grado di ascoltarlo, avendo libera-
to il proprio “udito” dalle urla del
contendere.
LE TECNICHE
DI MEDIAZIONE
Non mi soffermerò sulle varie tecni-
che utilizzabili nel corso degli incon-
tri di mediazione, sia perché occu-
perebbero uno spazio eccessivo, sia
perché ampiamente e puntual-
mente descritte in numerosi testi tra
i quali segnalo quelli di Haynes e
Buzzi (1996), di Emery (1994) e di
Mazzei (2002).
Vorrei però brevemente soffermarmi
su una tecnica molto efficace nel
lavoro in presenza dei figli denomi-
nata “disegno congiunto della fami-
glia”, messa a punto da Cigoli, Ga-
limberti e Mombelli (1988) per le
consulenze in ambito peritale, È
però una tecnica utilizzabile in vari
contesti (quello peritale, durante
una mediazione familiare, nel corso
di una psicoterapia focale, altri-
menti definita di divorzio, nel corso
di una psicoterapia di coppia, allor-
ché si intravede l’opportunità e l’uti-
lità di far intervenire i figli durante
una o al massimo due sedute del
processo terapeutico), apportando
idonee variazioni a seconda dell’o-
biettivo che ci si propone.
Si tratta di un incontro che prevede
la contemporanea presenza dei
due genitori e di tutti i figli e la con-
segna viene così data: “oggi vi
chiediamo di fare un disegno assie-
me, di rappresentarvi come genitori
e figli come siete ora, mentre state
facendo qualcosa. Ognuno di voi
può disegnare se stesso o gli altri,
come preferisce. Potete disegnare
le persone in qualsiasi posizione del
foglio. Adesso ognuno di voi prende
un pennarello per disegnare e tiene
lo stesso colore fino alla fine del di-
segno (1988, 57)”.
La possibilità di “mettere l’uno ac-
Spazio aperto
pria vita, che è quello di permette-
re una crescita dei figli come sog-
getti altro da sé.
Questo obiettivo nel corso della
mediazione viene realizzato attra-
verso varie tappe, ma il nucleo
centrale è rappresentato dal per-
corso effettuato per raggiungere
gli accordi conclusivi attraverso
una riflessione attenta, minuziosa,
puntuale su tutti i problemi possibili,
così da cogliere le sfumature, i det-
tagli e soprattutto il rapporto tra af-
finità e differenze delle varie posi-
zioni. Tutto ciò perché la riflessione
su ogni minimo aspetto che riguar-
di la separazione e la gestione dei
figli e dei beni consente un’apertu-
ra mentale a persone che, a causa
del profondo dolore, si sono rinchiu-
se in meccanismi rigidi, stereotipati
e automatici. La stesura degli ac-
cordi è così un’occasione per recu-
perare fiducia nelle proprie capa-
cità e risorse e per percepire che vi
è uno spazio interiore per far emer-
gere il dolore senza che questo di-
strugga, in modo invasivo, tutte le
altre aree di vita.
Molte volte si incontrano genitori se-
parati che riferiscono di non potersi
permettere di dare sfogo alla pro-
pria sofferenza per il timore di far sof-
frire figli e familiari, senza compren-
dere che è proprio questo mecca-
nismo che in realtà finisce per
preoccupare ancor più le persone
vicine. Sperimentare invece la possi-
bilità di riappropriarsi del proprio
personale disagio senza venire me-
no alle responsabilità genitoriali è,
appunto, una importante iniezione
di fiducia verso se stessi e verso l’al-
tro genitore.
La firma di accordi ottenuti con
una forzatura o come frutto del
desiderio di chiudere al più presto
la vicenda per non incontrare più
l’altro hanno vita breve, in quanto
non scaturiscono da una laborio-
sa, e pertanto faticosa, elabora-
zione a più riprese di tutte le que-
stioni riguardanti la partecipazione
condivisa alla crescita dei figli. Du-
rante una lezione di un corso di
mediazione familiare sistemica,
un’allieva si interrogava sul motivo
per cui occorrono 10-12 incontri
con i genitori per arrivare a stipula-
re gli accordi finali di una media-
zione, visto che i punti da trattare
in fin dei conti non sono poi così
tanti. La risposta sta proprio nella
necessità di favorire una costante
riflessione sui vari argomenti, rifles-
sione che a sua volta, attivando
altri e a volte nuovi pensieri e nuo-
ve soluzioni, consente a padre e
madre di acquisire e di far proprio
uno “strumento” utile per giungere
a confrontarsi prima e a decidere
poi.
Nella mia esperienza i figli, quando
sono stati coinvolti, e ciò non è ac-
caduto costantemente, hanno
sempre vissuto l’interazione con i
genitori e con il mediatore in modo
liberatorio, nel senso che si sono
sentiti “sollevati” dal peso di essere
loro a dover intervenire nella rela-
zione conflittuale tra i genitori e, so-
prattutto, hanno percepito che il
loro dolore non aveva più bisogno
di essere “gridato” in quanto i geni-
tori apparivano nuovamente in
81
QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
21
Tina Modotti,
Esterno dello stadio
, Messico 1926