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• I cambiamenti nel concetto di sé
( concetto di sé come individuo
essenzialmente autonomo).
• Il ruolo dell'esperienza (l'espe-
rienza accumulata costituisce la
base per nuovi apprendimenti -
cambia lo stile cognitivo).
• La disponibilità ad apprendere
(le esigenze di apprendimento
sono più mirate e finalizzate al
raggiungimento di obiettivi
specifici).
• L'orientamento nell'apprendi-
mento (l'adulto tende ad orien-
tarsi verso un apprendimento
centrato sui problemi).
Assumendo questo punto di vista,
la formazione continua, quella che
caratterizza l'utenza degli adulti, si
differenzia dalla formazione di ba-
se, generalmente intrapresa una
volta nella vita; è formazione appli-
cativa e riveste il carattere di ag-
giornamento professionale perma-
nente.
Questi sono i principi che il forma-
tore di adulti deve tenere in grande
considerazione, per cui non si pos-
sono proporre lezioni
ex cathedra
,
frontali o che consistano comunque
in una trasmissione di contenuti a
senso unico, ma si deve cercare la
cooperazione e adottare nuove me-
todologie di insegnamento che ca-
ratterizzino appunto un rapporto
tra pari, come lezioni-laboratorio,
basate per es. sul
cooperative lear-
ning,
sul
role playing
e sul
problem
solving.
Il ruolo del formatore sarà essen-
zialmente quello di facilitatore di
forme di apprendimento esperen-
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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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ziale. È chiaro che applicare meto-
dologie di questo tipo anche al mo-
dello pedagogico aiuta sicuramen-
te a migliorare la relazione e a ren-
dere più efficace l’azione educati-
va; probabilmente nessun inse-
gnante è convinto, al giorno d’og-
gi, di poter sfruttare la condizione
di subordinazione in cui soggiac-
ciono i suoi allievi, per gestire l’au-
la secondo i modelli tradizionali
della lezione frontale
tout court
, li-
mitandosi a registrare in modo più
o meno burocratico ogni avanza-
mento o cedimento nel profitto dei
suoi allievi .
Non voglio dire che i metodi tradi-
zionali non funzionassero un tem-
po ma, come ho già avuto modo di
ribadire in miei contributi prece-
denti (3), gli alunni che abbiamo di
fronte oggi sono molto diversi da
quelli del passato e non possiamo
non considerare questa evoluzione,
a meno che non ci rassegnamo ad
una distanza tra noi e i nostri allie-
vi che è destinata ad approfondirsi
sempre più mettendoci in crisi pro-
prio come educatori, perché ci tro-
veremmo a “parlarci” addosso, co-
me si suol dire. Le maggiori diffe-
renze insite nel
modello andragogico
riguardano dunque :
• il bisogno di apprendere;
• il concetto di sé del discente;
• il ruolo dell’esperienza del di-
scente (il suo vissuto);
• la disponibilità all’apprendi-
mento;
• l’orientamento verso l’appren-
dimento (non centrato tanto sul-
le materie, ma sulla vita reale);
• la motivazione.
Gli adulti immettono nel loro con-
tratto formativo il loro vissuto, per
cui l’apprendimento si manifesta
più come integrazione e adattamen-
Orientamento e scuola
Tina Modotti,
Luz Jmenez e il suo bambino
, Messico 1927
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