferimenti ine-
renti lo sviluppo del soggetto,
cioè ad esempio cosa ci si aspetta
da un adolescente di 16 anni?
Quali dovrebbero essere i suoi
punti di forza e i suoi punti criti-
ci? Quale e come dovrebbe essere
il suo sviluppo relazionale, socia-
le, ecc.
Il colloquio può assumere vari aspet-
ti formali:
può andare da una
modalità amicale e libera ad
altre, via, via, più strutturate ed
orientate a seconda della realtà e
del significato contestuale in cui
esso viene applicato. Questa sua
grande flessibilità e il fatto che
esso conviva sia nella realtà quo-
tidiana di tutti che nelle realtà
specialistiche, ne fanno uno stru-
mento di facile applicazione.
Purtroppo, questa sua apparente
facilità rischia alla fine di snatu-
rarne e/o impoverirne l’impor-
tanza e l’efficacia.
Nel momento in cui il colloquio
viene utilizzato non tanto come
forma di scambio amicale ma
come strumento capace di reperi-
re informazioni rispetto all’altro,
esso necessita di una sua colloca-
zione entro una griglia teorica e
metodologica. Diviene quindi
inevitabile, nell’operatore che si
appresta ad un colloquio, dispor-
re di una mappa sulle aree da
sondare, al fine di reperire le
informazioni ritenute utili al
caso. Tali informazioni andranno
successivamente posizionate en-
tro un modello organizzato dal
quale troverà origine lo specifico
profilo del soggetto.
È utile ribadire che condurre un
colloquio senza averlo collocato
entro un valido supporto teorico,
e senza averlo corredato di un
altrettanto valido strumento me-
todologico-operativo, comporta
il grosso rischio di trovarsi, alla
fine dello stesso, nell’impossibi-
lità di raccogliere le informazioni
cercate. Altro rischio in cui si può
incorrere facilmente lungo la con-
duzione di un colloquio è quello
di lasciare che esso spazi ‘natu-
ralmente’ in tutti gli ambiti possi-
bili o, all’opposto, che si ‘infossi’
su un tema. Ancora una volta
questo ci permette dire che l’ave-
re una griglia mentale di condu-
zione ci aiuta, se non ad evitare
completamente i rischi appena
descritti, almeno a tenerli sotto
controllo.
L’uso dello strumento del colloquio
in un C.I.C.
va inteso essenzial-
mente quale strumento per dar
corpo e ordine al divenire dello
stesso. Esso non ha e non deve
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