bertà di pensiero stimolata dall’origi-
nalità del mezzo utilizzato. La possi-
bilità di vedere immediatamente un
risultato tangibile delle proprie atti-
vità, potendo ad esempio visionare in
tempo reale le riprese svolte, ha favo-
rito l’impegno verso il risultato.
SPERIMENTARE
RUOLI DIVERSI
L’abbandono scolastico può essere
visto non solo come mancanza di
motivazione allo studio di un deter-
minato sapere, quanto come incapa-
cità di interpretare un ruolo che
spesso l’istituzione scolastica asse-
gna in modo rigido allo studente. Il
ruolo può essere definito come “l’in-
sieme delle aspettative che la perso-
na stessa e gli altri soggetti che inte-
ragiscono nell’ambiente … hanno
nei confronti di chi occupa una spe-
cifica posizione organizzativa”
(Jackson, Schuler, 1987). (8) Cosa
prevede il ruolo di studente? Esso
comporta delle aspettative relative
ad alcuni comportamenti precisi, co-
me ad esempio stare seduti durante
le ore di lezione in silenzio ad ascol-
tare, aderire ad alcune regole dell’i-
stituzione scolastica che compren-
dono una definizione di relazione
con l‘autorità. Sono proprio a questi
modelli di comportamento che spes-
so i ragazzi non riescono ad ade-
guarsi, mettendo in atto, di contro,
comportamenti molto difformi, d’in-
sofferenza. Le regole sono spesso in-
frante e hanno come conseguenza la
sanzione scolastica sotto forma di
”rapporto” o di “sospensione”.
Nel progetto “La scuola che voglio”,
con il
role playing
in aula e le vere e
proprie interviste riprese dalla vi-
deocamera, i ragazzi hanno speri-
mentato componenti differenti del
ruolo di studente, che comportava-
no, ad esempio, diverse modalità di
relazione con l’autorità. Come l’in-
tervista che è stata effettuata con il
preside (scheda n. 2), in cui i ragazzi
di due classi hanno costruito le do-
mande e quattro di loro le hanno ri-
volte al preside di fronte alla video-
camera e ai compagni. Già nell’im-
postazione delle domande i ragazzi
hanno potuto superare il tradiziona-
le ruolo di studente rispetto all’auto-
rità scolastica sanzionante, svilup-
pando un atteggiamento di curiosità
rispetto al percorso professionale del
preside o alle difficoltà personali che
comporta il passaggio da insegnante
a preside. Gli studenti hanno potuto
inoltre avviare, durante l’intervista,
una riflessione comune sugli aspetti
problematici della scuola, sulle origi-
ni della sua fama negativa, sulla cri-
tica di alcune regole dell’istituzione.
Nel realizzare l’intervista (che facen-
do parte del video finale, diventa un
prodotto tangibile), come nelle
simu-
late
precedenti con i professori, han-
no sperimentato un diverso modo di
relazionarsi all’autorità, scoprendo
nuove possibilità di interazione. Gli
studenti hanno inoltre sperimentato
il ruolo di ricercatori sociali, co-
struendo un’intervista con i compa-
gni stessi, ponendo le domande e
raccogliendo le risposte in una sinte-
si poi esposta alla videoamera. Du-
rante questa attività hanno stupito
gli operatori dimostrando di coglie-
re molto bene alcune dimensioni del
disagio scolastico, ponendo sponta-
neamente domande come “Vieni a
scuola per obbligo o per scelta?” op-
pure “Come è stato il passaggio dal-
le medie alle superiori?”, “Quali so-
no i rapporti con i compagni?”
Concludendo, si può affermare che
il progetto nelle sue diverse fasi ha
raggiunto risultati positivi in rela-
zione agli obiettivi prefissati. In par-
40
QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
21
zare un mediatore che ne stimolas-
se la creatività.
Sviluppare un progetto nuovo, ela-
borando in modo originale elemen-
ti preesistenti ha significato, in que-
sto contesto, convogliare lo stato di
malessere, rispetto all’istituzione
scolastica, in un prodotto nuovo e
originale nel quale i ragazzi hanno
potuto esprimere le proprie idee; ta-
le processo, dunque, ha comportato
una serie di conseguenze positive.
Innanzi tutto, l’utilizzo del pensiero
creativo anche per piccole attività;
ad esempio far ideare ai ragazzi le
domande da porre nelle interviste o
creare una canzone sul tema delle
problematiche della scuola, fornisce
una sensazione di controllo rispetto
a quello che si fa, con conseguenze
rispetto all’intero processo educati-
vo. Dà la sensazione di poter quin-
di intervenire con apporti personali
su di esso, riappropriandosene in
qualche modo.
In secondo luogo creare incoraggia
ad esplorare le proprie possibilità, a
non avere paura di sbagliare, e dun-
que infonde fiducia nelle proprie ri-
sorse (7). Si può affermare che stimo-
lare la creatività può avere effetti po-
sitivi sull’autostima dei ragazzi. Co-
me si è rilevato, dai dati raccolti nella
prima fase, una delle problematiche
presenti in molti studenti è la scarsa
fiducia nelle proprie possibilità di
riuscire nello studio. Infatti, nelle fasi
iniziali della creazione del video,
molte sono state le resistenze da par-
te dei ragazzi che sostenevano di non
avere nessuna idea da esprimere o di
non essere capaci di porre concreta-
mente le domande di fronte, ad
esempio, a figure significative come il
preside. Pur considerate alcune diffi-
coltà più “resistenti” all’intervento,
molti studenti si sono messi alla pro-
va in attività di creazione superando
la paure iniziali, anche grazie alla li-
LA SCUOLA CHE VOGLIO