INFORMA
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In questo senso il termine
differenza
acquista una particolare ampiezza:
l
è differenza la metacomunicazione
del soggetto sulla sua storia;
l
è differenza la dissonanza cognitiva
tra utente e orientatore;
l
sono differenza i diversi rimandi,
risonanze, confrontazioni che emer-
gono nella redazione dei vari passi
del cv;
l
è differenza la posizione del sog-
getto che pensa a se stesso in un
modo nuovo;
l
è differenza il prodotto finale cv così
come appare alla vista del soggetto
che analizza la sua storia in modo
nuovo e con un ordine nuovo.
La necessità e, soprattutto, il timore
di dover fornire risposte pragmatiche
avrebbero potuto rendere anche la re-
dazione del cv una costruzione seriale
con il rischio di adeguarsi alla modalità
produttiva ed esecutiva propria della
comunità locale (produrre in linea di
montaggio cappe aspiranti per la cuci-
na o componenti per elettrodomestici)
e l’abitudine al fare più che al pensare
avrebbero potuto condurre a redigere
cv seriali: pacchetti per tutti, veloci, al
bisogno.
La redazione del cv con l’utente è sta-
ta invece
artigianale
, opposta a tutto
ciò che è industriale, seriale, esecutivo.
È personalizzata, differenziata, poiché
coinvolge direttamente e fin da subito la
persona nella ricostruzione della propria
storia.
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Che cosa è in fondo un curriculum
vitae se non un racconto (sintetico) su
noi stessi?
Negli anni tale strumento è stato sem-
pre più usato come punto di partenza
(come traccia per coinvolgere gli utenti
su un risultato visibile e oggettivo) che
permettesse poi di allargare un po’ il
campo di discussione nella direzione di
una ricostruzione dei passaggi di vita,
nel motivare l’utenza ad un tentativo di
narrazione personale, nel renderla mag-
giormente consapevole della strada fatta
e della modalità personale di gestione
delle fasi di transizioni di vita e lavoro,
nell’attivarla in una dimensione proget-
tuale. E tutto ciò, nel tempo di redazione
che poteva andare da un’ora a due ore,
lasciando all’utente anche qualche gior-
no per rivedere tutto e apportaremagari
modifiche, aggiustamenti, arricchimenti
in linea con il tentavo di invitarlo alla con-
sapevolezza e all’attivazione personale,
seguendo quella convinzione che guida
gli orientatori che “
senza il saper essere,
non c’è né sapere, né saper fare”
, solleci-
tando quanto più il passaggio dal
“so fare
questo perché l’ho sempre fatto”
al “
sono
io con una serie di esperienze, capacità,
consapevolezze maturate”
.
Si deve considerare che prima del
2007/2008, periodo pre-crisi, almeno
nel fabrianese, era buona norma far
compilare alle persone in cerca di lavoro
schede aziendali cartacee che venivano
poi archiviate o si invitavano i soggetti
alla compilazione di format on line di cv
e anche le agenzie di somministrazione
usavano schede cartacee e telematiche
standard. Mi trovavo di fronte persone
che avevano svolto la stessa mansione
per 15, 20, o 30 anni, che avevano dav-
vero compiuto solo azioni circoscritte,
legate ad un certo profilo professiona-
le in modo routinario ed esecutivo e si
aspettavano che la loro vita lavorativa
finisse con quel lavoro senza necessità di
cambiarlo. Descrivevano del lavoro solo
gli aspetti più faticosi e spiacevoli e con
un sentimento di marginalità rispetto al-
la realtà produttiva dalla quale sembra-
vano essere solo numeri, trasmettendo
tutto ciò ai figli, allargando a spirale la
non comprensione degli aspetti fondanti
di una vera e propria ricerca attiva.
Dal periodo indicato (2008), la richie-
sta dei cv è aumentata un po’ per esi-
genza stessa degli utenti che volevano
risistemare la carriera lavorativa, ma so-
prattutto in relazione alle richieste di cv
provenienti sia dalle aziende che dalle
agenzie di somministrazione. Gruppi
di persone in cerca di lavoro venivano
inviati al Centro per l’Impiego, per es-