siamo stati bambini perduti, figli di
re o progenie di efferati criminali; i
nostri genitori ci hanno abbandona-
to un giorno, venduti; siamo stati
rapiti al loro amore, ecc. Che fortu-
na potersi dire che il vero padre e la
vera madre esistono da qualche
parte e che ci piangono, o che il lo-
ro tragico destino spiega le nostre
disgrazie e le nostre cattive inclina-
zioni o che un giorno la loro regalità
ci sarà restituita! Quando la realtà è
troppo intensa, troppo evidente,
quando è con essa che bisogna con-
vivere, quando i genitori tentano di
"dire tutta la verità", così comples-
sa, il romanzo familiare ha buone
probabilità di indebolirsi, addirittu-
ra di non potersi più formare. Quin-
di diventa difficile navigare tra so-
gno e realtà per rendere conto di chi
siamo e per costruirci un'identità
distinta dal discorso su di sé tenuto
da chi ci circonda.
È la stessa cosa per la sessualità.
Certo, è lontano il tempo in cui si
diceva che i bambini nascevano nei
cavoli e in cui, per parlare di sesso,
bisognava limitarsi a paragonare la
fecondità degli umani a quella dei
fiori. Il semino, le farfalle e il polli-
ne si sono sciolti come neve al sole
a beneficio, nel migliore dei casi, di
spiegazioni scientifiche, dotte e rea-
listiche che non lasciano di certo
spazio all'affettività, né al sogno,
ma che hanno il pregio di dire la ve-
rità. Nel peggiore dei casi, ed è fre-
quente, il realismo sconfina nella
pornografia, eliminando natural-
mente l'affettività e il sogno. Rima-
ne l'idea, poco sopportabile, che è
dall'accoppiamento glaciale o dalla
violenza sessuale che si forma il
rapporto tra l'uomo e la donna, che
nascono i bambini e che i genitori,
nel segreto della loro camera da let-
to o davanti ai loro figli, sono questi
strani personaggi dai comporta-
menti che si tenterà di imitare, per
capirli. La caricatura così ottenuta
non rivelerà niente dell'intima ve-
rità.
Qui come altrove, lavorare allo
sboccio dell'immaginario nei nostri
figli mi sembra stranamente una
garanzia di realismo (1). Ma non a
caso. Qui si tratta di svegliare un
immaginario che non pretende di
compensare le mancanze, che non
incoraggia a ricercare i paradisi ar-
tificiali fuori da se stesso, che non
suscita il desiderio di trovare dei
guru e dei capi che prenderebbero il
posto delle immagini parentali di-
fettose. Grazie all'immaginario ben
coltivato, il bambino trova in se
stesso la fonte fecondante. Ciò per-
mette il romanzo familiare in quan-
to romanzo (2) delle origini. Di
fronte alle domande "Chi sono? Da
dove vengo? Chi sono i miei genito-
ri?", ecco che l'accentramento sul-
l'immaginario, in particolar modo
nella psicoterapia, lo permetterà
quando il bambino si chiederà:
“Cosa fare quando la famiglia è co-
sì complicata? Quand'è che i genito-
ri sembrano insufficienti? Cosa di-
ventare quando tutto è così diffici-
le? Dove troverò le mie forze?” (3)
DIRSI E TROVARSI
Darò tre illustrazioni di questo po-
tere dell'immaginario così come ci
viene rivelato dal sogno lucido in
seduta con il bambino.
Carmen:
Prima di tutto dirò di Carmen, una
bambina di otto anni, destabilizza-
ta dal divorzio dei suoi genitori, tri-
ste con uno, aggressiva con l'altro,
sfuggente a scuola e con me, ovun-
que in situazione di fallimento.
Quando finalmente riesce ad usare
le figurine degli animali che le pro-
pongo perché ne faccia una storia, è
per formare e distruggere delle
coppie in cui ogni membro passa il
suo tempo a cercarsi un altro part-
ner presto abbandonato anche lui.
Gli animali utilizzati, che siano
grandi o piccoli, selvaggi o addo-
mesticati, vengono tutti quanti trat-
tati alla stesso modo. Dice: "si era-
no incontrati, credevano di amar-
si… ma si erano sbagliati…" Io di-
co: "tutti questi non avevano cuc-
cioli…". "Questi no… Ma non è
questo… Ho messo anche i cuccioli
con delle femmine per fare tutti
uguali… perché…" S'impappina
nella sua spiegazione che si conclu-
de con: "… sarebbe stato troppo
complicato". E questo va avanti per
almeno due mesi. Fino al giorno in
cui il clima d'emergenza e di dram-
ma sembra placarsi a beneficio di
un'atmosfera ludica. Tutti gli ani-
mali fanno il girotondo con scam-
bio di partners e finalmente un
giorno Carmen mette in mezzo ad
un campo una coppia di cavalli con
un bambino-cavallo. "Qui, c'era un
bambino. Il bambino, all'inizio, era
tanto triste… li voleva tutti e due,
tutti e due insieme. Allora spaccava
tutto. Poi è scappato… Sai, è per
questo che prima non c'erano bam-
bini. I bambini erano andati via tut-
ti… o forse erano morti…".
Tace, l'aria sognante. Dico: "Tu sai
com'è difficile quando un papà e
una mamma…" Molto velocemente
mi interrompe e continua: "Ma
adesso, io, sto bene, vedrai". Mette i
due cavalli della coppia in case di-
verse e il piccolo cavallo trotterella
da una casa all'altra. Continua a
parlare della sua vita contempora-
neamente alla vita del piccolo ca-
vallo che ha due case e ama le sue
due case.
Così Carmen, con l'immaginario
Orientamento
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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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