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Spazio aperto
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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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questo tema potremmo dire che
“la coppia ideale è quella all’inter-
no della quale la crescita del sin-
golo membro viene aiutata o addi-
rittura potenziata, comunque non
ostacolata dall’altro. Perché que-
sto avvenga è necessario prima di
tutto che ciascuno dei due membri
desideri questa crescita, che com-
porta una separazione ed una dif-
ferenziazione dalla famiglia d’origi-
ne e dalla sua cultura. È importan-
te che ciascuno dei membri possa
aiutare l’altro in questa crescita
svolgendo per suo conto una fun-
zione di critica costruttiva, ed è in-
dispensabile che ciascuno dei due
membri permetta all’altro di aiutar-
lo, e si fidi di lui “ (de Bernart, Bural-
li op. cit.), come dire che ciò che
non funziona è la delega all’altro,
ma ciò che è indispensabile è l’aiu-
to reciproco.
IL CONFLITTO
Uno degli elementi che ha caratte-
rizzato sin dai suoi primi passi
l’A.I.M.S. è stato quello di “conside-
rare il conflitto come un evento nor-
male nella misura in cui, nel mondo
delle relazioni umane, esistono inevi-
tabilmente pluralità di punti di vista,
pluralità di visioni del mondo perfet-
tamente coerenti e logiche e al
tempo stesso in contrapposizione
con altre visioni del mondo altret-
tanto coerenti e logiche” (Busso,
2001a, 15).
Parlando di conflitto non si può evi-
tare di fare riferimento al tema delle
differenze. Ogni individuo, nella
quotidianità, è continuamente mes-
so alla prova nella sua capacità di
riconoscere, accettare e tollerare
tutto ciò che non ha caratteristiche
assimilabili o sovrapponibili a quan-
to gli appartiene e gli è noto. Evi-
denziavo in un precedente lavoro
(2002, in via di pubblicazione), che
“la scommessa più rischiosa consiste
to fisiologica sia, almeno fino al
passaggio dall’adolescenza all’età
adulta, la posizione di chi spera di
non assomigliare alla madre o al
padre oppure spera di evitare di ri-
petere esperienze frustranti osser-
vate nella relazione tra i genitori. Il
desiderio di accrescere le proprie
potenzialità e di migliorare la posi-
zione raggiunta dalla generazione
precedente è una molla indispen-
sabile per l’evoluzione personale.
Quando tale aspirazione diventa
però l’obiettivo essenziale di tutta
la propria vita, elevato è il rischio di
riproporre, in parte o in toto, proprio
quegli schemi e modelli che si sono
percepiti come disfunzionali nelle
dinamiche relazionali della genera-
zione precedente.
Un punto da cui partire è che ogni
coppia è composta da due perso-
ne che hanno alle loro spalle “due
famiglie d’origine, ciascuna delle
quali con una storia ed una cultura
che avranno, inevitabilmente,
un’influenza sulla nuova famiglia.
Al momento dell’incontro ciascuno
dei due partner porta, infatti, con
sé tutto il bagaglio culturale della
propria famiglia d’origine. Ama e
condivide solo una parte di questa
eredità familiare, ma è influenzato
da tutto l’insieme di essa” (de Ber-
nart 2001).
Nella fase di innamoramento en-
trambi i soggetti coinvolti spostano
sull’altro sia il desiderio di trovare so-
luzione alle disfunzioni della prece-
dente generazione, sia “le proprie
idee, immagini e funzioni, che mal si
integrerebbero con quanto ognuno
ha preteso di conoscere di se stes-
so” (Menghi, op. cit., 49).
Potremmo dire che la coppia è in
grado di utilizzare tali meccanismi
proiettivi in modo positivo, riuscendo
così a stare meglio, “quanto più rie-
sce ad adattarsi alle esigenze con-
nesse con il processo evolutivo dei
due individui che la compongono;
non solo adattarsi, ma favorirne lo
sviluppo. Ciò avviene quando cia-
scuno è in grado di utilizzare a favo-
re dell’evoluzione delle proprie po-
tenzialità lo scambio con l’altro”
(Menghi, op. cit., 49).
Diventa a questo punto fondamen-
tale come si esce dalla fase di inna-
moramento: se ognuno è progressi-
vamente in grado, attraverso una
costante e graduale rielaborazione,
di riappropriarsi dei propri obiettivi e
di riconoscere ed accogliere quelle
parti di sé che ha spostato sull’altro,
ci sarà il passaggio alla cosiddetta
fase della disillusione, nella quale l’al-
tro può essere sì di aiuto, ma non po-
trà mai sostituirsi al partner nel perse-
guimento dei suoi traguardi. In assen-
za di un adeguato processo elabo-
rativo, la coppia esce dall’innamora-
mento attraverso dei pesanti livelli di
delusione, in quanto ognuno perce-
pirà l’altro identico a com’era prima
dell’incontro, con gli stessi problemi e
le stesse difficoltà a guardarsi dentro.
In realtà la vera delusione è verso se
stesso, ma darà la responsabilità, o
meglio la colpa, di questo mancato
cambiamento all’altro perché non è
stato in grado di rispondere alle atte-
se e non ha mantenuto gli “impegni”
a cui aveva invece mostrato di poter
adempiere.
L’evoluzione della delusione così in-
stauratasi può essere molteplice, ma
molte volte produce un conflitto che
la coppia stessa non è in grado di af-
frontare e di gestire. L’evoluzione di-
pende, tra le tante variabili, anche
dalla fase del ciclo vitale in cui si tro-
va la coppia; ad esempio, la pre-
senza di figli piccoli spesso fa sì che
la coppia opti per un congelamento
del conflitto, con la messa in campo
di consistenti meccanismi di evita-
mento, con l’idea di riprendere in
mano la propria vita una volta che i
figli abbiano raggiunto la maggiore
età. Altre coppie, invece, preferisco-
no dare pieno sfogo alla delusione
impegnandosi oltremodo nel conflit-
to stesso, fino a raggiungere livelli
estremi di aggressività reciproca.
Per concludere la trattazione di
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