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zo del progettista di formazione
individuale come figura di siste-
ma, inserito, in tempi brevi, a pie-
no titolo nell’ambito dell’orienta-
mento e della formazione alcuni
vantaggi:
• vantaggi in termini di azione sul
sistema stesso che si trova a do-
versi rimettere in discussione in
un’ottica maggiormente centra-
ta sull’utenza;
• vantaggi in termini di
placement;
• vantaggi in termini di accesso
alla formazione;
• vantaggi in termini di democra-
tizzazione dell’accesso;
• vantaggi in termini di diffusio-
ne della cultura della formazio-
ne
long life;
• vantaggi in termini di potenzia-
lità di analisi del fabbisogno for-
mativo e di ricalibramento delle
politiche conseguente;
• vantaggi in termini di verifica
della ricaduta occupazionale di
un processo progettuale mirato
alla persona;
• vantaggi in termini di struttura-
zione di percorsi fruibili;
• per il soggetto singolo, infine,
l’individuazione di uno spazio
significativo e negoziale nel
quale collocarsi.
Il progetto individuale, in definiti-
va, non è mai totalmente controlla-
bile e tra ciò che si progetta e ciò
che si realizza ci può essere uno
scarto; il progetto, qualunque sia la
situazione, non si lascia ridurre ad
un semplice
carnet
di procedure in-
fallibili (14), proprio per questo la
funzione di relazione motivante
esercitata dal
progettista di formazio-
ne individuale
risulta essere una
componente indispensabile per i
nuovi sistemi di formazione/istru-
zione.
NOTE
1) Questo articolo vuole rendere no-
to un work in progress, un lavoro di
ricerca-azione formativa, avviato.
In questo senso si vuole testimonia-
re di come il primo progetto di for-
mazione, che ha portato nove allie-
vi alla conclusione ed alla acquisi-
zione del titolo di “Progettista di
formazione individuale” venga
considerato come un primo step di
un progetto complesso. Alla conclu-
sione del progetto si è tenuto un se-
minario di riflessione sulla figura
del progettista e sulle possibilità di
inserimento occupazionale della fi-
gura stessa. Il seminario oltre ad es-
sere l’occasione per evidenziare
pubblicamente i risultati del moni-
toraggio dell’intero percorso ha
prodotto alcuni interventi interes-
santi che sono stati raccolti in un
volume della collana interna di
Ucodep (ONG toscana che ha pro-
mosso il progetto, finanziato dal-
l’Amministrazione Provinciale di
Arezzo mediante risorse del Bando
Multimisura OB.3 a seguito di pro-
getto redatto da chi scrive). Le azio-
ni successive saranno portate avan-
ti da Ucodep e PratiKa congiunta-
mente.
Il progetto intorno alla figura pro-
fessionale è depositato.©
L’idea progettuale nasce da un col-
loquio con AnnaMaria Di Paolo, del
Centro di Orientamento dell’Ammi-
nistrazione Provinciale di Arezzo.
2) Federico Batini,
Le proposte del
FME ed il contesto italiano
, in: Alessio
Surian (a cura di, 2002),
Un’altra
educazione è possibile. Forum Mondia-
le dell’educazione di Porto Alegre
, Edi-
tori Riuniti, Roma; cfr anche: Fede-
rico Batini, “Progettisti della forma-
zione individuale” in:
Rivista dell’I-
struzione
, n. 3/2001.
3) Verso un welfare dell’educazio-
ne
, Rapporto Censis 1999: «La cre-
scente complessità della società impone
la necessità di apprendere ben oltre il
periodo della scuola canonica sino a
comprendere l’intero arco della vita; vi
è il rischio però che una parte della po-
polazione resti tagliata fuori dai mecca-
nismi di accesso al sapere per l’aggravio
degli investimenti in formazione e per
l’acquisizione di nuove tecnologie, or-
mai indispensabili per garantire l’eser-
cizio dei diritti di cittadinanza.»
4) In alcuni luoghi si è optato per
dirottare tutti verso la formazione
scolastica (i corsi sull’obbligo orga-
nizzati dalle medesime istituzioni
scolastiche dalle quali i ragazzi so-
no stati espulsi, o hanno scelto di
fuggire…), mantenendoli dentro il
sistema formativo tradizionale ap-
pena rinnovato, cancellando così lo
spirito della riforma ed elevando, di
fatto, l’obbligo scolastico a diciotto
anni, anziché a sedici.
5) Ovviamente si tratta in questo ca-
so di un’utenza dei sistemi formativi
e di istruzione piuttosto “matura”.
6) Oltre ai noti libri di Gardner si
veda anche, ad esempio: D. Ianes (a
cura di, 1996),
Metacognizione e inse-
gnamento
, Erickson, Trento.
7) Cfr. ad esempio: Federico Batini,
Renato Zaccaria (a cura di, 2002),
Foto dal futuro
, Zona, Arezzo; Fede-
rico Batini, Renato Zaccaria, a cura
di, 2000,
Per un orientamento narrati-
vo
, Angeli, Milano; Peter Alheit,
Stefania Bergamini, 1996,
Storie di
vita
, Guerini, Milano; Duccio De-
metrio, 1996,
Raccontarsi. L’autobio-
grafia come cura di sé
, Cortina, Mila-
no; Roberto Cipriani, a cura di, 1995
(terza edizione),
La metodologia delle
storie di vita
, Euroma, Roma; Carbo-
naro C., Facchini C., a cura di, 1993,
Biografie e costruzione dell’identità
,
Angeli, Milano; P. Jedlowski (2000),
Storie comuni. La narrazione nella vita
quotidiana
, Bruno Mondadori, Mila-
no; Maria I. Macioti, a cura di, 1985,
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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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Orientamento e scuola
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