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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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L’ INSEGNAMENTO IN UN CONTESTO DI
Kenneth J. Gergen
CONFLITTUALITÀ MONDIALE
PREMESSA
Il conflitto ha sempre fatto parte
del panorama delle relazioni uma-
ne. Tuttavia, la nostra preoccupa-
zione principale riguardo ad esso
si è tradizionalmente rivolta ai
conflitti su larga scala come le
guerre tra nazioni, gruppi etnici,
o religioni. Potremmo racchiude-
re i principali conflitti del secolo
scorso nei termini di quelle che
chiamiamo Guerre Mondiali. Seb-
bene micidiale nelle implicazioni,
questo approccio al tema del con-
flitto ha portato ad un tipo di
confronto in cui è prevalsa una
disarmante semplicità. In que-
st’ottica infatti, potremmo facil-
mente identificare quando è ini-
ziato il conflitto, da che parte sta-
vamo, e quando ha avuto termi-
ne. Ma oggi il panorama delle
relazioni umane è notevolmente
diverso. La tecnologia permette
rapidi spostamenti attraverso i
continenti, opinioni e testimo-
nianze possono fare il giro del
mondo in microsecondi, possono
nascere rapidamente organizza-
zioni in grado di armarsi e indi-
vidui convinti che devono farla pa-
gare a qualcuno, possono procu-
rarsi ordigni letali con facilità. E
dove i convenzionali attrezzi di
guerra non sono reperibili, non
c’è limite ad altri modi creativi
con i quali seminare distruzione.
Provocare eventi letali è oggi
possibile ovunque; ogni straniero
è un potenziale nemico, e la pau-
ra del terrorismo diventa una co-
0stante nei rapporti umani.
Cosa ha a che fare tutto ciò con
l’insegnamento? Credo si debba
fare qualcosa di più che dare
un’occhiata a tutto ciò e conti-
nuare ad insegnare le verità dei
programmi tradizionali. O dob-
biamo sperare che le lezioni di
geografia, religione, educazione
civica, eccetera, libereranno in
qualche modo i nostri ragazzi
dai dogmi del passato, e permet-
teranno loro di interagire più
efficacemente con le devastanti
incertezze del presente? Non met-
to certo in discussione il dovere
della scuola di mantenere un
occhio vigile sui suoi studenti, o
di offrire programmi liberali;
queste cose dovrebbero sicura-
mente rimanere al loro posto.
Tuttavia viviamo tempi insidiosi,
ed è più importante chiedersi se i
nostri sistemi di insegnamento vi
siano adeguati. Per far avanzare
significativamente il dialogo su
questi temi, vorrei offrire una
proposta radicale. Io credo che in
larga misura ciò che sta sotto l’am-
pia condivisione delle nostre pra-
tiche d’insegnamento non contri-
buisca alla diminuzione del con-
flitto ma alla sua prosecuzione.
VERITÀ E PREGIUDIZI
Si è detto molto riguardo al modo
in cui i nostri programmi (curri-
cula) presentano una visione eu-
ro-centrica della cultura, della
geografia, della storia e della reli-
gione. Per tale punto di vista il
“non-europeo” è spesso ritenuto
un esotico “altro” o è addirittura
tagliato fuori dalle discussioni e
riflessioni che si fanno a scuola.
Non è mia intenzione qui discu-
tere i contenuti dei programmi
scolastici. Sono piuttosto le as-
sunzioni di fondo con cui noi
motiviamo il nostro insegnamen-
to, sia in termini di contenuto che
di metodo, che trovo sconcertan-
ti. Prendiamo gli ideali che gui-
dano il nostro agire: verità, og-
gettività, e pensiero razionale.
Non ci auguriamo forse, come
insegnanti, che tutti i nostri pro-
grammi incarnino questi ideali?
E non creiamo pratiche pedago-
giche atte a ri-innestare tali ideali
“nelle menti e nei cuori” della
gioventù? E sospetto anche che si
creda seriamente che se questi
valori prevalessero, i conflitti
letali diverrebbero lentamente
argomenti del passato, storia, e
che la verità oggettiva sostitui-
rebbe finalmente l’ interminabile
conflitto delle ideologie.
Ma permettetemi di ipotizzare che
siano proprio ideali di questo
tipo: verità, oggettività, e logica a
far oggi da ostacolo a un mondo
pacifico. Dico questo soprattutto
perché abbiamo concepito questi
ideali come realtà assolute. Li
reputiamo trascendenti la cultu-
ra, tali da essere abbracciati da
tutti i popoli. Per esempio, siamo
convinti dell’ importanza di “cer-
care la verità” e, con attenti studi
empirici, “trovarla” o “rivelarla”.
La verità ci precede; precede
tutte le culture. La sfida è trovar-
la. Così, per esempio, assumiamo
che guidati dalla ragione e dal-
l’osservazione abbiamo iniziato a
capire che forma avesse la Terra,
e abbiamo scoperto che è appros-
simabile ad una sfera. E diciamo
che è vero che la Terra sia sferica,
noncuranti della cultura e storia
di ciascuno. Allo stesso modo
assumiamo che la verità sia
oggettiva; se tutti potessimo con-
siderare la terra senza impedi-
menti mentali o ideologici, sa-
programmi educativi
potranno dare un
contributo positivo
al futuro solo coltivando
la valorizzazione del
dubbio
anziché quella
della certezza
I
LA POSITIVITÀ DELL’INCERTEZZA NELLA PRATICA EDUCATIVA