14
QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
ORIENTAMENTO E SCUOLA
per muoversi efficacemente nella
conversazione con persone con
differenti basi culturali. Per
esempio, asserire e costruire sulle
idee degli altri, esprimere curio-
sità, ammettere dubbi sulle pro-
prie idee, domandare cosa pensa-
no gli altri riguardo a una data
questione, e indulgere nell’(auto)
ironia è essenziale per la creazio-
ne di un tale vocabolario.
Personalmente ho riscontrato dei
risultati particolarmente buoni
attraverso l’uso del dialogo come
strumento
di
valutazione.
Piuttosto che sottoporre indivi-
dualmente gli studenti all’irritan-
te faro del giudizio, li organizzo
in piccoli gruppi col compito di
risolvere insieme un dato proble-
ma. Non saranno valutati indivi-
dualmente, gli dico, ma sulla
qualità del dialogo tra loro.
Obbiettivo primario è che gli stu-
denti lavorino insieme per mette-
re a punto i criteri del buon dia-
logo ed è interessante notare che
questi criteri sono piuttosto
diversi da quelli con i quali valu-
tiamo nelle prove monologiche.
Se un buon tema scolastico, per
esempio, è tale perché è coerente
e porta ad una sola conclusione,
intesa come la migliore, un dialo-
go è buono quando accoglie mol-
teplici idee e non toglie voce ad
altri possibili punti di vista.
Come anche i miei studenti mi
hanno detto, in un buon dialogo i
partecipanti si prendono cura di
tutti gli altri, mentre la prova
individuale è soprattutto costrui-
ta secondo una logica di auto-
difesa e auto-valorizzazione.
Nelle mie classi il dialogo viene
di solito condotto via e-mail.
Questo permette una registrazio-
ne fedele dell’intera conversazio-
ne. Ho constatato che molti stu-
denti sono completamente presi
da queste interazioni, e che molti
ritengono questa un’utile espe-
rienza di apprendimento.
Educazione ecologica
e contestualizzata
Negli ultimi anni è stata posta un’
enfasi sempre crescente sull’ap-
prendimento in contesto. Anziché
padroneggiare dei concetti astratti
in una classe isolata dal mondo, si
tenta di collegarli a pratiche speci-
fiche. So che in Italia ha avuto, in
un certo periodo, notevole fortu-
na la cosiddetta pedagogia del
compito reale: molti esperimenti
in tal senso sono stati condotti in
un carcere minorile, dove un
gruppo di studenti detenuti (spes-
so analfabeti di ritorno) riceveva-
no dal Comune di una grande
città delle commesse per la pro-
gettazione e costruzione di giochi
per le scuole materne comunali.
Gli studenti poi, in gruppo, discu-
tevano sulle competenze loro
necessarie per lo svolgimento del
lavoro (dalla stesura di progetti di
massima, all’offerta di preventivi,
alla realizzazione pratica) e chie-
devano agli insegnanti supporto,
spiegazioni, e consulenza. Le com-
petenze venivano quindi messe a
punto su compiti reali e il fatto
che poi effettivamente i giochi
progettati e costruiti venissero uti-
lizzati dai bambini nei giardini
delle scuole materne costituiva
per quei ragazzi un grande motivo
di orgoglio. Questo spostamento
verso un’educazione basata sull’
ecologia è salutare sotto molti
aspetti. Fra l’altro, alla luce di
quanto stiamo dicendo, porta va-
lori aggiunti.
Primo, cominciamo ad insegnare
che le idee sono importanti o
meno a seconda delle loro conse-
guenze pratiche. Ci spostiamo,
quindi, verso una comprensione
della verità intesa come contestua-
le anziché universale.
Secondo, quando stiamo lavoran-
do per fini pratici possiamo intro-
durre più facilmente i problemi
relativi ai valori. Si potrebbe chie-
dere agli studenti, per esempio, di
progettare una strada che aiuti le
persone povere di una città a tro-
vare nuovi lavori. Va da sé che nel
farlo essi si troverebbero di fronte
a problemi come la modifica della
destinazione d’uso di terreni agri-
coli e di quartieri che eventual-
mente fossero sulla traiettoria della
strada.
Infine, quando gli studenti si saran-
no confrontati con delle significati-
ve sfide di tipo pratico, saranno
più plausibilmente capaci di ini-
ziare un dialogo e di valorizzare
la presenza di più punti di vista.
Se fossi uno studente e dovessi
proporre un piano di rivalorizza-
zione del mio quartiere, vorrei
sicuramente parlarne con i miei
vicini.
Allo stesso tempo, quando l’ap-
prendimento viene spostato dalla
classe alla realtà circostante, inizia-
mo anche ad attraversare quelle
linee che altrimenti separano e iso-
lano. Un esempio per tutti: l’edu-
cazione tradizionale ricompensa
gli studenti per il loro “andar bene
a scuola”. È il proprio livello di
eccellenza ad essere importante.
Le questioni personali/individua-
li e quelle della comunità vengono
così separate. Invece, ponendo le
esperienze educative all’interno
del mondo circostante, si dà una
crescente importanza al bene della
comunità. Il valore di ciascun pro-
getto può essere giudicato sulla
base di quale contributo possa
dare al mondo piuttosto che al sé.
Sono preoccupanti anche le divi-
sioni esistenti tra le varie branche
della cultura. Noi trattiamo la
separazione tra materie come la
biologia, la storia, la letteratura,
come se fossero naturali, come se
riflettessero delle divisioni nell’or-
dine naturale delle cose. Eppure,
queste distinzioni sono concentra-
■
25