QUADERNI DI
ORIENTAMENTO
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Il progetto si distingue dall’usua-
le operatività di un’organizzazio-
ne, perché è temporaneo (le atti-
vità si concludono al massimo in
alcuni anni) ed è dotato di orga-
nizzazione e risorse specifiche. È
pertanto “straordinario”, non nel
senso di eccezionale, ma di fuori
dall’ordinario e, pertanto, non è
adatto a gestire azioni che richie-
dono continuità nel tempo.
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Per
queste caratteristiche, il progetto
può essere lo strumento idoneo
per disegnare ed avviare la rete,
ma deve anche costruire i pre-
supposti per la sua sostenibilità
nel tempo, nel lungo periodo in
condizioni ordinarie.
c) Il ruolo dell’apprendimento or-
ganizzativo: progettare la rete è
un’esperienza formativa
.
Il progetto ha sempre una com-
ponente formativa non margina-
le. È lo strumento per sperimen-
tare la risposta a uno o pochi pro-
blemi tra loro connessi, ma anche
il campo per affinare le compe-
tenze nell’affrontare problemi. In
secondo luogo, il progetto con
la sua finalizzazione agli obietti-
vi orienta su questi la riflessione
strutturata tramite la valutazio-
ne e favorisce l’inserimento di
analoghi meccanismi di verifica
nella gestione ordinaria in grado
di promuovere il miglioramento
continuo.
L’approccio progettuale si coniu-
ga spesso con quello partecipativo
e diviene di fatto necessario quan-
do le conoscenze, le competenze
e le responsabilità sono presenti in
soggetti diversi, il contributo ope-
rativo di più attori è importante
per il successo e/o l’inclusione e la
cooperazione dei soggetti è parte
del risultato voluto. Questa esigen-
za è presente nell’ambito dei servizi
sociali e appare ancor più evidente
se tra i risultati operativi è prevista
la costituzione di una rete. Ma qua-
le partecipazione attivare in questo
caso? Identificando diversi livelli di
partecipazione, David Wilcox sot-
tolinea che questa va attivata nel-
la forma più opportuna rispetto lo
specifico scopo: l’informazione o
la consultazione possono essere
il livello appropriato in molti casi,
ma esistono forme più sostanziali,
quando sono necessarie scelte con-
divise, un lavoro comune o un sup-
porto reciproco
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.
La rete può essere considerata
una tra le più compiute forme orga-
nizzative della partecipazione ed è
evidente la sua costruzione richieda
il coinvolgimento dei diversi atto-
ri in forme di lavoro e di decisione
congiunta tra pari. Tutti i sogget-
ti non devono solo riconoscere la
rilevanza degli obiettivi, ma saper
accogliere positivamente la diversi-
tà di interessi, di apporti e di moda-
lità operative dei partecipanti. Solo
con una “progettazione partecipati-
va”, includendo gli attori rilevanti fin
dalle fasi iniziali, è possibile costruire
lo stile di lavoro collaborativo e non
gerarchico tipico della rete e attua-
re le eventuali modifiche ai diversi
modus operandi
al fine di giungere a
un intervento coordinato ed armo-
nico. In questo processo generativo
può offrire un contributo importan-
te la facilitazione, una funzione di
servizio che mette a disposizione
del gruppo l’insieme di approcci, di
tecniche e di strumenti sviluppato-
si negli ultimi anni a supporto della
progettazione partecipativa.
L’APPORTO DELLA
FACILITAZIONE
In tutti i processi partecipativi la
facilitazione ha il compito di favorire
il reciproco riconoscimento, l’effetti-
va espressione di tutti i punti di vista
e un clima cooperativo tra i diversi
attori e di garantire un percorso ef-
ficace ed efficiente verso lo scopo
stabilito, introducendo strumenti e
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