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PROFILO DEL PITTORE TIZIANO TURRIN
Nell’ambito della cultura figurativa friulana del secondo Novecento, ma anche
durante il decennio precedente la seconda guerra mondiale, Tiziano Turrin
veniva considerato uno degli autori più acuti della pittura di qualità. Era nato
a Tarcento nel 1912, dove rimase quasi per tutta la vita e dove, nel 1975, con-
cluse prematuramente la propria esistenza, percorsa non senza problemi e tra-
vagli.
Il padre Cesare era pittore, pioniere della fotografia, ceramista, restauratore,
scenografo, organizzatore di feste e autore di fuochi d’artificio, una sorta di
mago, ascoltato da tanti giovani che si avvicinavano alle discipline espressive;
mentre le sorelle Erminia e Cora gestivano uno studio fotografico assieme al
fratello Arrigo, e di pittura si dilettava non senza qualità anche il fratello
Giacomo, prima di scegliere definitivamente la professione di dentista. Tiziano
era dunque un figlio d’arte, fin da giovane il più dotato e ammirato: un vêr
pitór.
In gioventù, nelle pause concesse durante il servizio militare, ebbe un intenso
sodalizio con Giovanni Toffolo, che diventerà il grande Anzil dalla figurazione
magica, nordica e nello stesso tempo realista, e con il cadorino Fiorenzo Tomea,
il più anziano e già quotato autore di immagini liriche e sospese in un clima
quasi metafisico. Amicizie che dureranno.
Nel dopoguerra, molte figure, affermate o emergenti, di artisti, scrittori, intel-
lettuali, appassionati d’arte, uomini d’ingegno convergevano a Tarcento quan-
do la “Perla del Friuli” era un centro di cultura estremamente vivo. Erano gli
anni in cui facevano le loro apparizioni Giuseppe Zigaina, Pier Paolo Pasolini,
Mario Cerroni, Canci Magnano, Elio Bartolini, Luciano Morandini, Tito
Maniacco, Arturo Manzano, Giovanni Ragagnin, Vittorio Marangone, Licio
Damiani e tanti altri che si univano ai tarcentini Francesco Tentori, Luciano
Ceschia, Tito Tonelli, Bepi Zanello, Gianni Cimetta, Aldo Boldi, Aulo, Macor,
Alfredo Croatto, Elia Fabrizio, Cagnolini. Erano ammiratori di Turrin, di quel-
la maestria, innata e coltivata, che dimostrava nel disporre il colore sulla tela,
di quella poetica malinconia che esprimeva in paesaggi, nature morte, masche-
re, ritratti e tutti assentivano dinanzi alle ironiche figurazioni uscite dalla sua
matita pungente.
Dotato di natura poetica e, quindi, di temperamento sensibile, anche Turrin
(come altri artisti non solo friulani) subì una momentanea “crisi” quando nel
dopoguerra si aprirono le frontiere, dopo vent’anni di autarchia culturale fasci-
sta, e apparvero le opere delle avanguardie europee, condizionate dal “canni-
balismo” di Picasso.
Negli anni Cinquanta e Sessanta fu presente in molte esposizioni regionali
(ottenendo anche diversi premi); si fece notare nella Mostra Triveneta d’arte
contemporanea, una iniziativa nata proprio a Tarcento nell’epoca d’oro; talvol-
ta vittorioso partecipò a diversi concorsi ex tempore, che in quegli anni non
solo rappresentavano importanti momenti d’incontro e veicolavano cultura,
ma offrivano risultati di buona pittura.
Uno spleen esistenziale lo accompagnò costantemente, era una sorta di “pena
del vivere” che invase progressivamente l’esistenza di Tiziano Turrin, tanto che
negli ultimi anni la sua vena poetica si affievolì.
Nel 1982 il Comune di Tarcento gli dedicò una esposizione antologica con rela-
tivo catalogo. In questi ultimi tempi, alcuni collezionisti e cultori d’arte stanno
pensando ad una riscoperta o, meglio, ad una rivalutazione della sua opera.
Riccardo Toffoletti
Si ringraziano i proprietari delle opere di Tiziano Turrin, che ne hanno conces-
so la riproduzione per essere presentate su Quaderni di Orientamento.
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