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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
ORIENTAMENTO E SCUOLA
di filosofia e letteratura, che
spesso sono relegate in vecchi e
decrepiti quartieri. La verità
trionfa ancora sulla soggettività.
Negli ultimi decenni un lento ma
drammatico cambio di rotta ha
però preso piede nel mondo
accademico. Un sempre più
intenso e sofisticato apporto
della ricerca è riuscito a mettere
in crisi la verità. Forse la sorgen-
te più importante di queste posi-
zioni che catalizzano cambia-
menti si può trovare nella storia
della scienza. Come possiamo
spiegare, ci si chiedeva, i pro-
gressi nella conoscenza attraver-
so i secoli? Qui il famoso libro di
Thomas Kuhn,
La struttura delle
rivoluzioni scientifiche
, avanzava
una tesi di grande impatto. Ciò
che propose, è che il sapere
scientifico non si accumula,
come tradizionalmente riteneva-
mo. Una quantità sempre cre-
scente di ricerca non ci conduce
sempre più vicino alla verità ulti-
ma. Lo spostamento dalla fisica
aristotelica a quella newtoniana,
fino alla meccanica quantistica,
non è un passaggio da una cono-
scenza povera, scarsa, ad una
conoscenza superiore. Piuttosto,
spostamenti simili rappresenta-
no dei cambiamenti nel nostro
modo di vedere il mondo. Non
sappiamo “sempre di più”, ma
ad ogni spostamento sappiamo
differentemente.
È stato il lavoro di Kuhn a porta-
re nell’uso comune il termine
“paradigma”. Un paradigma, in
parole povere, consiste in un
dominio di assunti, procedimen-
ti logici, valori, metodi di ricerca
e strumenti di studio congiunti e
concordanti. Così gli assunti, i
procedimenti logici e gli stru-
menti del fisico newtoniano non
erano inferiori a quelli di un fisi-
co quantistico. Erano semplice-
mente differenti.
Permettevano un diverso domi-
nio di domande da porre, e ave-
vano differenti sfere di applica-
zione rispetto a quelle del fisico
quantistico. Tali argomenti sti-
molarono molti sociologi e antro-
pologi a studiare la vita sociale
nelle loro ricerche. A costoro
divenne sempre più chiaro che le
scienze fossero costituite da varie
piccole comunità, tribù, o culture.
Ognuna delle quali può essere
identificata dal proprio particola-
re paradigma. In questo senso le
culture scientifiche non sono
diverse dalle altre culture e reli-
gioni del mondo in generale.
Ognuno parla il proprio linguag-
gio e favorisce il proprio stile di
vita.
È una cosa di una certa impor-
tanza rendersi conto che differen-
ti campi del sapere costruiscono
il mondo in modi molto differen-
ti, ovvero che non c’è una strada
privilegiata verso la “vera veri-
tà”. Ma c’è anche un altro proble-
ma che richiede attenzione. Spes-
so riteniamo i vari campi del
sapere imparziali. Ovvero, men-
tre vari gruppi religiosi hanno
agende di valori, o ideologie,
come spesso le chiamiamo, le
varie discipline del sapere hanno
valori neutrali. Diciamo, per
esempio, che la matematica e la
biologia (a volte perfino la storia)
sono apolitiche.
Eppure, come il gran numero di
studiosi post-Kuhniani ha chiara-
mente dimostrato, tutte le disci-
pline del sapere contengono
impliciti valori e ideali. Non c’è
una prospettiva neutrale. Per
esempio, molte materie insegnate
nelle scuole pubbliche mettono
un accento particolare sulla logi-
ca e sull’evidenza della prova.
Insegniamo ai nostri studenti che
queste sono componenti indi-
spensabili per prendere decisioni
efficaci. Ma questa enfasi implici-
tamente degrada il ruolo che
hanno i valori, i desideri e le pas-
sioni nel contribuire alle nostre
decisioni. Si può sviluppare un
sistema logico per fare un sacco
di soldi, e anche se tutte le evi-
denze supportassero questo tipo
di logica, ciò non renderebbe in
alcun modo la decisione “buona”
in senso morale. Eppure, è pro-
prio questo “senso morale” che
viene in larga parte escluso dai
programmi. É tramite il senso
morale che acquistiamo coscien-
za delle implicazioni politiche
della storia, dell’ Eurocentrismo
della geografia tradizionale, dei
pregiudizi di genere nella biolo-
gia, dell’individualismo delle
ideologie in psicologia e così via.
Ogni comunità del sapere funzio-
na come una piccola religione;
ogni programma espande il pote-
re dei suoi impliciti valori e cre-
denze.
Queste ricerche sulla costruzione
sociale della conoscenza hanno
delle implicazioni di enorme
importanza per il mondo della
scuola. Nel contesto attuale rap-
presentano ricche risorse per
ragionare insieme sul contributo
dell’insegnamento al futuro della
pace mondiale. Ci permettono di
capire che quando le locali riven-
dicazioni di verità, oggettività, e
ragione iniziano a mascherarsi
come universali, entriamo in una
zona pericolosa. È quando cele-
briamo queste virtù nei nostri
programmi e metodi che le oscu-
re regioni di “ignoranza”, “arre-
tratezza” e “chiusura mentale”
(degli altri) divengono reali.
Oserei dire che intendiamo tutto
ciò molto bene a seconda di come
percepiamo gli altri. Diciamo:
“Perché loro non riescono a vede-
re che ci sono tanti modi di vede-
re le cose oltre quello?” o “Loro
dovrebbero capire che gli altri
hanno anch’essi diritto di pensar-
la come vogliono”. La cosa più
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