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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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Orientamento e scuola
stili di vita, apriamo la porta
all’azione collaborativa. Capia-
mo che sono in gioco molteplici
valori e che l’incertezza permea
ogni decisione. E ci rendiamo
conto che il successo dei nostri
progetti dipende dal mettere
insieme le persone, scambiare
valori e opinioni, e allearsi per
ottenere il miglior risultato per
tutti.
In ordine alle cose da fare in un
gruppo classe allora, la ricerca
della pace ci porta a pensare a
progetti collaborativi tra studen-
ti. Nell’ultimo decennio, la spin-
ta verso le pratiche collaborative
nel campo dell’educazione è
stata vivace e produttiva. Il ruo-
lo tradizionale dell’insegnante
come organizzatore che convo-
glia il sapere viene abbandonato
in favore del ruolo di facilitatore
e modello. Agli studenti vengo-
no spesso assegnati dall’inse-
gnante compiti specifici, ma il
modo in cui si organizzano,
esplorano i dati rilevanti, pre-
sentano i loro risultati e le loro
opinioni, e valutano il loro lavo-
ro, è del tutto sotto il loro con-
trollo. Ma non è solo in questi
termini che gli studenti appren-
dono l’arte della produzione col-
laborativa, imparano dagli altri,
nel gruppo, come affrontare vari
problemi. E ancora, avendo fidu-
cia negli studenti, l’insegnante
dimostra rispetto per loro, un
elemento centrale nell’attuale
momento di crisi dell’obbedien-
za nel quale sta diventando indi-
spensabile insegnare negozian-
do, e utilizzare il meno possibile
il potere perentorio del ruolo.
Ciononostante, in questa marcia
verso la pratica collaborativa,
dobbiamo guardare anche oltre
il contesto classe. È ora molto
chiaro che le mura scolastiche
sono ingannevoli. Suggeriscono
che la scuola sia separata da ciò
che la circonda; che il suo suc-
cesso dipenda da ciò che vi acca-
de all’ interno. Eppure, è diven-
tato sempre più evidente, in que-
sti decenni, che ciò che accade in
classe non può mai essere sepa-
rato dalla vita familiare degli
studenti, dalle politiche locali,
dalle relazioni della comunità,
dall’economia, e così via. Allo
stesso tempo, mentre la maggior
parte di noi è pienamente consa-
pevole di queste interdipenden-
ze, la reazione si riduce troppo
spesso a una scrollata di spalle:
“che cosa posso farci?”
L’educazione orientata alla colla-
boratività è quindi chiamata al-
l’azione. È un invito a portare le
istituzioni scolastiche a contatto
con la comunità circostante.
Molte scuole negli Stati Uniti par-
tecipano ad attività di service
learning, ovvero attività pubbli-
che che permettono di chiarire e
approfondire gli argomenti af-
frontati in classe. Piuttosto che
fare semplicemente letture sui
problemi della povertà, per
esempio, gli studenti danno un
contributo ai servizi pubblici
nelle aree colpite dalla povertà.
In un suggestivo esempio di edu-
cazione collaborativa, Barbara
Rogoff e colleghe hanno svilup-
pato un programma che unisse
studenti, insegnanti e cittadini
della comunità. La loro opinione
(condivisa) era che l’apprendi-
mento avvenga più efficacemen-
te attraverso la partecipazione di
più attori. Di fatto l’educazione si
forma nelle relazioni. Così, par-
tendo dai loro rispettivi interessi,
gli insegnanti sviluppavano in-
sieme a genitori e studenti i pro-
grammi e le attività di classe.
Persino gli studenti più giovani
erano affiancati al progetto. E
anche i genitori venivano a scuo-
la per svolgere funzioni da co-
insegnante. A volte, studenti di
anni differenti erano raggruppati
a co-imparare. Il risultato fu un
successo: la creazione di una
larga comunità di studiosi, ognu-
no appoggiantesi all’altro e uniti
nell’esperienza della collabora-
zione.
Dialogo
Decisiva per ogni collaborazione
di successo è la capacità di con-
durre un dialogo efficace. I tradi-
zionali sistemi educativi non ci
aiutano molto in questo. Da una
parte gli studenti, molto conven-
zionalmente, sono preparati a
“giungere alle proprie conclusio-
ni”, e ad esprimere le loro idee
agli esami e nelle verifiche. Di
fatto, diventano competenti solo
nel monologo. Non solo, quando
li si invita al dialogo, questo è tra-
dizionalmente inteso come un
dibattito: una parte contro l’altra.
Il contesto sottinteso è che si rag-
giunge la verità attraverso la
ragione, e che il dibattito ci porrà
alla fine dalla parte giusta.
Tuttavia, il risultato è spesso che
gli studenti imparano in questo
modo i metodi per sconfiggere
l’avversario e a padroneggiare
strumenti retorici che screditano
l’intelligenza dell’altro. Raramen-
te vediamo i nostri studenti con-
gratularsi tra loro per una buona
conclusione raggiunta insieme, o
accettare di aggiungere alle loro
intuizioni le idee proposte da
altri. Mentre sono proprio queste
le modalità dialogiche funzionali
a una collaborazione efficace.
Non è l’arricchimento del lessico
individuale che in ultima analisi
porterà dei benefici alla società e
al mondo. Come sa ogni studente
un lessico fortemente arricchito è
la strada maestra per l’incom-
prensibilità. Potete abbagliare,
ma difficilmente verrete compre-
si. La componente davvero utile è
un vocabolario di azioni dialogi-
che, ovvero un ventaglio di risorse
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