QuaderniORIENTAMENTO_42_new - page 97

INFORMA
96
crisi economica, che ha avuto forti riper-
cussioni sul mercato del lavoro, il carro
armato si è trasformato in unamacchina
fragile e allo sbando, e il lavoro dell’ope-
ratore è diventato un faticoso tentativo
di supporto, ascolto, comprensione, co-
costruzione, ri-costruzione, attraverso
il quotidiano sforzo di “significazione”.
Dal 2008 ad oggi si è notata unamag-
giore affluenza al Centro per l’Impiego lo-
cale e unamaggiore richiesta di supporto
al Servizio di informazione e consulenza,
vista la sempre maggiore necessità di ri-
progettare la dimensione lavorativa, do-
po aver perso la precedente (soggetti in
mobilità) o avendola in sospensione tem-
poranea (soggetti in Cassa Integrazione).
Bisogni di supporto sempre maggiore e
continuativo sono stati richiesti da grup-
pi diversi e da soggetti con motivazioni
personali differenti:
l
donne in re–inserimento lavorativo
dopo un lungo periodo di inattività
che tentano di mettersi in gioco per
supportare la criticità economica
familiare;
l
soggetti che sono stati licenziati
dopo aver lavorato nella stessa
azienda parecchi anni e aver ope-
rato sempre nella stessa mansione;
l
soggetti con bassa scolarità che, in
un situazione di transizione devono
potenziare competenze formative
e abilità trasversali ora sempre più
richieste dal mercato;
l
giovani che abbandonano la scuola
per fornire supporto economico ai
genitori che, nel contempo, hanno
perso il lavoro.
Fronteggiare richieste di tale tipo ac-
compagnate da una bassa consape-
volezza sulla modalità di valorizzare il
proprio profilo e in primis la propria per-
sona, in vista di transizioni lavorative, ha
richiesto un lavoro di gestione dell’ansia
e del disorientamento, della bassa auto-
stima e della poca capacità pro-attiva e
di stili di
coping
poco adattivi.
Oltre a ciò i pregiudizi e stereotipi
legati al fidarsi, all’affidarsi, al chiedere
supporto ad operatori di un ente pub-
blico (qual è un Centro per l’Impiego
provinciale) e l’anacronistica visione dei
servizi del lavoro come luoghi di sem-
plici adempimenti burocratici e passive
registrazioni (come invece succedeva
prima della ristrutturazione dei servizi
avvenuta nel 1999), non hanno di cer-
to favorito il passaggio ad una cultura
del lavoro basata sull’attivazione in-
dividuale e neanche sulla visione del
Centro per l’Impiego come
un’offerta di
servizi anche di consulenza
, che implica
quindi la soddisfazione dei bisogni e il
coinvolgimento personale.
È per questo ho tentato di lavorare
affinché non prevalessero sempre e
solo generici bisogni, perché troppo
vincolati alle pressioni di un presente
che incombe a discapito di un futuro
che non si costruisce né si vive come
opportunità, ma si aspetta e si teme.
Una delle criticità più grandi del con-
testo territoriale fabrianese che ha am-
plificato enormemente gli effetti della
crisi sul piano emotivo, è il fatto che
intere famiglie (mariti, mogli, figli, ni-
poti), avevano contratti con la stessa
azienda, quelle stesse aziende che poi
sono fallite o hanno chiuso. La chiusura
delle aziende ha provocato ripercussio-
ni importanti per la comunità a livello
economico, di sicurezza personale e
di benessere, visto che interi nuclei si
sono trovati di punto in bianco senza
entrate certe, senza poter garantire lo
studio ai figli, trasmettendo così alle
nuove generazioni un senso di incer-
tezza e insicurezza finanziaria, ma so-
prattutto emotivo-psicologica. Si tratta
di un vissuto che riproduce i concetti di
società liquida
elaborato da Z. Bauman
(2006) e di
epoca delle passioni tristi
analizzato da M. Benasayag e G. Schmit
(2003) secondo i quali
“se non si riesce
a trovare ciò che si desidera, tanto vale
accontentarsi di quello che capita per
primo” soprattutto con una percezione
personale di incertezza in cui la priorità
sembra “sopravvivere” più che “riuscire
a desiderare”
.
1...,87,88,89,90,91,92,93,94,95,96 98,99,100,101,102,103,104,105,106,107,...118
Powered by FlippingBook