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QUADERNI DI
ORIENTAMENTO
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pensare di cambiare se non c’è bisogno”.
”Perché guardare altrove se qui abbiamo
tutto?”
Quel “tutto”, che èmolto distante
da ciò che potrebbe significare aver rag-
giunto
“un’identità lavorativa gratificante”
.
Ricordo che, all’inizio della mia attività
orientativa, parlare di orientamento sia
nelle scuole sia con i giovani e adulti di-
soccupati che si affacciavano prudenti al
Servizio per chiedere qualche sporadica
informazione, era veramente arduo, a
tratti impossibile. Cosa può significa-
re
“cercare il lavoro che piace”
, ma do-
ver faticare tanto per ottenerlo quando
dall’altra parte, a portata di mano, c’è
comunque un lavoro, magari diverso da
quello impostato dagli studi, dalle aspi-
razioni, dagli interessi, ma vicino a casa,
sicuro e invitante.
Cosa vuol dire pianificare l’attività di
ricerca attiva di opportunità quando
“mio
padre, mio zio, mio fratello, quel mio amico
lo trovano per me…”
e
“…poi io lo troverò
ai miei figli, farò e porterò io per loro quella
domanda di lavoro”
.
Questo è stato l’incontro: l’incontro con
un contesto, l’incontro con una cultura
del lavoro, l’incontro con i vincoli (per-
sonali, familiari, culturali, di contesto) e
nei primi anni di apertura del servizio mi
sembrava di lottare disarmato contro
un carro armato. Con l’aggravarsi della
Gorizia, Scuola media
statale “Ascoli Favetti”,
Materie di studio
,
1972-74
pannello decorativo,
ceramica a rilievo graffita e
dipinta, particolare.