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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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IL CONFLITTO A SCUOLA
Matteo Cornacchia
Elena Zamparelli
IL VALORE DELLA MEDIAZIONE
PREMESSA
Nella letteratura pedagogica la
scuola viene solitamente presen-
tata come il luogo privilegiato in
cui avvengono processi di inse-
gnamento e apprendimento, di
socializzazione, di confronto fra
generazioni, di educazione e co-
educazione. Scurati (1997) ha
sostenuto, in proposito, che la
scuola è stata l’indiscussa prota-
gonista della pedagogia dell’età
moderna, al punto che le maggio-
ri espressioni del pensiero educa-
tivo, da Comenio in poi, vi si rife-
riscono come termine tipico e
traente della loro attenzione.
Negli ultimi anni, tuttavia, l’edu-
cazione come “fatto sociale” è
stata re-interpretata anche alla
luce del cosiddetto pensiero post-
moderno, che ne ha messo in evi-
denza gli elementi di crisi, di
incertezza, di complessità ed
imprevedibilità. Il momento
attuale, secondo Desinan (1998),
è caratterizzato da un vivo senso
di precarietà che, nella scuola, si
traduce in un disagio, specie fra il
corpo docente, che non è mai
stato così evidente ed esplicito.
«Vediamo tanti insegnanti inde-
boliti, spiega Novara, a causa
della loro difficoltà a trattenere
l’ansia della soluzione. Il loro
desiderio di tornare in una condi-
zione di ordine e di stabilità, il
desiderio, insomma, che le cose
tornino al loro posto, li indeboli-
sce»
1
. Le teorie organizzative
applicate ai contesti scolastici
hanno poi accentuato un elemen-
to, quello del conflitto, che in
passato non era mai stato assunto
come chiaro oggetto di analisi e
riflessione. In altri termini le
nostre scuole, essendo a tutti gli
effetti organizzazioni di servizio
alla persona, in cui coesistono
interessi e comportamenti diver-
si, sono
umanamente
luoghi con-
flittuali (Bonafè Schmitt, 1997). I
recenti episodi di cronaca del
liceo “Parini” di Milano o i
numerosi casi di bullismo che
periodicamente si segnalano
negli istituti scolastici sono lo
spot tristemente più efficace di
quanto andiamo dicendo. E que-
sti non sono che i casi più ecla-
tanti: il conflitto, nella realtà quo-
tidiana, può scaturire da ogni
relazione, sia simmetrica (cioè fra
persone che occupano la stessa
posizione nella struttura organiz-
zativa) sia asimmetrica (quando,
cioè, gli interlocutori non si tro-
vano sullo stesso piano, proprio
come avviene, ad esempio, fra
insegnanti e alunni).
Il fatto di non trovarsi d’accordo
su opinioni, idee, proposte, valu-
tazioni e decisioni è normale in
qualsiasi organizzazione e la
scuola non si sottrae certo a que-
sta logica. E’ sufficiente pensare,
in tal senso, alle tante situazioni
potenzialmente conflittuali che
avvengono non soltanto in classe,
fra alunni ed insegnanti, ma
anche all’interno del collegio
docenti, fra gli insegnanti e il
dirigente, fra personale docente e
non docente, a volte anche con le
stesse famiglie. Il problema, per-
tanto, non è di evitare i conflitti
(operazione realisticamente im-
probabile) ma di affrontarli nella
dovuta maniera. Il conflitto, sot-
tolinea Martello (2003), non può
essere soffocato o ignorato, né
demonizzato, ma va gestito e,
ove possibile, risolto costruttiva-
mente. Nella nostra cultura,
infatti, il termine conflitto evoca
immediatamente scenari di lotta,
di scontro, di rottura insanabile,
addirittura di guerra (non è un
caso che i due termini vangano
utilizzati come sinonimi). Questo
perché siamo abituati a pensare
che l’esito di un conflitto com-
porti necessariamente un vincito-
re e un perdente, se non addirit-
tura la sconfitta di entrambe le
parti. Diversamente il conflitto
può essere gestito attraverso il
processo di mediazione, che qui
intendiamo indagare, e che rap-
presenta una modalità per rego-
larlo in maniera costruttiva.
LE CONDIZIONI
ESSENZIALI
DEL PROCESSO DI
MEDIAZIONE
Facendo riferimento alle princi-
pali teorie che hanno affrontato la
questione, è possibile individua-
re alcune condizioni essenziali
che aiutano a delineare le caratte-
ristiche del processo di mediazio-
ne e a darne una definizione.
1^ V
olontarietà
: il procedimento
di mediazione, per essere effica-
ce, non può prescindere dalla
volontaria e libera accettazione di
entrambe le parti. Non ha impor-
tanza chi sia a prendere l’iniziati-
va (il più delle volte uno dei due
contendenti, oppure un terzo). La
cosa fondamentale è che il pro-
a mediazione scolastica
si configura non solo
come tecnica
di regolazione
dei conflitti ma,
soprattutto,
come forma di educazione
alla responsabilità
e al dialogo
L