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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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sia della propria identità personale
che sociale; significa cioè non esser
in grado di interpretare il ruolo che
spesso famiglia e società congiunta-
mente attribuiscono. Il progetto “La
scuola che voglio”, che ha coinvolto
un’équipe di operatori facenti parte
dell’agenzia formativa Pratika (1), si
configura come un intervento di
prevenzione, in un contesto partico-
larmente a rischio: un istituto di
istruzione secondaria superiore in
cui il tasso di abbandono medio è
nettamente al di sopra dei valori di
riferimento provinciali. In particola-
re il progetto si è rivolto alle prime
classi nelle quali la problematica è
particolarmente rilevante. I costi
personali, come quelli sociali, del fe-
nomeno della “dispersione scolasti-
ca” sono molto forti. In realtà si trat-
ta di un fenomeno complesso che si
manifesta in forme diversificate e in
cui intervengono molteplici fattori
causali. (2)
Assumendo il punto di vista dell’in-
dividuo, è senza dubbio centrale l’a-
spetto legato alla costruzione identi-
taria. Molti spunti che ci provengo-
no dalla letteratura sull’identità so-
ciale si riferiscono al ruolo giocato
dall’appartenenza ad un gruppo
nella costruzione della propria iden-
tità. Riprendendo ad esempio la de-
finizione di Taifel (3) (l’identità so-
ciale è “quella parte della concezio-
ne di sé che deriva dalla consapevo-
lezza di essere membro di un grup-
po, o più gruppi sociali, oltre che dal
rilievo emozionale collegato a que-
sta condizione di membro”) si coglie
specificatamente quest’aspetto. In
particolare, secondo questo autore,
l’individuo aderisce a quei gruppi
che sono in grado di dare un’im-
pronta congruente alla propria iden-
tità e “abbandona” quei gruppi che
invece portano un contributo negati-
vo. È attraverso l’interazione che si
creano le immagini reciproche dei
gruppi, che possono essere descritte
in termini di “rappresentazioni so-
ciali “. Come si comporterà un ra-
gazzo che nella fase dell’adolescen-
za per cui il rilievo emozionale, per
riprendere le parole di Taifel, del-
l’appartenenza a un gruppo è parti-
colarmente forte, per il quale il pro-
blema identitario assume connotati
così importanti, nel trovarsi a far
parte di una struttura che ha spesso
un’immagine esterna con forti ele-
menti di negatività? Alcuni istituti
professionali, ad esempio, assumo-
no spesso all’interno del sistema del-
la scuola superiore una rappresenta-
zione con aspetti connotati negativa-
mente: si tratta di scuole “semplici”,
dove si iscrivono gli studenti che
non hanno voglia di studiare, rap-
presentazione emersa a più riprese
durante gli incontri con i ragazzi,
che si sentono così percepiti dal
mondo esterno per il solo fatto di
frequentare quella determinata
scuola e non un’altra.
Se sommiamo i fattori socioecono-
mici, le difficoltà di apprendimento
alla problematica identitaria, la rea-
zione più ovvia per un ragazzo
adolescente sembra proprio l’ab-
bandono. Abbandono che si mani-
festa spesso attraverso una “serie di
segnali di allarme” precedenti al
vero e proprio distacco dalla scuola.
GLI OBIETTIVI
DEL PROGETTO
Il progetto “
La scuola che voglio
” si è
strutturato in una serie di incontri
di gruppo con i ragazzi delle prime
classi durante un periodo comples-
sivo di sei mesi. Si è operato in
un’ottica preventiva, intervenendo
su alcuni dei fattori causali dell’ab-
«P
LA SCUOLA CHE VOGLIO
UN PROGETTO DI RICERCA E PREVENZIONE
DELLA DISPERSIONE E DEL DISAGIO SCOLASTICO
Livia Bruscaglioni
PREMESSA
Essere adolescente comporta una se-
rie di compiti cognitivi e sociali com-
plessi strettamente legati all’affron-
tare le fasi di “
transizione
” caratteri-
stiche di questo periodo della vita.
Nelle scelte dei percorsi formativi e
professionali è messo in gioco l’inte-
ro concetto di sé dell’adolescente,
che con ancor più forza dell’adulto
si trova ad affrontare continue ri-
strutturazioni della propria identità
a partire dalla proprie esperienze di
vita. Una delle esperienze più signi-
ficative per i ragazzi che si affaccia-
no alle soglie dell’adolescenza è pro-
prio quella della scuola, consideran-
do che il ruolo sociale per eccellenza
che viene attribuito ad un ragazzo di
quest’età è quello di essere studente
con tutte le implicazioni in termini
di comportamento individuale che
esso comporta. Abbandonare la
scuola nel delicato momento dell’a-
dolescenza significa quindi dover
affrontare un fallimento in termini
erché secondo lei questa
scuola ha una fama
negativa? Si dice che
vengono svolti programmi
molto semplici, che sia
frequentata da ragazzi che
non hanno voglia di
studiare e con interessi
diversi da quelli scolastici,
pensa anche lei questo?”
(Intervista al preside dei
ragazzi del progetto “La
scuola che voglio”)
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