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Spazio aperto
canto all’altro i membri finora in
conflitto ha di per sé un significato,
in quanto rende possibile, seppure
con un artificio, la coesistenza di
punti di vista diversi, cosa che di so-
lito è temuta e contemporanea-
mente desiderata dai figli” (Mazzei,
2002, 97). È una prova particolar-
mente efficace in quelle situazioni di
conflitto nelle quali i genitori hanno
cullato l’idea, o forse la speranza,
che le tensioni genitoriali non abbia-
no avuto ripercussioni sui figli che, a
loro dire, neppure sarebbero a co-
noscenza dei problemi legati alla
separazione. È strabiliante osservare
nel corso dell’incontro la reazione di
sorpresa dei genitori, a volte anche
di uno solo, nel registrare che i figli,
indipendentemente dall’età, hanno
una conoscenza di ciò che è acca-
duto, o sta accadendo, di gran lun-
ga maggiore rispetto alle aspettati-
ve degli adulti. I genitori, a questo
punto, spesso realizzano un netto vi-
raggio rispetto alle posizioni iniziali,
divenendo più capaci di accettare
le richieste e le osservazioni l’uno
dell’altro, addivenendo così ad ac-
cordi prima più difficilmente otteni-
bili.
Il comportamento dei bambini du-
rante il disegno congiunto è impron-
tato, nella quasi totalità delle situa-
zioni, ad una partecipazione molto
attiva e soprattutto giocosa, che
permette loro di interagire con en-
trambi i genitori liberamente e spon-
taneamente. Non a caso nella fase
di discussione del lavoro prodotto,
ma a volte mentre stanno ancora
disegnando, si sentono liberi di fare
domande ai genitori, di parlarsi tra
loro, di interagire con il professioni-
sta e anche di sottolineare i disagi e
le difficoltà che vivono, nonché di
esprimere aspettative e speranze
circa la situazione di conflitto tra i
genitori. Il mediatore potrà in questa
fase favorire l’interazione ponendo
alcune domande e assumendo una
funzione di contenimento dell’intero
sistema, rassicurando in tal modo i
bambini circa l’affidabilità del con-
testo in cui si trovano.
L’utilizzo del disegno congiunto si di-
versifica non solo in base al contesto
di applicazione, ma anche a secon-
da delle scelte tecniche del profes-
sionista che lo utilizza. Personalmen-
te ritengo che debba essere sommi-
nistrato in un unico incontro, o al
massimo due, nel corso del quale i
partecipanti effettuano il disegno e
lo commentano. Il ruolo del media-
tore “è limitato alla guida dei geni-
tori nella formulazione di ipotesi che
successivamente potranno suppor-
tare le loro scelte” (Mazzei, 2002,
98). Difatti, “nella mediazione l’inte-
resse è concentrato sulla produzio-
ne di un materiale familiare, che ser-
ve al sottosistema genitoriale per in-
terrogarsi sui bisogni e sulle esigenze
dei figli” (ibidem).
CONCLUSIONI
La mediazione familiare sistemica è
un intervento che, partendo dal
conflitto coniugale, si rivolge al futu-
ro genitoriale, cercando così con-
temporaneamente di favorire
aspetti separativi, che attengono
alla coniugalità, e di promuovere
elementi di unione, che attengono
alla genitorialità. Nel dibattito tra
coloro che ritengono che il proces-
so di mediazione debba guardare
solo al futuro e mai al passato e co-
loro che invece sostengono l’impor-
tanza di comprendere le famiglie
partendo dalla conoscenza della
loro storia, si inserisce l’efficace im-
magine metaforica proposta da
“Aldo Morrone, maestro carismatico
di quasi tutti i mediatori del mondo,
che parla della mediazione come
di un’automobile dalla quale si de-
ve guardare avanti attraverso il pa-
rabrezza, ma senza dimenticare di
dare spesso un’occhiata agli spec-
chietti retrovisori” (de Bernart, 2002).
In definitiva la mediazione familiare
può “assumere il significato di un in-
tervento che non solo tende a ridur-
re gli aspetti cruenti del conflitto in
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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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Tina Modotti,
Mani di operaio
, Messico 1927
1...,72,73,74,75,76,77,78,79,80,81 83,84,85,86,87,88,89,90,91,92,...127
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